Espansione rapida del palato chirurgicamente assistita e sue complicanze

I quadri deficitari dello sviluppo scheletrico sul piano trasverso sono tra i più comuni, anche nel soggetto adulto, a livello del mascellare superiore. Il palato duro costituisce sicuramente una struttura chiave nel contesto nel terzo medio del volto: dato che esso costituisce contemporaneamente il tetto del cavo orale e il pavimento della cavità nasale, l’aumento del diametro trasversale può indurre anche benefici a livello respiratorio al paziente che manifestasse, appunto, problematiche di questo tipo. È pertanto fondamentale intercettare il prima possibile i soggetti portatori di tali malocclusioni, di modo da scongiurare il rischio di insorgenza di veri e propri quadri disfunzionali.

Nel soggetto in crescita, le discrepanze possono essere risolte nella maggior parte dei casi con un trattamento ortopedico-ortodontico (condotto tendenzialmente dal solo specialista ortodontista, appunto) basato sull’utilizzo di un espansore palatino. Nel momento in cui la sutura palatina giunge a completamento (dunque nel soggetto adulto), tale spinta di accrescimento andrà ad esaurirsi. Per ottenere tale risultato, dunque, andrà considerata l’opzione di accoppiare l’espansore all’osteotomia della stessa sutura palatina: tale metodica viene denominata “espansione rapida del palato chirurgicamente assistita”.

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In generale, si può affermare che l’intervento (osteotomia – mobilizzazione del frammento, espansione e stabilizzazione) sia ad oggi condotto in sicurezza sulla base di protocolli ripetibili (Brown introdusse la tecnica di split palatino; successivamente, Shetty vi addizionò l’osteotomia pterigomascellare) e che costituisca una pratica a bassa morbosità, anche al netto del confronto con altre procedure del gruppo della chirurgia ortognatica. Ciò nonostante, non si può dire che la tecnica sia del tutto esente da possibili complicanze, alcune delle quali potenzialmente impegnative.

Il sanguinamento in sede nasale, con possibile formazione di ematoma, è sicuramente tra le più comuni complicanze. La problematica potrà manifestare diversi livelli di gravità, da modesta a franca epistassi.

Forme di parestesia, coinvolgenti il nervo infraorbitario e/o sue diramazioni, costituiscono un’altra possibile complicanza: va comunque precisato che, come in altre zone, si tratta tendenzialmente di eventi transitori, che si risolvono in tempi anche molto rapidi.

Per quanto riguarda le arcate alveolo-dentali, può essere considerata una serie di eventi che interessano sporadicamente gli elementi dentari, soprattutto a livello pulpo-dentinale (comprese forme di discromia) e parodontale.

Nel complesso, comunque, si può ribadire come questo tipo di intervento costituisca un’opzione clinicamente valida. All’ortodontista spetta non solo la selezione dei pazienti – anche sulla base della loro motivazione – ma anche il ruolo di informatore su rischi e benefici attesi della terapia, in accordo con lo specialista chirurgico di riferimento.

Espansione rapida del palato chirurgicamente assistita e sue complicanze - Ultima modifica: 2017-04-10T07:31:22+00:00 da redazione

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