Un recente studio condotto presso il College of Dentistry dell'Università dell'Iowa, USA, propone una classificazione sistematica delle strategie di comunicazione empatica utilizzate dai dentisti. Gli autori hanno analizzato le interazioni cliniche con l’obiettivo di comprendere come i professionisti riescano, attraverso l'empatia, a trasmettere sostegno, fiducia e sicurezza ai loro pazienti. Il tema non è marginale: la comunicazione empatica rappresenta infatti una delle basi della relazione terapeutica e influisce in modo diretto sia sull’esperienza del paziente, sia sulla qualità della cura.
Cinque modalità di empatia
La ricerca individua cinque principali modalità di espressione empatica. La prima riguarda la disponibilità emotiva, cioè la capacità di confortare il paziente in situazioni di ansia o dolore. La seconda consiste nella convalida, che implica il riconoscimento esplicito delle emozioni espresse dal paziente. La terza modalità si lega alla simpatia, intesa come condivisione di uno stato d’animo che permette di creare un terreno comune. La quarta è l’incoraggiamento, fondamentale per sostenere la motivazione e favorire l’adesione ai trattamenti. Infine, la quinta modalità riguarda l’ispirazione della fiducia, elemento che si costruisce con coerenza, trasparenza e rassicurazioni credibili.
Implicazioni per la formazione
Secondo gli autori, riconoscere e classificare queste strategie non ha solo valore descrittivo. Offre anche strumenti concreti per la formazione dei futuri odontoiatri. Inserire moduli specifici di comunicazione empatica nei curricula universitari significa preparare professionisti più attenti alle dimensioni psicologiche della cura. Un dentista in grado di validare un’emozione o di infondere fiducia non si limita a migliorare la percezione del trattamento, ma contribuisce a rafforzare l’alleanza terapeutica e, in ultima analisi, a ottenere risultati clinici migliori. La ricerca sottolinea inoltre che l’empatia non va intesa come una dote innata, ma come una competenza che si può sviluppare e affinare con l’esperienza e con la pratica guidata.
Qualche esempio concreto
Tradurre queste strategie nella pratica significa adottare comportamenti semplici ma incisivi. La convalida può emergere da frasi come “Capisco che questa situazione possa metterla in ansia, è del tutto normale sentirsi così”, che riconoscono apertamente l’emozione del paziente. L’incoraggiamento si può esprimere con affermazioni brevi, ad esempio “Sta collaborando molto bene, continui così”, che rinforzano la motivazione. La simpatia si manifesta anche con piccoli gesti di condivisione, come raccontare un episodio personale simile per ridurre la distanza percepita. Infondere fiducia significa dare spiegazioni chiare e comprensibili: “Questo trattamento ha tempi precisi, e la guiderò passo dopo passo”. Anche la disponibilità emotiva può passare da un semplice contatto visivo, da un tono di voce calmo e da pause che lasciano spazio alle domande. Dettagli apparentemente minori che, però, costruiscono un clima di sicurezza e collaborazione.
Verso una pratica più consapevole
La tipologia proposta dall’articolo apre una strada interessante per il futuro. Permette di osservare la relazione dentista-paziente con un linguaggio più preciso e di individuare le aree di miglioramento nella comunicazione clinica. In un contesto in cui i pazienti sono sempre più informati e spesso ansiosi, la capacità di offrire un supporto empatico diventa un requisito essenziale della pratica quotidiana. Lo studio, pubblicato sull’European Journal of Dental Education, mostra che l’empatia, lungi dall’essere un concetto astratto, è un insieme di comportamenti concreti e misurabili che il dentista può apprendere, esercitare e rendere parte integrante della propria identità professionale.


