“Edugame” versus “Handcraftgame”: dov’è l’odontoiatra?

Edugame è il “gioco” della formazione, che, stando a quanto è stato stabilito, dovrebbe essere continua e obbligatoria. Così l’odontoiatra si trova a essere confrontato con lavori scientifici ad alto impatto, con metanalisi, con corsi clinici che tendono all’eccellenza, con congressi che espongono le ultime tendenze e la via verso il futuro. L’odontoiatria basata sulle evidenze e le evidenze portate nella realtà clinica quotidiana, questa è l’anima e lo spirito di “Edugame”. E questa è la realtà attuale?

“Handcraftgame” ovvero il “gioco” del fai da te, dell’artigianato, della capacità singola di esprimere la propria manualità. Questo sicuramente è l’anima di una buona parte dell’odontoiatria contemporanea, un’anima trasversale che va da chi propone ed esegue eccellenze a chi – purtroppo – pensa che fare a modo suo sia l’alternativa migliore. Non è così? Non vi è mai capitato durante un congresso di vedere delle terapie cliniche eccezionali come impostazione e come esecuzione e sentire il commento del Vostro vicino – commento che avreste voluto dire anche voi – “sì ma io non ho questi pazienti e comunque i miei pazienti non possono permetterselo”. All’opposto non vi è mai capitato di assistere a un’esposizione di un lavoro clinico dove in tutta franchezza avete pensato che il livello di quanto proposto ed eseguito fosse davvero sotto la soglia di accettabilità? E continuando su questa falsariga, non vi è mai capitato di vedere un lavoro vostro che fosse eccellente e uno deludente rispetto ai vostri standard? Se la risposta è sì, cosa avete fatto? Lo avete analizzato, studiato, avete cercato di imparare per capire cosa fosse andato per il verso giusto o storto? Vi siete riposti la domanda se fosse la mancanza di pazienti idonei a impedirvi di proporre e realizzare certe terapie o se invece fosse un vostro limite teorico e manuale?

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L’odontoiatra spesso è indeciso tra quale gioco scegliere come filosofia di professione se l’Edugame o il Handcraftgame, se essere mentale, scientifico, rigoroso, in continuo aggiornamento oppure se affidarsi al proprio estro. In realtà chi pratica la professione da anni, sa che il nostro lavoro è il risultato di una particolare alchimia tra questi due opposti, tra scienza dimostrata e manualità individuale sperimentata e giudicata soggettivamente affidabile. Ed è da qui che dobbiamo iniziare a ragionare su quali possibilità di formazione possano essere percorse e individuate per coniugare questi aspetti. Gli estremi di queste due tendenze, la metanalisi dei lavori scientifici e la manualità individuale basata sul principio del “per me funziona bene così”, devono trovare una nuova sintesi che permetta all’odontoiatra di progredire. Come diceva Coachmann in un recente congresso di successo la tecnologia di per sè non cambia un odontoiatra modesto in un odontoiatra bravo. La coscienza di poter impiegare nuove metodiche per migliorare la propria professione secondo protocolli perseguibili e attuabili riesce invece a cambiare i nostri standard professionali.

Ed è qui che sorge la domanda se i metodi formativi sin qui impiegati siano capaci di aiutarci a raggiungere questa sintesi o se non sarebbe ora di pensare a forme completamente diverse, più adatte alle richieste di semplificazioni senza perdere di vista la qualità in contesti meno onerosi per partecipanti e organizzatori. Sono sicuro che vi sia molta ricerca in questo senso e sono certo che presto avremo delle possibilità di educazione continua che siano davvero rivolte ai professionisti mettendo al centro il benessere del paziente.

Voi cosa ne pensate?

“Edugame” versus “Handcraftgame”: dov’è l’odontoiatra? - Ultima modifica: 2015-07-17T11:14:14+00:00 da Sandro Siervo

1 commento

  1. […] Ė fantascienza oppure questo lavoro noi lo svolgiamo comunque, magari solo non in modo così strutturato e ci è di indicazione necessaria per quanto noi proponiamo come terapia odontoiatrica. A chi di noi verrebbe in mente di eseguire una terapia ricostruttiva complessa in un paziente che fumi più di 40 sigarette al giorno? Raccogliere i dati anamnestici e renderli al paziente in maniera più fruibile, magari con un consiglio su una sua abitudine comportamentale, con un’indicazione su quale specialista consultare, con un incoraggiamento a questo o quell’esame strumentale sarebbe sicuramente un grande passo avanti per la nostra professione e non ultimo per la nostra categoria. […]

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