Diagnostica del biotipo gengivale

In un precedente articolo, il biotipo gengivale è stato inquadrato come uno dei principali fattori anatomici da considerare in parodontologia. Questa tematica, affrontata principalmente per quanto riguarda le recessioni gengivali, è ugualmente applicabile nel substrato implantare e, in generale, alle condizioni cliniche che prevedono recessione e perdita di attacco parodontale. Naturalmente, la presenza di un biotipo gengivale sfavorevole non costituisce una condizione necessaria e sufficiente all’insorgenza di tali condizioni. Molti Autori sottolineano come la predisposizione si esprima, in primo luogo, se collegata agli stati infiammatori.

Ogni paziente ha il suo biotipo gengivale

Il termine “biotipo parodontale” venne introdotto in un testo da Seibert e Lindhe nel 1989, anche se l’argomento era già stato affrontato da altri, ad esempio da Ochsenbien e Ross sul finire degli anni ’60. Altri Autori, tra cui vanno ricordati Müller e Eger (1997) consideravano maggiormente corretta la definizione di “fenotipo parodontale”, pur accettando il termine originario, che rimane infatti il più largamente diffuso. Appare comunque chiaro come, nella realtà clinica, si possa affermare che ogni paziente possieda un proprio biotipo gengivale. La divisione nelle due grandi categorie del biotipo gengivale sottile e del biotipo gengivale spesso rappresenta per forza di cose una convenzione, dotata però di utilità diagnostica e prognostica. La definizione oggi tiene conto di una serie di aspetti morfologici, tanto che per alcuni risulta ormai insufficiente limitarsi a due macrocategorie. Becker, ad esempio, prevede l’esistenza di un biotipo spesso e poco festonato e distingue altri due diversi gradi di festonatura. Anche la punteggiatura che conferisce alla gengiva aderente il tipico aspetto a buccia d’arancia è meno rappresentata nei biotipi sottili.

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Guardando più semplicemente alle indicazioni SICOI, che si basano sul solo spessore, si parla di tipo gengivale spesso (> 2 mm), moderato (1-2 mm) e sottile (< 1 mm)

Come individuare il biotipo gengivale di ciascun paziente

A questo punto, è lecito chiedersi quale sia il metodo più corretto per determinare il biotipo. In realtà, anche in questo caso, non esiste un orientamento univoco. La metodica più comune è di tipo indiretto e prevede l’utilizzo transgengivale della sonda parodontale: sono a tal proposito in fase di studio delle sonde appositamente concepite per questo scopo, attraverso il metodo di trasparenza della sonda (TRAN).

Esistono poi alcune metodiche invasive, che prevedono cioè la diretta misurazione dello spessore con l’utilizzo di una sonda sottile, un file endodontico o comunque di uno strumento graduato.

Più recentemente, sono state proposte anche altre metodiche non invasive come l’utilizzo degli strumenti ultrasonici.

Diagnostica del biotipo gengivale - Ultima modifica: 2016-08-19T07:54:50+00:00 da redazione

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