Un progetto volto a migliorare la scrupolosità nella compilazione e archiviazione dei dati clinici consentirebbe al dentista non solo di avere a disposizione una vasta quantità di “prove” a sostegno del suo operato in caso di contenzioso, ma anche di standardizzare la struttura delle cartelle cliniche fra i vari centri e facilitarne la lettura fra professionisti.

 

 

La notizia di una lesione neurologica facciale dopo un intervento di implantologia dentale, che ha visto coinvolta la nota conduttrice televisiva Mara Venier, ha fatto sì che si accendessero i riflettori sulle responsabilità giuridiche che incombono su tutti gli odontoiatri. Quali professionisti sanitari la cui attività è regolata dalla legge n. 409/1985, i dentisti sono soggetti a una responsabilità clinica e l’incidente accaduto è esempio emblematico delle situazioni che possono verificarsi in seguito all’insorgenza di complicazioni post-intervento.

Tuttavia, a seconda dei contesti, le responsabilità legali possono assumere pesi differenti; nello specifico, la responsabilità del dentista assume carattere “contrattuale” quando svolge prestazioni come libero-professionista; mentre, se il medico risulta essere dipendente di una clinica (pubblica o privata), secondo quanto disciplinato dall’ art. 7, Legge n. 24/2017, cosiddetta “Legge Gelli-Bianco”:

  • la struttura si addossa la responsabilità contrattuale diretta (art. 1218 c.c.) e indiretta (art. 1228 c.c.);
  • il sanitario risulta avere responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c.), in quanto non direttamente legato al paziente da un contratto.

Considerato quindi che in Italia l’odontoiatria viene esercitata nel 93% come attività privata¹ e che il 70% degli studi è monoprofessionale², le azioni legali che mediamente vengono intraprese verso i dentisti sono verosimilmente verso liberi professionisti con una responsabilità contrattuale. In quest’ultimo caso è il paziente danneggiato che, per ottenere un risarcimento, dovrà provare di aver ricevuto una prestazione e un danno, e che tale danno abbia un nesso causale diretto con l’intervento. Per evitare la condanna è invece in carico al dentista l’onere di provare i suoi adempimenti agli obblighi, dimostrando quindi che la prestazione è  stata eseguita correttamente e diligentemente, e che le complicanze insorte siano originate da un evento non prevenibile e/o imprevedibile.

La tracciabilità del percorso clinico del paziente

Per dimostrare la sua diligenza il clinico deve raccogliere la documentazione clinica conservata all’interno della cartella del paziente, prova della scrupolosità e dell’adeguatezza dell’intervento svolto. Ma se la cartella  clinica non fosse perfettamente compilata in ogni sua parte e qualche dato non fosse stato annotato, solo perché non ritenuto particolarmente rilevante al momento dell’impianto? Nulla di nuovo! Nonostante l’articolo 26 del Codice deontologico ricordi che la compilazione della cartella clinica sia richiesta anche a chi svolge privatamente la professione medica, non è raro assistere a contenziosi medico legali dove gli odontoiatri, chiamati in causa, si presentino sprovvisti di adeguata documentazione e con pochissime testimonianze del proprio operato.

Un’indagine inglese pubblicata nel 2017 (Brown et al. Dent Update, 2017) rivelava infatti che ben il 44% delle cartelle dei pazienti sottoposti a cure odontoiatriche risultavano essere compilate in maniera inesatta e inaccurata. D’altronde le attività odontoiatriche private, a differenza di quelle pubbliche, non hanno l’obbligo (giuridico) della compilazione della cartella clinica. Mentre nelle attività pubbliche la cartella clinica ha valore di documento ufficiale con rilevanza probatoria in tribunale, negli studi odontoiatrici privati tale documentazione assume il valore di semplice scrittura privata compilata dal professionista. Ci si accorge facilmente che tale “lacuna” legislativa può rappresentare un grave deficit per gli studi odontoiatrici privati ed è per questo che la casa implantare IDI Evolution ha voluto fornire ai suoi clienti uno strumento efficace anche in questo contesto, in grado di registrare i dati del paziente e organizzarli in cartelle così da fornire, in eventuale sede civile o penale, una prova a tutela del loro operato.

Alla base del progetto di IDI Evolution, volto a migliorare la scrupolosità nella raccolta dei dati clinici, vi era la consapevolezza che i pochi software generalmente adottati dagli studi medici quali gestionali a carattere sia amministrativo che clinico avessero una ridotta diffusione, specialmente nei piccoli centri, e variassero significativamente nei contenuti in base alle esigenze dello studio medico. Lo stesso articolo 26 dà indicazioni a carattere generale circa la compilazione delle cartelle cliniche, lasciando al professionista il compito di identificare quali siano i dati realmente necessari. La Cassazione Civile ha ribadito con grande chiarezza che “la difettosa tenuta della cartella clinica da parte dei sanitari non può tradursi, sul piano processuale, in un pregiudizio per il paziente” Cass. Civ, Sez. III - 31/03/2016, n. 6209.

La compilazione della cartella clinica

È in questo scenario che viene presentato il progetto Alfred, software distribuito da IDI Evolution, per far sì che i contenuti delle cartelle cliniche non varino a seconda della sensibilità dell’operatore, delle sue necessità o in relazione al suo livello di specializzazione, come invece rivelano i risultati dei questionari somministrati da Chauhan a 149 cliniche dentali americane (Chauhan et al. Appl Clin Inform 2018).

Un ulteriore studio (Kaul et al. Int J Clin Pediatr Dent 2020) che ha coinvolto 120 professionisti del settore dentale sottolinea come molti operatori sottovalutino l’importanza della compilazione della cartella del paziente da un punto di vista legale e manchino di consapevolezza in materia di registri dentali. Alla luce del rischio legale che incombe sullo studio dentistico privato, sarebbe opportuno adottare un sistema di compilazione e archiviazione dei dati clinici che garantisca la completa “tracciabilità” del percorso clinico del paziente, come anche dell’intervento chirurgico svolto e delle terapie prescritte.

Così IDI Evolution progetta Alfred, una piattaforma con intelligenza artificiale cloud-based, in grado di dialogare con diverse strumentazioni in uso nello studio odontoiatrico, e capace di immagazzinare i dati utili ai fini clinici e diagnostici.
In principio Alfred nasceva come strumento di elaborazione e registrazione dei dati raccolti dal motore TMM3 durante l’inserimento di impianti dentali; tuttavia, oggi il sistema può essere considerato un vero e proprio “gestionale clinico” che, sfruttando i vantaggi della digitalizzazione dei documenti, permette di archiviare non solo i dati relativi all’intervento ma un numero illimitato di informazioni sanitarie utili a ricostruire il caso clinico. Il fatto che Alfred, rispetto ad altri gestionali presenti sul mercato, sia completamente online permette al sistema di essere accessibile da qualsiasi dispositivo e dotato di modalità automatica di aggiornamento.

Se fino ad ora sul territorio nazionale abbiamo assistito a una scarsa adozione di gestionali clinici digitali da parte degli studi dentistici, la ragione era nei costi richiesti per l’aggiornamento dei software necessari alla funzionalità e alla sicurezza del sistema. Da non sottovalutare poi è la spesa dovuta a corsi di formazione specifici per saper sfruttare al meglio i programmi e per comprenderne a pieno l’interfaccia. Una ricerca americana basata su interviste telefoniche a 149 cliniche ha evidenziato come l’impiego di tali tecnologie sia mediamente poco diffuso e comunque risulti sempre meno presente nelle cliniche odontoiatriche rispetto agli studi di medicina (Chauhan et al. Appl Clin Inform 2018).

L’impiego di sistemi informatizzati come Alfred, finalizzati alla raccolta e l’archiviazione dei dati dei pazienti con una procedura identica per tutti gli studi medici del settore odontoiatrico, consentirebbe al dentista non solo di avere a disposizione una vasta quantità di “prove” a sostegno del suo operato in caso di contenzioso, ma anche di standardizzare la struttura delle cartelle cliniche fra i vari centri e facilitarne la lettura fra professionisti (Chauhan et al. Appl Clin Inform 2018).

Questo innalzerebbe di molto anche la qualità del servizio offerto, perfino in termini di prestazioni cliniche. Va infatti sottolineato che il focus principale di ogni nuova tecnologia messa a disposizione del professionista sanitario è il miglioramento della qualità dei trattamenti forniti ai pazienti. Questo è il primo motivo per cui Alfred è stato progettato. Il suo impiego diffuso sarebbe uno strumento utile per implementare il servizio offerto al cliente e ridurre al minimo anche il raro errore generato dall’assenza di documentazione clinica nella cartella del paziente o da una sua compilazione parziale e inaccurata.

Documentare bene, una parte integrante dell’atto medico
Abbiamo posto alcune domande ai dottori Roberto Cristofanini e Marco Lorenzo Scarpelli

Roberto Cristofanini
odontologo forense

Quante volte capita di intervenire su pazienti sprovvisti di una dettagliata storia clinica?
Ancora troppo frequentemente, purtroppo. Specialmente quando arriva un nuovo paziente presso lo studio, è di fondamentale importanza riuscire a ricostruire la storia clinica e i percorsi chirurgico-terapeutici fatti. Molte volte il paziente è ignaro del lavoro svolto dal precedente collega e ciò è un limite per chi deve re- intervenire. A oggi la condivisione della cartella clinica non è così scontata, né il cliente ha piena consapevolezza dell’importanza che questa riveste nel suo percorso di trattamento. L’ideale sarebbe un network fra studi odontoiatrici in grado di garantire una condivisione rapida dei dati clinici, possibilmente organizzati in modo omogeneo, così da velocizzarne la lettura.

Marco Lorenzo Scarpelli
odontologo forense

Quante volte capita di intervenire a supporto di colleghi sprovvisti della documentazione clinica del paziente che ha presentato una richiesta di restituzione del compenso e/o di risarcimento danni?
Anche in questo caso la risposta è “frequentemente!”. Quanto meno la documentazione è insufficiente o inadeguata per poter ben rappresentare l’operato del collega. Vi è una grande esigenza di far crescere nei clinici la mentalità che documentare bene è altrettanto importante quanto l’atto medico in sé. Anzi, dovrebbe essere considerato come parte integrante di quest’ultimo.

Ritenete utile l’icona ICS che segnala l’incompletezza della cartella clinica?
Riteniamo questa procedura molto utile, anzi fondamentale; se è vero che la formazione di base, tecnica e culturale, dell’odontoiatra sono gli elementi fondanti della pratica clinica, è altrettanto vero che un meccanismo di “alert” e di autoverifica permette senz’altro di poter auto esaminare la situazione e migliorare le performance, sia come assistenza alla parte clinica che in eventuale successiva necessità di valutazione medico legale.

 

Come si presenta Alfred?

L’interfaccia grafica è provvista di una dashboard che raccoglie i dati di ciascun paziente operato, li organizza in cartelle individuali al cui interno si potrà ripercorrere (in maniera cronologicamente lineare e clinicamente logica) la storia del caso. Inoltre, fornisce una panoramica dei dati principali di tutti gli altri centri che utilizzano il sistema, contestualizzando quindi le “performance” dello studio  odontoiatrico con quelle nazionali
(es. numero di impianti, tassi di successo implantare, ecc). La possibilità di Alfred di dialogare con le tecnologie strumentali fornite dalla casa IDI Evolution permetterà di avere una cartella clinica non solo completa dell’anamnesi del paziente e del suo percorso medico-odontoiatrico, ma anche esaustiva di tutti i dati relativi all’intervento: una memoria storica che parte dalla progettazione implantare (effettuata sul software stesso), fino alla densità ossea sito-specifica rilevata tramite motore TMM3 per l’inserimento implantare, concludendo con tutto il materiale iconografico correlato al caso (radiografie, immagini, ecc).

Alfred, per la complessità di informazioni che raccoglie e gestisce, potrebbe essere pensato come un’intelligenza artificiale: Alfred pianifica, comunica, progetta, registra, elabora, semplifica e organizza tutti i dati associati al caso clinico.

Ma non solo! Alla luce di quanto detto fino ad ora, Alfred può anche testimoniare. Esatto, Alfred è in grado di ripercorrere ogni decisione e azione intrapresa dal professionista in tutti i casi clinici seguiti. Questo fa sì che, al cospetto di un giudice dubbioso, il dentista possa fornire qualsiasi evidenza a dimostrazione della correttezza del suo operato con un semplice click. Ma se anche con questo strumento l’odontoiatra avesse scarsa diligenza nell’imputazione manuale dei dati e nella raccolta del materiale iconografico?

IDI Evolution ha pensato anche a questo: Alfred è progettato per verificare costantemente il grado di completezza della cartella clinica di ogni paziente. È stato infatti allestito un “alert” automatizzato all’interno di Alfred: l’Indice di Compiutezza e Sicurezza (ICS), uno strumento che richiama l’attenzione dell’operatore tramite un’icona nell’interfaccia grafica del sistema, richiedendo e consentendo quindi all’operatore di intervenire completando i dati. Non resta che augurarci che la piattaforma Alfred si diffonda velocemente presso gli studi odontoiatrici e possa essere presa in considerazione come sistema generale per la standardizzazione delle cartelle cliniche.

 

PER SAPERNE DI PIÙ

 

Note

1. Quotidiano Sanità; Indicazioni operative per l’attività odontoiatrica durante la fase 2 della pandemia Covid-19 (https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato8474647.pdf)
2. https://it.dental-tribune.com/news/se-e-quando-ha-senso-strutturare-lo-studio-come-unimpresa/

Contenzioso? Chiamiamo a testimoniare Alfred - Ultima modifica: 2021-09-22T10:20:07+00:00 da redazione
Contenzioso? Chiamiamo a testimoniare Alfred - Ultima modifica: 2021-09-22T10:20:07+00:00 da redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome