Le bioceramiche stanno conoscendo una larga diffusione in ambito medicale e, particolarmente, in odontoiatria. Esse coniugano, infatti, la capacità di produrre un buon sigillo con una biocompatibilità ottimale e, clinicamente, e hanno già messo in evidenza risultati promettenti. Per questo, in modo particolare, tali prodotti sono indirizzatti all’utilizzo in endodonzia.
Che sia impiegato come materiale da incappucciamento o da otturazione canalare, il requisito indispensabile perché esprima la propria attività è l’adattamento marginale, che si ottiene tramite un’interazione chimica con la dentina. Per valutare questo fenomeno, si può considerare la bagnabilità della dentina radicolare a contatto con il materiale, la quale può essere, a sua volta, parametrata sull’angolo di contatto tra liquido (il biomateriale) e solido (la dentina). L'angolo di contatto è inversamente proporzionale alla bagnabilità e all'energia libera di superficie. Una superficie con un angolo di contatto basso manifesta, dunque, una bagnabilità superiore a quella di una sostanza con un angolo di contatto alto. In più, minore è l'angolo di contatto, migliore è l'adesione alla superficie dentinale.
L’adattamento marginale può essere valutato anche direttamente, tramite l’ausilio del microscopio elettronico a scansione.
Un’opzione per incrementare bagnabilità e adattamento marginale è impiegare dei tensioattivi, o surfattanti (dall'inglese su
Recentemente, un interessante studio, condotto da Qaiser e colleghi e pubblicato su Journal of Dental Research, Dental Clinics, Dental Prospects, si è proposto di valutare l’efficacia, in tal senso, un surfattante cationico e uno anionico, rispettivamente il cetrimide (bromuro di cetil-trimetilammonio allo 0.5%) e alchilbenzene sulfonato.
Lo studio ha impiegato un totale di 90 incisivi centrali inferiori, estratti e disinfettati. Di questi, 45 sono stati sezionati longitudinalmente, quindi suddivisi su 3 gruppi numericamente bilanciati: il primo ha fatto da controllo, per cui non è stato usato alcun surfattante, negli altri sono stati impiegati i due diversi tensioattivi. Ciascun gruppo è stato a sua volta ripartito in 3 sottogruppi da 5 campioni l’uno, ripartiti per l’impiego di 3 bioceramiche con caratteristiche diverse. Su questi primi 45 campioni sono state eseguite le analisi dell’angolo di contatto.
Gli altri 45 elementi sono stati invece decoronati, trattati secondo la stessa ripartizione in gruppi precedentemente elencata, quindi sezionati trasversalmente e sottoposti, questa volta, ad analisi microscopica dell’adattamento marginale.
L’analisi dei dati attesta il decremento significativo, dopo trattamento di superficie, dell'angolo di contatto e dell'ampiezza del gap a livello dell’interfaccia dopo il pretrattamento superficiale. I risultati abbinano anche ciascuno dei due tensioattivi a una bioceramica, l’una diversa dall’altra.
Riferimenti bibliografici