Una recente pubblicazione scientifica fa il punto sull’impiego della tomografia computerizzata a fascio conico (CBCT) in odontoiatria. L’obiettivo dello studio, una ricerca universitaria condotta tra Brasile, Belgio e Svezia, è chiarire potenzialità, limiti e implicazioni cliniche di una tecnologia ormai diffusa nella pratica quotidiana. A differenza delle radiografie bidimensionali, com'è noto la CBCT, strumento di imaging 3D, fornisce immagini tridimensionali prive di sovrapposizioni, consentendo una valutazione più fedele dell’anatomia dento-maxillo-facciale. Il principio di acquisizione, basato su un fascio conico che ruota attorno al paziente, permette di raccogliere in un’unica scansione un volume completo, successivamente ricostruito in immagini multiplanari ad alta definizione.
Diagnosi più precisa e pianificazione più sicura
Gli autori evidenziano come la CBCT trovi applicazioni consolidate in diversi ambiti clinici. In implantologia consente di valutare altezza e spessore dell’osso alveolare, determinare la densità ossea e pianificare l’inserimento guidato degli impianti riducendo i rischi chirurgici. In endodonzia migliora la rilevazione di canali accessori, perforazioni o fratture radicolari che sfuggono alle radiografie convenzionali. Anche in ortodonzia la CBCT ha un ruolo crescente, offrendo immagini tridimensionali delle basi scheletriche e della posizione dei denti inclusi e di quelli sovrannumerari. In chirurgia orale è uno strumento essenziale per localizzare i terzi molari in rapporto al nervo alveolare inferiore, prevenendo complicanze iatrogene.
Dose radiogena e parametri tecnici
Il lavoro sottolinea però che il vantaggio diagnostico deve essere bilanciato con la gestione della dose. Parametri come kilovoltaggio (kV), milliampere (mA), tempo di esposizione, ampiezza del field of view (FOV) e dimensione del voxel (equivalente 3D del pixel) incidono in modo diretto sia sulla qualità dell’immagine sia sull’esposizione del paziente. Gli autori richiamano al rispetto del principio ALADA, “as low as diagnostically acceptable”, che implica l’uso della dose più bassa compatibile con una diagnosi affidabile. La scelta consapevole delle impostazioni diventa quindi un atto clinico a tutti gli effetti, che richiede formazione specifica e conoscenza approfondita dei limiti della tecnologia.
Verso linee guida condivise
Un aspetto critico emerso dalla revisione è la mancanza di standardizzazione tra i diversi apparecchi CBCT. Ogni sistema propone impostazioni e algoritmi di ricostruzione differenti, rendendo difficile confrontare i risultati degli studi clinici e stabilire protocolli universali. Per questo motivo gli autori invocano la definizione di linee guida più chiare. Linee guida che permettano al clinico di orientarsi e di applicare la tecnologia in modo sicuro ed efficace. Lo studio, pubblicato sul Journal of Dentistry, conferma che la CBCT rappresenta un passaggio chiave verso un’odontoiatria sempre più guidata dall’imaging, ma sottolinea con forza la responsabilità del dentista nell’adottarla con competenza e consapevolezza.



