Cause e manifestazioni di una lesione del nervo abducente

L’anestesia locale costituisce un ausilio indispensabile nella pratica dell’odontoiatra e, da un punto di vista puramente farmacologico, si distingue positivamente per efficacia e sicurezza.

In alcuni casi, tuttavia, le tecniche convenzionali di infiltrazione anestetica presentano delle difficoltà, legate al controllo della siringa e alla diffusione della soluzione all’interno di spazi delicati del cranio. Ciò può determinare il manifestarsi di complicanze anche rilevanti, in grado di portare a conseguenze varie, a partire dall’interruzione della procedura dentale pianificata.

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L’abducente rappresenta il sesto paio di nervi cranici e, a differenza del trigemino, i cui rami terminali sono il target dell’anestesia locale odontoiatrica, è costituito da fibre esclusivamente motrici. Il nervo si distribuisce al muscolo retto laterale il quale, contraendosi, ruota il bulbo oculare verso l’esterno sul piano orizzontale: movimento che, analogamente a quanto si dice per gli arti, si definisce di abduzione, appunto.

Essendo il sistema di conduzione nervosa del tutto analogo, le fibre motrici somatiche possono essere bersaglio dell’anestesia locale tanto quanto quelle sensitive trigeminali.

Una paralisi si presenta come debolezza o deficit funzionale a livello del muscolo e può manifestarsi su base patologica, idiopatica o, appunto, iatrogena.

La paralisi del nervo abducente, seppur raramente, può presentarsi in forma iatrogena come complicanza di manovre di anestesia locale odontoiatrica: in particolare, le procedure a maggior rischio sono il blocco nervoso alveolare inferiore (45.8%) e quello posteriore superiore (40.3%).

Come si manifesta la paralisi del nervo abducente?

Clinicamente, la paralisi si manifesta tramite diplopia e strabismo, determinati dal blocco dell’abduzione omolaterale, eventualmente associati a vertigine. Trattandosi di una complicanza farmacologica e non traumatica, essa si caratterizza per la transitorietà costante, che normalmente ricalca il periodo d’azione dell’anestetico locale. Più rari i casi che richiedono un consulto oftalmologico, il cui intervento sarà comunque, per lo più, sintomatico. Nella maggior parte dei casi sarà sufficiente che l’odontoiatra rassicuri il paziente e lo monitori nel postoperatorio.

Dal punto di vista anatomico, il tragitto del nervo abducente dovrebbe, in realtà, essere protetto rispetto a questo tipo di interessamento. Alcuni autori hanno proposto delle teorie di plausibilità a riguardo.

Una di queste prevede l’involontaria somministrazione attraverso l’arteria mascellare interna, alla quale consegue uno spread attraverso il territorio di vascolarizzazione, fino alla meningea media e, per via anastomotica, alla lacrimale.

Più verosimile è la teoria che prevede la diffusione intravenosa, a partire dal plesso pterigoideo, fino al seno cavernoso: il nervo sarebbe esposto alla complicanza proprio a livello del suo tratto intracavernoso.

Considerando il percorso del nervo, può essere anche ipotizzata la diffusione della soluzione anestetica attraverso la fossa pterigopalatina e la fessura orbitaria inferiore, fino all’apice della cavità orbitaria, dove decorre il nervo. Più difficile un interessamento a partire dal canale palatino maggiore, data la distanza del nervo: questo potrebbe diventare verosimile in presenza di variazioni anatomiche.

Riferimenti bibliografici

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/ors.12484?af=R

 

Cause e manifestazioni di una lesione del nervo abducente - Ultima modifica: 2021-07-13T06:24:56+00:00 da redazione
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