Caratteristiche ed efficacia degli irriganti canalari più utilizzati in Endodonzia

1. A) Immagine CLSM (ingrandimento originale di 500) di un campione di dentina a 5 mm dal vertice, irrigato con 3,0% di ipoclorito di sodio. Si noti il contorno dei tubuli dentinali, alcuni dei quali contengono puntini luminosi verdi (cellule batteriche vive), e uno strato di segnali rossi (cellule morte) nei pressi della giunzione polpa-dentina. B) Immagine al SEM (ingrandimento originale a 4000) di un campione di dentina irrigata a 5 mm dal vertice che mostra il contenuto di tubuli dentinali vicino alla giunzione polpa-dentina. Si noti la presenza di batteri cocciformi.

Oggetto dei lavori proposti sono gli irriganti canalari maggiormente impiegati nel trattamento endodontico; più nello specifico, vengono analizzate l’influenza nel tempo della dentina sui livelli di pH di differenti concentrazioni di ipoclorito di sodio, l’efficienza antimicrobica di vari irriganti sui microrganismi canalari e di diverse soluzioni disinfettanti usate su biofilm di Enterococcus faecalis oltre al grado di disinfezione di due diverse concentrazioni sempre di ipoclorito di sodio nei confronti dei batteri presenti nei tubuli dentinali.

Influenza della parete dentinale sul pH dell’ipoclorito di sodio durante l’irrigazione nei trattamenti canalari

Pubblicità

Influence of the dentinal wall on the pH of sodium hypochlorite during root canal irrigation

Macedo RG, Herrero NP, Wesselink P, Versluis M, van der Sluis L. Jour Of End 2014;40(7):1005-8.

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’influenza della dentina sui livelli di pH di differenti concentrazioni di ipoclorito di sodio (NaOCl) nel tempo e di verificare anche se il precondizionamento della dentina con EDTA al 17% possa influenzare il suddetto pH.

L’ipoclorito di sodio (NaOCl) è ampiamente utilizzato come principale irrigante nelle terapie canalari grazie alla sua azione contro i microrganismi e il biofilm e la sua capacità unica di dissolvere efficacemente il tessuto pulpare e i componenti organici dello smear layer. La reazione di NaOCl con questi componenti nei sistemi canalari, compresa la parete del canale radicolare, ridurrà il cloro disponibile. La velocità di reazione (efficacia chimica) e la capacità di dissoluzione del tessuto organico del NaOCl è significativamente influenzata da vari parametri tra cui la concentrazione dell’irrigante, il tempo di esposizione, il laser o l’energia ultrasonica applicata, l’area di contatto, la temperatura, l’interazione con altri prodotti chimici e il livello di pH. Gli Autori di questo studio hanno preso in considerazione tre aste di dentina bovina standardizzate (2x2x10 mm) e poste in una provetta di plastica. 150 tubi sono stati distribuiti in 29 gruppi. Nel primo esperimento è stato monitorato il pH di varie soluzioni di NaOCl a diverse concentrazioni (3%, 6% e 9%), partendo da un pH 5 e da un pH 12, durante l’esposizione alla dentina tra 10 e 300 secondi. In un secondo esperimento, invece, è stato studiato l’effetto dell’agitazione (45 Hz) dell’ipoclorito e il pre-trattamento della dentina con EDTA 17% sui livelli di pH di varie soluzioni di NaOCl dopo 30 secondi di esposizione alla dentina. I risultati degli Autori sono stati i seguenti: Il tempo di esposizione (P<.001) e la concentrazione della soluzione di NaOCl (P<0,011) influenzano in modo significativo il livello di pH dopo l’esposizione alla dentina. Tuttavia, la variazione di pH è troppo ridotta per indurre un cambiamento nella capacità antimicrobica dell’irrigante e di dissoluzione del tessuto organico. Agitare l’irrigante e il precondizionamento della dentina non ha modificato il pH (P>.05). Sia le soluzioni con pH 5 che quelle con pH 12 sono risultate chimicamente stabili per 1 ora.

Implicazioni cliniche

L’ipoclorito di sodio è un validissimo irrigante con attività antimicrobica ottima e capacità di dissoluzione del materiale organico efficace, in grado di agire stabilmente a diversi livelli di pH nel sistema canalare almeno per un’ora anche se associato a sostanze precondizionanti la dentina radicolare 

Valutazione in vitro dell’attività antimicrobica di clorexidina gluconato, ipoclorito di sodio e octenidine cloridrato

Evaluation of the antimicrobial activities of chlorhexidine gluconate, sodium hypochlorite and octenidine hydrochloride in vitro

Tirali RE, Bodur H, Sipahi B, Sungurtekin E. Aust Endod J 2013;39(1):15-8.

L’obiettivo di questo studio è stato quello di confrontare l’efficienza antimicrobica di vari irriganti endodontici tra cui l’ipoclorito di sodio (NaOCl), la clorexidina gluconato (CHX) e l’octenidine cloridrato in diverse concentrazioni sui microrganismi canalari selezionati.

Un obiettivo importante della terapia endodontica rappresenta la rimozione dei detriti e l’eliminazione della polpa e dei microrganismi dal sistema dei canali radicolari. La strumentazione, tuttavia, è insufficiente per l’eliminazione di tutti i microrganismi all’interno dei canali; pertanto, è fondamentale abbinare l’utilizzo di soluzioni irriganti antimicrobiche e con capacità digestive nei confronti del tessuto organico e di rimozione dei detriti inorganici. Gli Autori in questo studio hanno testato gli irriganti a varie concentrazioni di NaOCl (0,5%, 2,5% e 5,25%), di CHX (0,2%, 1% e 2%) e di octenidine cloridrato (0,025%, 0,05% e 0,1%). Tutti gli irriganti utilizzati nello studio sono stati diluiti a concentrazioni diverse con acqua sterile distillata senza conservanti. La soluzione salina sterile è stata utilizzata come gruppo controllo negativo e NaOCl al 5,25% come gruppo controllo positivo. I microrganismi utilizzati sono stati E.faecalis (ATCC 29212), C.albicans (ATCC 10231) e una miscela di questi. Sono stati subcoltivati in Brain Heart Infusion (BHI) agar (Fluka, BioChemika, 53286) e conservati per 24 ore a 37 °C.  Trenta dischi di carta pre-sterilizzati Whatman, di 6 mm di diametro, sono stati imbevuti sia con 20 ml di una delle soluzioni irriganti campioni o con soluzione salina per i vari gruppi. Quindi sono stati posti su piastre e incubati a 37 °C per 24 h. Le prove sono state ripetute tre volte per tutti i ceppi. L’analisi statistica è stata effettuata mediante analisi della varianza, con il Duncan’s test di confronti multipli. Il livello di significatività è stato fissato a P<0,05. Nei test eseguiti il miglior effetto antimicrobico è stato quello registrato con NaOCl al 5,25% rispetto alle altre concentrazioni di NaOCl per tutti i ceppi. Tutte le concentrazioni di octenidine sono risultate efficaci contro C.albicans ed E.faecalis. In alcuni test la CHX 0,2% si è dimostrata inefficace su tutti i microrganismi. L’efficacia antibatterica di tutte le soluzioni sperimentali diminuiva nei gruppi in cui venivano testate su miscela di tutti i ceppi. Concentrazioni decrescenti di NaOCl hanno portato in modo significativo a un ridotto effetto antimicrobico.

Implicazioni cliniche

Allo stato attuale, durante i trattamenti canalari l’irrigante con il miglior effetto antimicrobico in commercio è l’NaOCl al 5,25%, però è bene non scendere sotto questa percentuale perché si riduce proporzionalmente l’effetto antibatterico. 

Effetto di un’esposizione prolungata a soluzioni disinfettanti di biofilm di Enterococcus faecalis giovani e maturi nelle superfici canalari dentinali

Effect of long-term exposure to endodontic disinfecting solutions on young and old Enterococcus faecalis biofilms in dentin canals

Du Tianfeng, Wang Zhejun, Shen Ya, Ma Jingzhi, Cao Yingguang, Haapasalo Markus. Jour Of End 2014;40(4):509-14.

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’attività antimicrobica di diverse soluzioni disinfettanti, usate in campo endodontico nei canali radicolari, su biofilm di Enterococcus faecalis, utilizzando un modello di infezione dentinale e con microscopia confocale a scansione laser.

La dentina tendenzialmente viene considerata un tessuto connettivale mineralizzato poroso perché caratterizzata dalla presenza di tubuli dentinali nei quali diversi microrganismi possono annidarsi e replicarsi perché maggiormente protetti dagli irriganti intracanalari. Nello specifico, l’Enterococcus faecalis è un cocco anaerobico facoltativo gram-positivo ed è una specie frequentemente isolata nei denti con lesioni periapicali persistenti. La sua capacità di attaccarsi alla dentina, invadere i tubuli dentinali e formare un biofilm contribuisce alla sua resistenza alle soluzioni irriganti e ai medicamenti intracanalari. Per queste ragioni l’E.faecalis è spesso scelto per indurre biofilm batterici in vitro negli studi sulla disinfezione endodontica. Ventiquattro denti, senza carie ed estratti per motivi ortodontici, sono stati raccolti dalla Commissione etica della Tongji Hospital, Wuhan, Cina, e sono stati tenuti in soluzione di NaOCl 0,01% a 4 °C fino a ulteriore lavorazione. Secondo un protocollo precedentemente prestabilito, ogni dente è stato sezionato a 1 mm sotto la giunzione cementizia, isolandone le radici e sezionandole in dischi di 0,6 mm di spessore. I canali radicolari all’interno dei blocchi sono stati ingranditi a 1,5 mm con frese Gates Glidden # 6 a 300 rpm con raffreddamento ad acqua. I campioni sono stati irrigati con 5,25% di NaOCl e 6% di acido citrico (pH 4.0) per 4 minuti in un bagno a ultrasuoni (Sankei Giken Industry Co Ltd, MIE, Tokyo, Giappone) per rimuovere lo smear layer e poi immersi in acqua sterile per 1 minuto. I tubuli dentinali dei blocchi di dentina semicilindrici sono stati quindi contaminati con batteri E.faecalis per centrifugazione e incubati per formare biofilm di 1giorno e di 3 settimane di età. I biofilm giovani e maturi nella dentina sono stati quindi sottoposti a irrigazioni di acqua sterile, 2% clorexidina, 2% di ipoclorito di sodio (NaOCl) e 6% di NaOCl per – rispettivamente – 3, 10 e 30 minuti. Dopo il trattamento la percentuale dei batteri uccisi dai disinfettanti è stata analizzata con il microscopio confocale a scansione laser utilizzando la metodica LIVE/DEAD per la vitalità batterica. I risultati ottenuti dagli Autori in questo studio sono i seguenti: la percentuale dei batteri uccisi dopo 3 minuti di esposizione agli agenti disinfettanti era inferiore rispetto a quella verificatasi dopo l’esposizione di 10 e 30 minuti (P<.05). L’uccisione dei batteri è risultata essere più veloce durante i primi 3 minuti e notevolmente più rallentata dopo 10 minuti. La soluzione antibatterica più efficace sia contro il biofilm a un giorno che a tre settimana è risultata essere quella di NaOCl al 6% (P<.05). Nessuna differenza significativa nell’uccisione batterica è stata individuata tra la clorexidina al 2% e l’NaOCl al 2% (P>.05). In tutti i gruppi sono state uccise più cellule batteriche nei biofilm giovani rispetto ai biofilm maturi (P<.05).

Implicazioni cliniche

L’azione battericida delle soluzioni disinfettanti è tempo-dipendente. Tuttavia, poca di quest’azione battericida addizionale si ottiene dopo i primi 10 minuti di esposizione 

Effetto battericida dell’ipoclorito di sodio nei tubuli dentinali

Extension of bactericidal effect of sodium hypochlorite into dentinal tubules

Wong DTS, Cheung GSP. Jour Of End 2014;40(6):825-9.

Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare il grado di disinfezione di due diverse concentrazioni di ipoclorito di sodio nei confronti dei batteri presenti nei tubuli dentinali dei canali radicolari.

L’obiettivo del trattamento endodontico è quello di eliminare i batteri dal sistema canalare e impedire la reinfezione dello stesso. Gli Autori in questo studio hanno coltivato un biofilm di due diverse specie batteriche, Enterococcus faecalis e Porphyromonas gingivalis, sulla dentina radicolare per 7 giorni. Le pareti canalari sono state quindi irrigate con 0,5% o 3% di ipoclorito di sodio (n = 8 campioni ciascuno), con un gruppo di controllo (n = 2 campioni) irrigato con soluzione salina sterile. Le radici sono state poi sezionate orizzontalmente a 5, 7 e 9 mm dalla giunzione amelo-cementizia verso l’apice ed esaminate al microscopio confocale a scansione laser e poi al microscopio elettronico. Le proporzioni di cellule vitali situate a diverse profondità nel canale radicolare si è stabilito avessero significatività di P=.05.Gli Autori hanno ottenuto i risultati qui di seguito riportati (Figura 1).

1. A) Immagine CLSM (ingrandimento originale di 500) di un campione di dentina a 5 mm dal vertice, irrigato con 3,0% di ipoclorito di sodio. Si noti il contorno dei tubuli dentinali, alcuni dei quali contengono puntini luminosi verdi (cellule batteriche vive), e uno strato di segnali rossi (cellule morte) nei pressi della giunzione polpa-dentina. B) Immagine al SEM (ingrandimento originale a 4000) di un campione di dentina irrigata a 5 mm dal vertice che mostra il contenuto di tubuli dentinali vicino alla giunzione polpa-dentina. Si noti la presenza di batteri cocciformi.
1. A) Immagine CLSM (ingrandimento originale di 500) di un campione di dentina a 5 mm dal vertice, irrigato con 3,0% di ipoclorito di sodio. Si noti il contorno dei tubuli dentinali, alcuni dei quali contengono puntini luminosi verdi (cellule batteriche vive), e uno strato di segnali rossi (cellule morte) nei pressi della giunzione polpa-dentina. B) Immagine al SEM (ingrandimento originale a 4000) di un campione di dentina irrigata a 5 mm dal vertice che mostra il contenuto di tubuli dentinali vicino alla giunzione polpa-dentina. Si noti la presenza di batteri cocciformi.

Entrambe le concentrazioni di ipoclorito di sodio hanno ridotto in modo significativo la quantità di batteri vivi nello strato più superficiale (primi 0,1 millimetri) del canale radicolare rispetto al gruppo controllo; tuttavia, la differenza non è stata significativa tra le due concentrazioni. Per i 2 strati più profondi (0,1-0,3 mm nei tubuli dentinali), l’irrigazione con il 3% di ipoclorito ha significativamente provocato minori quantità di batteri vitali rispetto a quelle riscontrate nel gruppo irrigato con lo 0,5% di ipoclorito o soluzione salina. Nessuna significativa differenza tra lo 0,5% e il 3% di ipoclorito di sodio e il controllo positivo è stata osservata negli strati più profondi (>0,3 mm) delle parete radicolari.

Implicazioni cliniche

L’aumento della concentrazione dell’ipoclorito di sodio migliora la profondità di penetrazione della sua azione antibatterica in tubuli dentinali. Purtroppo però l’eliminazione totale dei batteri dai tubuli dentinali non può essere raggiunta mediante la sola irrigazione con ipoclorito di sodio. 

Caratteristiche ed efficacia degli irriganti canalari più utilizzati in Endodonzia - Ultima modifica: 2014-09-13T11:04:58+00:00 da paolavitaliani

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome