Asset intangibili, beni tangibili e la crisi in odontoiatria

Da un’indagine sull’andamento economico degli studi odontoiatrici in Italia, si rileva che non sia affatto vero che la crisi abbia piallato indistintamente tutti gli studi nella stessa maniera. Si sono infatti individuati circa diecimila studi odontoiatrici, sugli oltre trentaseimilaseicento esistenti, che in questi anni sono comunque riusciti a crescere. Questi studi hanno quasi sicuramente continuato a sviluppare il proprio lavoro professionale facendo leva contemporaneamente sugli investimenti e sui cosiddetti «asset intangibili»  ovvero, hanno contemporaneamente investito in tecnologia e sul marchio, che per un libero professionista significa aver fondamentalmente investito su sé stesso.

La tecnologia, dunque, e l’intangibile pagano e promuovono  la crescita dello studio professionale. Ecco allora che se il tangibile, ovvero la tecnologia, da solo non riuscirà a sostenere il rilancio dello studio, l’intangibile da solo potrà ancora fungere da valido supporto, ma non riuscirà più ad essere – da solo – determinante.

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Ma allora ecco spiegato perché l’high-tech che, a prima vista, sembrava incentivare poco il libero professionista, in quanto non riusciva a far massa critica per giustificare l’investimento, ha ben presto fatto superare a molti professionisti questa visione frammentata.

Può essere infatti successo che,  in questi diecimila studi professionali,  si siano resi conto del rinnovato consenso che erano riusciti a crearsi intorno  grazie alle nuove tecnologie, ottenendo nuovi ed interessanti risultati, in primis sul piano clinico, che si sono positivamente riflessi sul piano del «marchio» oltre ad aver portato, come sottoprodotto, risultati anche sul piano economico.

Detto questo, è giusto precisare che le trasformazioni in atto non sono più solo un problema di allocazione delle risorse, se l’interesse del professionista, con il quale da sempre combatto,  sarà sempre più anche quello di attrarre stabilmente più pazienti nel proprio studio, grazie al proprio «marchio« e grazie alle nuove tecnologie da lui acquisite.

E questo non perché io, questa mattina, mi sia svegliato male, ma perché bisogna urgentemente imparare a cavalcare la domanda nel mercato odontoiatrico e smetterla di pensare all’offerta.

Che nessuno si offenda: sto parlando in modo basico delle classiche curve dell’offerta e della domanda, studiate sui classici di economia.

L’offerta odontoiatrica che in Italia è oramai da tempo quantitativamente sovrabbondante e che qualitativamente rimane un’eccellenza riconosciutaci a livello mondiale è, per ora, decisamente tramontata per importanza.

Dai prossimi giorni sarà infatti la domanda a dominare la scena sul mercato, perché a livello macro economico la domanda è stata favorita da scelte politiche, quali il Tfr dei dipendenti delle aziende private che è andato a costituire Fondi di matrice politica che interverranno a breve ed a tutela dei propri associati nel medicale, o meglio e più in dettaglio nel nostro amato dentale.

Inoltre, sempre la vituperata domanda è cambiata perché sono anche comparsi attori come le assicurazioni, vedi  Unipol, che si è per ora solo affacciata sul dentale con Unisalute ,ma che, sempre per ora, ha fatto solo da apripista.

E infine che dire delle Regioni che, pur senza liquidità, qualcosa nel pubblico dovranno e vorranno pur fare,  in questo Paese dove la classe media ha le ossa rotte.

Non c’è nessun complotto ordito da alcun potere occulto contro l’odontoiatria, nessuna Santa Alleanza, ma è solo l’effetto del mercato dove, se non muta la nostra percezione, diventa irrealistico pensare a un recupero di tutti gli attuali operatori.

Tecnologia e beni intangibili ci aiuteranno a battere la crisi.

Asset intangibili, beni tangibili e la crisi in odontoiatria - Ultima modifica: 2014-11-18T16:10:32+00:00 da Redazione

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