Approccio chirurgico alle recessioni radicolari

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L'approccio clinico alle recessioni gengivali risulta senza dubbio una tematica tra le più dibattute e indagate nella letteratura scientifica odontoiatrica: una rapida ricerca evidenzia la presenza di numerose revisioni sistematiche se si considerano semplicemente i parametri relativi alla copertura radicolare. A tale riguardo, l'impiego di innesti di tessuto connettivale vengono considerati a tutti gli effetti gold standard. Come già stabilito da una revisione sistematica Cochrane, pubblicata da Chambrone e altre voci autorevoli nel 2009, è da contemplare in alternativa, l'uso di materiali allogenici (innesti di matrice dermica acellulare), xenogenici (membrane collageniche), innesti di collagene bilayer e derivati di matrice dello smalto (EMD), con evidenze già allora decennali.

Dopo altri 10 anni di studi, lo stesso Chambrone ha voluto fornire una versione aggiornata di revisione sistematica riferita alle procedure di copertura radicolare in caso di recessioni semplici o anche multiple.

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Copertura di recessioni radicolari: revisione sistematica

Lo studio ha pertanto inserito i dati relativi al periodo tra il 2008 e il 2018: sono stati inseriti trial clinici randomizzati, effettuati su campioni minimi di 10 pazienti e con una durata minima di 6 mesi. Dal punto di vista della gravità del quadro, sono stati inclusi casi di recessioni radicolari superiori ai 3 mm di classe I o II secondo Miller (e quindi escluse le forme di recessione più gravi, ovvero le classi III o IV, per definizione reputate non predicibili dal punto di vista terapeutico). Oltre agli studi dedicati a tutte le tecniche sopracitate, sono stati inclusi eventuali lavori comparativi, variazioni comprese (ad esempio coronally advanced flap con e senza incisioni verticali).

Gli outcome primari valutati sono rappresentati dalla variazione della profondità di recessione, la copertura radicolare completa e dalla variazione estetica, valutata soggettivamente dal paziente. Per quanto riguarda gli outcome secondari, sono stati inclusi variazione del livello di attacco clinico (clinical attachment level, CAL), ampiezza del tessuto cheratinizzato, copertura radicolare media, preferenza per una tecnica (negli studi split‐mouth), effetti collaterali e complicanze postoperatorie. Per quanto riguarda il follow-up, sono stati suddivisi dati a breve (6-12 mesi dall'intervento), medio (13-59 mesi) e lungo termine (≥ 5 anni).

I risultati sono relativi a un totale di 48 trial clinici randomizzati.

La riduzione maggiore del grado di recessione è quella derivante dall'applicazione di lembo avanzato coronalmente associato a innesto connettivale subepiteliale, confrontata con la stessa tecnica associata però all'uso di membrane riassorbibili. Le evidenze sono state reputate ancora non sufficienti alla valutazione dell'impiego di innesti di matrice dermica acellulare o derivato di matrice dello smalto.

Anche gli outcome secondari valutabili (ampiezza del tessuto cheratinizzato) ricalcano questo andamento.

Le attuali evidenze, in conclusione, indicano ancora allo stato attuale dell'arte, nell'innesto connettivale subepiteliale, associato a lembo avanzato coronalmente, lo standard terapeutico nella correzione delle recessioni gengivali singole o multiple. I ranghi di seconda e terza linea sono assegnabili, rispettivamente, ai materiali allogenici (matrice dermica acellulare) e a quelli xenogenici, che hanno mostrato i miglioramenti più vicini. Va in questo senso sottolineato come la prima linea concentri la maggior parte degli eventi avversi indagati, legati alla morbilità del sito di prelievo. Occorre, a questo proposito, implementare la messa in atto di valutazioni split-mouth delle preferenze da parte dei pazienti.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31361330

Approccio chirurgico alle recessioni radicolari - Ultima modifica: 2020-01-28T07:06:11+00:00 da redazione
Approccio chirurgico alle recessioni radicolari - Ultima modifica: 2020-01-28T07:06:11+00:00 da redazione

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