Antisettici orali: aggiornamento dell’evidenza scientifica

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La terapia non chirurgica continua a costituire, per efficacia, la prima linea nell’approccio alla malattia parodontale attraverso il controllo della placca. Al fine di prolungare gli effetti sul microbiota orale, questa può essere addizionata a terapie di supporto di vario tipo. La più comune tra queste consiste senza dubbio nella somministrazione di antisettici ad azione topica.

Si definisce antisettico una sostanza chimica (o un mezzo fisico) in grado di rallentare o inibire lo sviluppo di microrganismi infettivi o comunque patogeni, concetto questo che secondo alcuni presenterebbe una sfumatura diversa rispetto quello di disinfezione, al pari della differenza tra azione batteriostatica e battericida di un antibiotico. Per comodità espositiva, è possibile comunque usare i due termini come sinonimi.

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Dal punto di vista della formulazione, sono state proposte diverse soluzioni, domiciliari o alla poltrona: la modalità più comune è lo sciacquo con collutorio.

La clorexidina è senza dubbio la molecola più utilizzata e rappresenta il vero e proprio standard su cui testare le alternative. Le prime alternative, a onore del vero, si basano comunque sullo stesso composto, somministrato in gel o proposto anche sotto forma di chip (contenenti 2.5 mg di clorexidina) da alloggiare direttamente nella tasca parodontale. Tra le due opzioni, la prima appare maggiormente consigliabile (tra gli articoli più recenti sul tema, si confrontino quelli di Vadiati del 2017 e di Medaiah del 2014).

Tornando sulla forma del collutorio, una meta-analisi, pubblicata nel 2017 da Costa sul JADA, ha stabilito che l’aggiunta induce un miglioramento statisticamente significativo, anche se clinicamente ridotto, di alcuni indicatori parodontali, rispetto alla sola terapia meccanica. Nella definizione del protocollo da attuare sul singolo paziente, queste evidenze lasciano, al momento, una discrezionalità per quanto concerne la posologia di somministrazione.

I possibili effetti collaterali – pigmentazione dentale e linguale, disgeusia – legati principalmente a un impiego eccessivamente protratto dei collutori a base di clorexidina, hanno indotto i produttori a prendere in considerazione altri composti.

Antisettici orali più diffusi e possibili componenti aggiuntivi

I collutori più diffusi sul mercato sono quelli a base di oli essenziali. Si tratta di prodotti consigliabili per l’igiene orale quotidiana. Le evidenze supportano tale indicazione (di tipo preventivo) e l’eventuale impiego in presenza di quadri parodontali modesti. Nel caso di parodontopatia cronica, uno studio di Das (2018) non osserva riduzione significativa della carica batterica, a differenza di quanto osservato con la clorexidina e con un altro prodotto, che può essere addizionato a quest’ultima: il cloruro di cetilpiridina. Il CPC è una molecola di tipo cationico in grado di esercitare un’azione sia batteriostatica sulla placca immatura che battericida.

Un effetto analogo (interferenza con l’adesione batterica) è quello dell’etil lauroil arginato (LAE), che un articolo a marca italiana (Pilloni 2018) ha proposto, in soluzione allo 0.147%, come alternativa alla clorexidina allo 0.12%. Gli autori parlano di miglioramento microbiologico più stabile in assenza di effetti indesiderati.

Un prodotto su cui è doveroso fare un aggiornamento è il triclosan, che negli anni ha trovato larga diffusione, non solo in campo odontoiatrico (e sanitario in generale). L’uso di questo composto è stato messo in forte discussione, sia per il suo potenziale impatto dal punto di vista ambientale, sia, più recentemente, per le possibili interferenze con l’organismo, in modo particolare con alcuni meccanismi ormonali e immunitari. Nel 2016, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha, di fatto, ritirato il prodotto dall’impiego clinico comune. L’indicazione è quella di accodarsi al consenso raggiunto nel 2016 e firmato, peraltro a Firenze, da più di 200 studiosi internazionali.

Da ultima, si riferisce un’opzione particolare, proposta nel 2017 da Malik e colleghi e basata sull’impiego di una sospensione orale contenente probiotici, da abbinare alla terapia non chirurgica. Il razionale è quello di favorire un corretto, graduale ripopolamento del sito parodontale, migliorando di conseguenza l’outcome clinico.

Riferimenti bibliografici

https://www.corriere.it/salute/dizionario/antisettici/index.shtml

https://www.researchgate.net/publication/319313197_Effect_of_Topical_Gel_Chlorhexidine_02_on_NonSurgical_Treatment_of_Chronic_Periodontitis

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25121059https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28284417

https://www.ildentistamoderno.com/i-collutori-come-supporto-nelle-patologie parodontali/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22479786

 

Antisettici orali: aggiornamento dell’evidenza scientifica - Ultima modifica: 2018-10-23T06:05:53+00:00 da redazione

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