L’allungamento di corona clinica rappresenta un intervento parodontale assai comune, costituendo frequentemente un’esigenza nel contesto di un restauro conservativo o protesico, il quale deve necessariamente rispettare l’ampiezza biologica.
In realtà, negli ultimi anni, alcuni autori hanno messo in discussione il concetto di ampiezza biologica, sostenendo che dovesse essere superato da quello di tessuti a inserzione sopracrestale.
Concettualmente, vi sono due modalità per ottenere l’allungamento: quello “istantaneo” attraverso chirurgia resettiva ossea e quello che permette un guadagno progressivo tramite estrusione ortodontica. L’inserimento di forse leggere e continue induce apposizione ossea in risposta allo stiramento delle fibre gengivali sopra-alveolari e determina un aumento di ampiezza della gengiva aderente. In alcuni casi il processo determina uno shift coronale dell’osso, il che rende necessario addizionare la resettiva all’estrusione stessa, al fine di ristabilire il margine gengivale.
Fibrotomia: un nuovo approccio all'allungamento di corona clinica
In variazione alla tecnica, è stata proposta la combinazione dell’estrusione con una resezione che interessa le fibre a inserzione sopracrestale – si parla in questo caso di fibrotomia. Tale opzione ha lo scopo di evitare la migrazione del parodonto concomitante all’estrusione e di prevenire, così, la necessità di resettiva ossea. La permanenza di residui di fibre adesi alla superficie dentale può rendere tuttavia inefficace la procedura. Per questo motivo, successivamente, è stata proposta la possibilità di associare un ulteriore intervento, costituito da uno scaling immediatamente precedente all’estrusione ortodontica.
Da Silva e colleghi hanno valutato questo protocollo, confrontandolo con altri due, in uno studio condotto su modello canino, da poco pubblicato su Archives of Oral Biology.
Gli sperimentatori hanno preparato chirurgicamente dei solchi iuxtacrestali di riferimento sulla superficie radicolare dei primi premolari. 37 giorni dopo, gli animali sono stati randomicamente assegnati a 3 diverse metodiche di estrusione: estrusione semplice, open flap debridement subito seguito da estrusione, estrusione associata a fibrotomia e scaling. L’estrusione, in tutti i gruppi, è stata impostata su un periodo di 3 settimane. Dopo un mese di ritenzione, lo studio è stato finalizzato con raccolta dei parametri parodontali e analisi istologica e istomorfometrica.
L'estrusione media è risultata pari a 2.25, 2 e 1 mm, rispettivamente nei gruppi fibrotomia, open flap ed estrusione semplice. La valutazione statistica, comunque, non ha rilevato differenze significative tra i questi valori. In tutti i casi si è registrato assorbimento radicolare, seguito da deposizione di cemento cellulare
Gli elementi sottoposti alla fibrotomia hanno mostrato un incremento della distanza tra solco repere e cresta ossea significativamente maggiore rispetto rispetto agli altri gruppi.
Pur nei limiti di una sperimentazione che ancora attende conferma clinica, gli autori concludono indicando il protocollo basato sulla fibrotomia, in particolare, per quegli allungamenti in cui si voglia evitare la dislocazione dei tessuti. Sarebbe, pertanto, particolarmente promettente a livello dell’area anteriore dell’arcata.
Riferimenti bibliografici