Aggiornamento sull’approccio al paziente odontoiatrico affetto da malattia di Alzheimer

Implantologia e osteointegrazione nel paziente anziano: aspetti biologici

L’invecchiamento della popolazione è una realtà fronteggiata quotidianamente dall’odontoiatra, che è uno specialista a cui però ricorre la popolazione nella sua interezza, al pari di un medico di base.

Un aspetto clinico importante collegato con l’invecchiamento è rappresentato dall’aumento del rischio e, conseguentemente, della prevalenza delle malattie neurodegenerative e, in particolare, della categoria delle demenze. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, questo gruppo di patologie rappresenta già oggi la quinta causa di morte a livello globale, dietro solo alle patologie cardiovascolari, cerebrovascolari, a BPCO e infezioni delle basse vie respiratorie. Tra di esse, la singola patologia di maggiore rilievo è la malattia di Alzheimer, che indicativamente copre da sola l’80% dello spettro.

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Il termine demenza in generale configura un quadro di degenerazione delle funzioni cognitive, per definizione, tale da interferire con le attività quotidiane del paziente. La salute orale non fa eccezione e, anzi, viene complicata su più livelli. Inizialmente è il paziente in prima persona, a causa del deficit mnemonico sulle funzioni esecutive, a manifestare una riduzione dell’abilità nelle manovre di spazzolamento. Successivamente, quando diviene necessario che la routine quotidiana venga vicariata da un caregiver, è possibile che l’igiene orale venga percepita come secondaria. Questo perché, soprattutto nelle fasi avanzate di malattia, il paziente tende a divenire non collaborante, rifiutando di aprire la bocca. La perdita di appetito, comune e spesso ritenuta legata all’invecchiamento, può in questi pazienti essere, in realtà, secondaria a dolore odontogeno o incongruità delle protesi dentarie. L’accumularsi di condizioni infettive locali sottodiagnosticate può condurre progressivamente a rischio sistemico: le polmoniti ab ingestis, in questi pazienti, costituiscono la principale causa di morte.

Recentemente, un gruppo multicentrico, attivo presso le Università dell’Iowa e di Rochester, New York, ha pubblicato un aggiornamento sull’assistenza odontoiatrica al paziente affetto da malattia di Alzheimer, testo di cui si raccomanda la completa lettura. Qui di seguito verranno ripresi alcuni spunti importanti.

In primo luogo, si definiscano i fattori di rischio associati alla malattia di Alzheimer che comportano un rischio di deterioramento orale rapido: tra questi si ritrovano condizioni associate, come la già citata dipendenza da un caregiver e l’istituzionalizzazione, comorbidità come la depressione e la politerapia farmacologica.

Per quanto riguarda le barriere patient-level, il primo aspetto da considerare è la difficoltà a comunicare con il medico le proprie problematiche orali, aspetto che diventa comune a partire da una fase mediamente avanzata di patologia, momento in cui può sovrapporsi un’ulteriore e ancor più severa limitazione, ovvero l’aggressività.

Allo stato attuale dell’arte, in attesa di terapie mediche finalmente curative sulla patologia, sono da reputarsi fondamentali due aspetti: il fatto che la prevenzione orale e il trattamento odontoiatrico vengano integrati all’interno dell’approccio al paziente affetto dal Alzheimer e il fatto che questo tipo di approccio venga adottato in maniera precoce rispetto alla diagnosi.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30964560

Aggiornamento sull’approccio al paziente odontoiatrico affetto da malattia di Alzheimer - Ultima modifica: 2020-02-21T07:18:31+00:00 da redazione
Aggiornamento sull’approccio al paziente odontoiatrico affetto da malattia di Alzheimer - Ultima modifica: 2020-02-21T07:18:31+00:00 da redazione

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