Nell’ambito dell’odontoiatra conservativa e protesica, l’utilizzo di faccette estetiche è argomento controverso e di ampio dibattimento per le molteplici possibilità per completare la riabilitazione progettata. Non è infrequente che il paziente si presenti a colloquio con il clinico con un grado di informazione incompleto, inesatto, se non vera e propria confusione. Oggigiorno, i canali di informazione trasmettono un messaggio preciso su questa tematica: le faccette veneer sarebbero un artificio proprio dell’odontoiatra cosmetica; il loro scopo è migliorare, portare agli estremi il grado di armonia, di simmetria, il colore della regione frontale dell’arcata superiore, conferendo al sorriso un aspetto “hollywoodiano”.

In realtà, quella appena citata è la più recente tra le indicazioni; Calamia e Horn, nel 1983, furono tra i primi a descrivere questo genere di restauri, fornendo le seguenti indicazioni:

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fratture coronali

gravi discromie (da tetracicline, fluorosi)

malformazioni (ad esempio, amelogenesi imperfetta).

Dal punto di vista realizzativo, potremo distinguere tra faccette dirette e indirette. Le prime verranno realizzate in poltrona dall’odontoiatra e richiedono un’accurata valutazione preoperatoria, esperienza e preparazione personale per quanto riguarda l’anatomia da ripristinare e l’aspetto realizzativo in sé, oltre ad un certo senso artistico nella scelta del colore. Le seconde, realizzate in laboratorio, permettono al clinico di approcciarsi al caso affidandosi meno alla propria abilità nella modellazione dei compositi e di avvalersi della consulenza dell’odontotecnico, con il quale comunicare, magari, attraverso del materiale fotografico. Questo, oltre ad assicurare un piacevole mantenimento e ottimizzazione dell’estetica, permette di gestire l’interfaccia con i tessuti molli, prevenendo sequele dannose come gengiviti o, peggio, recessioni.

Per quanto riguarda i materiali, distinguiamo tra faccette dentali in ceramica cementate e faccette dentali adesive in resine composite.

Entrambe le tecniche richiedono la preparazione dello smalto dentario e si configurano, quindi, come manovre invasive. Per questo, sono state introdotte anche le cosiddette no-prep veneer, faccette semplicemente applicate sul dente tramite tecnica adesiva. In ogni caso, alcuni protocolli di preparazione, volutamente concepiti come minimamente invasivi, garantiscono un risparmio della struttura dentaria, a fronte di un risultato esteticamente ineccepibile e, soprattutto, duraturo nel tempo.


L’allestimento di restauri veneer, dunque, viene oggi largamente accettato come pratica ricostruttiva patient-friendly, e rientra appieno nelle tematiche che verranno trattate, fra tre settimane, nel contesto di “Innovazione, sostenibilità e stili di vita”, il congresso internazionale organizzato da “Il Dentista Moderno” per il 3 luglio 2015 presso l’hotel Marriott di Milano. Seguendo la stessa logica di informazione e aggiornamento, che farà da collante e filo conduttore all’interno dell’evento, ci proponiamo di trattare il topic della settimana proponendo, in logica sequenzialità, una serie di articoli presenti in letteratura, che dovrebbero condurre il clinico dalla pianificazione alla realizzazione.

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Faccette dentali: indicazioni, progettazione e realizzazione - Ultima modifica: 2015-06-15T08:32:32+00:00 da redazione

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