Raccomandazioni d’uso per le resine acriliche in odontoiatria

Resine acriliche odontoiatria

Un aspetto abbastanza caratteristico dei materiali polimerici è rappresentato dalla generale resistenza agli agenti biologici. Tuttavia, fattori legati alla composizione della saliva, alle variazioni chimiche indotte della dieta e alcuni fattori termomeccanici possono causare processi degradativi all’interno dell’ambiente orale.

Quali sono le reazioni biologiche che possono essere correlate all’uso di resine acriliche e, in particolare, all’accumulo di monomero libero? Una fra le più temibili è rappresentata dalla possibile insorgenza di fenomeni di ipersensibilità i quali, per quanto limitati localmente (al tessuto mucoso palatino, genieno, linguale e orofaringeo in generale), possono costituire un grosso limite. Tale evenienza può essere considerata quando il paziente riferisce una sintomatologia urente in tali sedi, e sono a riguardo disponibili specifici test immunologici.

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Come anticipato, la presenza di monomero libero è da correlare alla mancata polimerizzazione dello stesso durante la realizzazione del manufatto. Tra gli aspetti che possono condizionare tale procedura si ritrovano in primo luogo le quantità di liquido (contenente monomero) utilizzato in relazione alla polvere: secondo Jorge, una proporzione di 5:3 in favore della polvere permetterebbe la liberazione di meno residuo. Anche la temperatura condiziona il processo: Autori suggeriscono come un’incubazione di 7 ore a 70°C, seguita da 1 ora a temperatura di ebollizione, favorisca la massima conversione di monomero.

Naturalmente, queste misure sono rivolte alla protezione del paziente, ma anche di tutto il personale qualificato, in particolare l’odontotecnico durante tutte le fasi di laboratorio, e l’odontoiatra durante le procedure di ribasatura condotte alla poltrona. Soprattutto nel caso in cui si scelgano resine autopolimerizzanti (siano essere dure o morbide), gli Autori raccomandano un passaggio in acqua prima dell’inserimento nella bocca del paziente.

In conclusione, vengono appunto fornite delle raccomandazioni d’uso, che sono in parte valevoli anche per diversi altri materiali comunemente ad uso odontoiatrico:

  • maneggiare in locali ventilati, con lo scopo di minimizzare l’accumulo di polveri nell’aria
  • uso costante di guanti impermeabili e protezioni oculari
  • custodire il materiale in contenitori debitamente sigillati
  • applicare correttamente le tecniche di polimerizzazione; il miscelatore a vuoto è consigliato.

In conclusione, è doveroso ribadire che questi materiali forniscono ancora risultati validi dal punto di vista funzionale ed anche estetico, con costi biologici nulli o comunque estremamente limitati nella maggioranza dei casi. La formazione di monomero libero, in particolare, può essere limitata a tal punto da azzerare gli effetti citotossici che ne potrebbero conseguire. Ancora una volta, pare quanto mai utile attenersi alle modalità d’uso consigliate dai produttori, applicando protocolli ripetibili e scientificamente testati.

Raccomandazioni d’uso per le resine acriliche in odontoiatria - Ultima modifica: 2017-04-22T07:44:02+00:00 da redazione

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