Provvisorizzazione nelle riabilitazioni con faccette estetiche

Le faccette estetiche, ormai note anche al grande pubblico con il termine inglese veneer, rappresentano senza dubbio un punto di arrivo dell’odontoiatria protesica, sia per quanto riguarda la clinica, sia parlando di tecniche di laboratorio. Accanto alle tradizionali faccette in ceramica e ai prodotti ad esse affini, infatti, il mercato ha visto un forte sviluppo dei prodotti a base di resina composita e dei relativi sistemi di adesione, che oggi garantiscono nel complesso risultati estetici brillanti, performance elevata e durevolezza. Su queste stesse pagine è stato più volte sottolineato come i professionisti, per certi versi, si siano adeguati semplicemente alle richieste di un pubblico dalla crescente consapevolezza del peso del sorriso nell’estetica generale: alcuni Autori parlano di questi pazienti e dell’approccio clinico ad essi dedicato utilizzando l’espressione “esthetically driven patient”. Oggiorno, il workflow nelle riabilitazioni ad alto impatto estetico è sostanzialmente consolidato, pur essendoci comunque delle differenze fra un protocollo protesico ed un altro. In particolare, la fase protesica ha assunto un ruolo chiave nella protesi moderna, venendo sfruttata al pieno sia per ricondizionare i tessuti molli in vista, ma anche per tutte le fasi di comunicazione con il laboratorio e con il paziente. In linea di massima, quindi, si potrà passare dalla progettazione al wax up. Questi due passaggi, oggi percorribili anche in forma digitale, sono molto importanti, dato che prevedono la determinazione della forma e posizione dei denti, oltre che dei margini incisali e, di conseguenza, della linea del sorriso. Si procederà con il mock up – sarà qui possibile una prima verifica degli aspetti anatomici sopracitati – quindi la consegna del provvisorio. Parlando di faccette estetiche, è importante sottolineare che la fase provvisoria può presentare alcuni aspetti operativi che la rendono anche molto diversa rispetto alla protesi full crown cementata. Una delle differenze più significative, infatti, è l’ammontare del tessuto dentale asportato nella preparazione, che tendenzialmente nei veneer è assai ridotto, fino ad arrivare agli estremi dei minimal prep e addirittura dei no prep veneers. Per quanto riguarda la realizzazione dei provvisori, esistono diverse tecniche, dirette e indirette. Oltre ad esse, tuttavia, sta prendendo piede la cosiddetta tecnica shrink wrap, opzione che senza dubbio si distingue per la rapidità operativa.

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Il clinico fabbricherà una matrice in silicone a partire dal modello su cui è stata allestita la ceratura diagnostica. Dopo la preparazione, gli elementi verranno mordenzati con metodica spot-etch, ma non si aggiungerà adesivo. È invece raccomandato l’utilizzo di un gel desensibilizzante. A questo punto, la matrice viene riempita con una resina specifica in corrispondenza del versante vestibolare dei denti preparati, quindi posizionata in bocca. Trascorsi i tempi di indurimento, la matrice verrà rimossa, con il materiale adeso alla superficie dentale. La procedura terminerà con una rifinitura e i provvisori potranno rimanere in sede, anche fino alla consegna dei definitivi.

A questo link è possibile vedere un esempio di tecnica shrink wrap ben eseguita. http://leeannbrady.com/esthetic-dentistry/shrink-wrap-veneer-provisional-technique-video

Provvisorizzazione nelle riabilitazioni con faccette estetiche - Ultima modifica: 2016-10-25T07:50:44+00:00 da redazione

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