Siti preferenziali per il posizionamento di miniviti ortodontiche: aggiornamento dell’evidenze

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Negli ultimi anni l’ortodonzia si è sviluppata in due sensi. Da una parte, sono state implementate le alternative all’ortodonzia fissa tradizionale, con l’introduzione di metodiche più patient-friendly, quali ad esempio gli allineatori trasparenti. Un altro tipo di sviluppo consiste nell’approccio a forme malocclusive sempre più complesse, anche grazie all’introduzione di tecniche aggiuntive, quale ad esempio l’ancoraggio scheletrico. Questo ha oggi grande diffusione ma potrebbe essere perfezionato in termini di predicibilità. È possibile, ad esempio, standardizzare, sulla base delle evidenze, la scelta delle sedi di posizionamento delle miniviti: attualmente, la sede preferenziale è costituita dall’osso alveolare in sede interradicolare.

I fattori che influenzano i risultati clinici, molti dei quali in analogia con l’implantologia tradizionale, sono molteplici. Un fattore specifico particolarmente delicato, infine, è rappresentato dalla prossimità delle radici: la distanza minima suggerita dalla maggior parte degli autori è di 1-1.5 mm, 2 per Liou, secondo il quale le miniviti potrebbero migrare sotto carico ortodontico.

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Diversi studi, conseguentemente, hanno elaborato mappe delle “safe zone” per l'inserimento di miniviti dell’osso alveolare; una prima revisione sistematica è stata pubblicata nel 2012 da Al Samak.

Visti gli sviluppi tecnici intervenuti e la mole di evidenze pubblicate nel frattempo, un gruppo di lavoro internazionale, con base italiana, si è proposto un aggiornamento tramite l’esecuzione di una nuova revisione sistematica, i cui risultati sono da poco stati pubblicati sull’American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics.

Gli autori si proponevano di stabilire, sulla base di immagini tomografiche raccolte in studi osservazionali, quali fossero i siti interradicolari, vestibolari e linguali, mesiali ai secondi molari, adeguati per spazio e spessore corticale all'inserimento di miniviti in pazienti con dentatura permanente.

La revisione ha sondato le principali banche dati biomediche (PubMed, Scopus, Web of Science, Cochrane Library, OpenGrey), aggiornate a gennaio 2019. Partendo da un pool pari a 1117 record al netto dei doppioni, gli autori hanno valutato 52 full text. 27 articoli osservazionali sono stati inclusi nella sintesi qualitativa: 11 di questi sono stati giudicati a basso rischio di bias. Nell’analisi quantitativa (metanalisi) sono stati invece inclusi 15 lavori. Il testo completo dell’articolo, di cui si raccomanda la visione, comprende la resa grafica delle safe zone stabilite.

A livello del mascellare superiore, i siti interradicolari vestibolari più favorevoli sono quelli mesiali e distali al primo molare e tra canino e incisivo laterale, sempre a una distanza di 6 mm dalla linea smalto-cemento. In tali aree, l'osso corticale ha uno spessore che permette di evitare il predrilling. Uno spessore simile si ritrova, palatalmente, tra primo premolare e secondo molare.

In mandibola, i siti interradicolari più favorevoli sono quelli vestibolari tra sesto e settimo e tra quarto e quinto. Questa volta, la distanza consigliata dalla linea smalto-cemento è pari a 5 mm ed consigliata la preparazione del sito.

Riferimenti bibliografici 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33077369/

Siti preferenziali per il posizionamento di miniviti ortodontiche: aggiornamento dell’evidenze - Ultima modifica: 2020-10-27T06:58:05+00:00 da redazione
Siti preferenziali per il posizionamento di miniviti ortodontiche: aggiornamento dell’evidenze - Ultima modifica: 2020-10-27T06:58:05+00:00 da redazione

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