Scoperte incidentali alla CBCT e gestione clinica

DM_il dentista moderno_CBCT_fratture radicolari

La diffusione dell’uso clinico delle metodiche di diagnostica tridimensionale – in ambito odontoiatrico si fa principalmente riferimento alla TC cone beam – è stata favorita sia dal continuo sviluppo tecnico che dall’accresciuta accessibilità delle stesse – per la riduzione della dose radiante e la diminuizione dell’impegno economico.

La CBCT non costituisce solo un esame qualitativamente superiore rispetto ai classici esami bidimensionali come l’ortopantomografia o la semplice radiografia endorale periapicale (che, peraltro, in molti contesti clinico sono sufficienti o addirittura più indicati a soddisfare le esigenze del medico) ma presuppone la produzione di una mole di informazioni ricca anche in termini quantitativi.

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Questo aspetto espone l’odontoiatra prescrittore – e, in alcuni casi, diretto esecutore – dell’esame alla possibilità di ritrovare reperti diagnostici inattesi o comunque non correlati alla motivazione per la quale lo stesso era stato richiesto. Ciò obbliga il professionista a considerare la necessità di sottoporre il paziente a valutazioni legate a tali possibili scoperte, se necessario anche presso altro specialista. Tale dilemma, di interesse anche medico-legale, coinvolge diverse discipline mediche: si pensi, ad esempio, al caso degli incidentalomi ipofisari, individuabili su risonanza magnetica nella semplice diagnostica della cefalea e comportanti valutazioni neurologiche, neurochirurgiche ed endocrinologiche.

Cose che non ci aspetteremmo di vedere in CBCT, eppure…

Un’interessante review, prodotta in Italia e pubblicata nel 2017 su ORAL & Implantology, ha considerato questa problematica della CBCT, che secondo Cha si è praticamente triplicata (dall’8 al 24% dei casi).

Tali reperti patologici sono solitamente asintomatici e sono distinti in due categorie: le variazioni dalla normale anatomia che non comportano conseguenze per il paziente e quelle che, al contrario, richiedono un approccio prima di proseguire con le terapie odontoiatriche.

Le condizioni potenzialmente più gravi sono rappresentate da neoformazioni tumorali o placche e calcificazioni dei vasi carotidei; chiaramente, si tratta di reperti non comuni, anche se in particolare le seconde risulterebbero sottodiagnosticate.

La presenza di corpi estranei, spesso di natura odontogena, è relativamente frequente: la CBCT permette non solo di riconoscere questi, ma anche di definirne il rapporto con i tessuti circostanti.

Le alterazioni delle vie aeree sono anch’esse abbastanza comuni, soprattutto nel paziente giovane (fascia tra i 12 e 16 anni): sinusiti (anch’esse spesso a base odontogena, soprattutto nell’adulto), cisti da ritenzione mucosa (visibili anche in OPT con aspetto “a sole nascente”), poliposi nasale, deviazione del setto, ipertrofia adenoidea e tonsillare. Un elemento particolare, che interessa principalmente l’ortodontista, è l’invaginazione del seno tra le radici del primo molare, possibile controindicazione forte alla distalizzazione dello stesso.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29876034

Scoperte incidentali alla CBCT e gestione clinica - Ultima modifica: 2019-02-08T06:39:13+00:00 da redazione