L'agente adesivo può essere definito come "un sottile strato di resina applicato tra la dentina condizionata e la matrice di resina del composito".
Nel corso degli anni ci sono state numerose classificazioni degli agenti adesivi dentinali: alcune di esse si basano sulla generazione, altre sul numero di passaggi clinici.
Con l'evoluzione delle tecnologie, gli adesivi dentali si sono evoluti dai sistemi no-etch a quelli total-etch (4a e 5a generazione) a quelli self-etch (6a, 7a e 8a generazione). Il concetto di generazione è stato utilizzato a causa della complessità degli agenti leganti, la varietà di classificazioni si riferisce a quando e in quale ordine questo tipo di adesivo è stato sviluppato dall'industria dentale.
Ecco un breve excursus in merito alle generazioni di adesivi dentali:
• I generazione (Pubblicati da Buonocore nel 1956): resina contenente acido glicerofosforico dimetacrilato si legava alla dentina mordenzata con acido. Questa generazione portava a risultati clinici molto scarsi ea una bassa forza di adesione.
• II generazione (fine anni ’70): fosfati polimerizzabili aggiunti alle resine bis-GMA per promuovere il legame al calcio nella struttura del dente mineralizzata. Questa generazione raggiungeva valori di adesione piuttosto bassi a causa della dissoluzione nel tempo dello smear layer e, conseguentemente, del legame instauratosi.
• III generazione (fine anni ’70 – inizio anni ’80) : introdotta la mordenzatura acida della dentina, con conseguente applicazione di primer e resina non riempita sia sulla dentina che sullo smalto. Le resine non riempite, tuttavia, non penetravano efficacemente lo strato di striscio.
• IV generazione (anni ’80 e ’90): componenti primari (mordenzante, primer e adesivo) confezionati in contenitori separati e applicati in sequenza. La dentina e lo smalto venivano mordenzati contemporaneamente con acido fosforico. A causa dei passaggi multipli, emerse la necessità di un sistema adesivo semplificato.
• V generazione (anni ’90): un solo flacone combina il primer e l'adesivo in un'unica soluzione da applicare su smalto e dentina contemporaneamente con acido fosforico (soluzione “one step” o “one bottle”). Gli adesivi di V generazione erano però inclini alla degradazione dell'acqua rispetto agli adesivi dentali di IV generazione.
• VI generazione (fine anni ’90-‘2000): introduzione dei primer automordenzanti. Questi adesivi aderivano bene alla dentina, ma il legame allo smalto era minore del 25% rispetto agli adesivi di IV e V generazione.
• VII generazione (1999-2005): Un unico flacone contenente tutti gli ingredienti necessari per l'adesione. Questi adesivi hanno dimostrato di avere la forza di adesione iniziale e a lungo termine più bassa di qualsiasi adesivo sul mercato odierno.
• VIII generazione (2010): contengono riempitivi di dimensioni nanometriche. Questi adesivi producono una migliore forza di adesione di smalto e dentina, assorbimento dello stress e maggiore durata.
Al giorno d'oggi, lo sviluppo di nuovi prodotti sta avvenendo a un ritmo senza precedenti.
Gli adesivi dentinali sono attualmente disponibili come sistemi a più fasi, a seconda di come vengono eseguite o semplificate le tre fasi cardinali di mordenzatura, priming e adesione al substrato del dente:
• Adesivi monofase che modificano lo smear layer;
• Adesivi in due fasi che modificano o eliminano lo smear layer;
• Adesivi in tre fasi che eliminano lo smear layer.
Infine, è stata ultimamente proposta una classificazione basata sulla strategia adesiva:
• Adesivi etch and rinse;
• Adesivi automordenzanti;
• Adesivi vetroionomeri e vetroionomeri modificati con resina.
Queste classificazioni in merito alla selezione della strategia adesiva e al numero di passaggi danno al dentista l'opportunità di decidere quali agenti e tecniche leganti utilizzare per i diversi trattamenti clinici.