Prudenza e dedizione, i criteri da seguire sempre

Riccardo Zoia, Professore Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano
Riccardo Zoia, Professore Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano
Riccardo Zoia, Professore Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano

Sul numero di febbraio de “Il dentista moderno” affronteremo il tema delle linee guida per la promozione della salute orale e delle raccomandazioni cliniche, “i due pilastri dell’odontoiatria”, per capire meglio come sono nate, a cosa servono e che destino avranno. Ma qual è la differenza tra queste due categorie? Qual è il loro significato dal punto di vista medico-legale? Per fare chiarezza anche su questi punti, abbiamo chiesto delucidazioni a Riccardo Zoia, Professore Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.

Professor Zoia, innanzitutto, dal punto di vista medico-legale, c’è differenza tra linee guida e raccomandazioni?

Pubblicità

Quando si parla di linee guida ci si riferisce a una categoria che, quantomeno in linea di definizione, è una procedura complessa e articolata fondata su caratteristiche scientifiche molto impegnative e approfondite: in essa intervengono multiple competenze (non escluse quelle dei pazienti, di addetti alla comunicazione ecc.) che sono indispensabili per una modulazione delle conoscenze scientifiche del momento tradotte in termini operativi. Vi sono studi che, dopo aver proceduto a un’analisi sistematica, giungono alla conclusione che, in realtà, solo un numero limitato di quelle che vengono chiamate “linee guida” lo sono realmente in termini di adeguatezza, correttezza e completezza dei criteri di redazione. Ė molto chiaro che si tratta di un termine abusato; così che la conoscenza e la verificabilità dei criteri e delle procedure di redazione di una linea guida sono divenuti gli elementi essenziali per una sua riconoscibilità e un suo valore. Questi sono un po’ anche i motivi che hanno condizionato la discussione medico legale e anche qualche motivazione giurisprudenziale sul concetto di linea guida. Una raccomandazione, che non aspira ad avere presupposti ed effetti simili a una vera linea guida, deve comunque essere fondata su dati scientifici che, ancorchè storicamente passibili di evoluzione, rappresentano un livello di evidenza di quel momento e sono stati vagliati criticamente.

Al di là delle ovvie ragioni che suggeriscono all’odontoiatra di seguirle con attenzione, qual è il significato medico-legale di tali indicazioni, in particolare delle raccomandazioni cliniche? In altre parole, in caso di contenzioso, averle seguite, quali vantaggi offre all’odontoiatra?

Ė ampiamente noto che dal momento dell’approvazione della cosiddetta Legge Balduzzi (L. 8 novembre 2012, n. 189) la discussione sulle linee guida e sulle pratiche mediche accreditate ha assunto un rilievo molto più sensibile nel tentativo di approfondire il significato delle possibili ripercussioni nel giudizio sulla condotta sanitaria. Questo testo normativo, infatti, seppur con riferimento al processo penale, cita espressamente il concetto di linea guida, indicandolo come un motivo di giustificazione dell’iter decisionale sanitario (con ripercussioni favorevoli nel giudizio sulla condotta operativa). Ė chiaro che anche l’analisi civilistica dei casi di sospetta responsabilità sanitaria è stata in qualche modo influenzata da questa norma. Ė certo che avere un riferimento scientificamente fondato a suggerimento delle proprie scelte cliniche rappresenta un motivo di sostegno e di forte motivazione nella dimostrazione dei presupposti delle proprie decisioni: questo è un principio che dovrebbe ritenersi scontato in relazione a un’impostazione evidenzialistica della medicina, anche indipendentemente dalla sussistenza o meno di linee guida. La cosa importante, dal lato medico legale, è di non trascurare mai un’analisi personalizzata del caso che si deve affrontare: le variabili individuali sono sempre il primo aspetto da indagare e considerare, anche in ambito odontoiatrico, ponderando con attenzione tutti gli elementi che possono rendere la situazione peculiare. Insomma, non si può ritenere il riferimento a una linea guida o a una raccomandazione un elemento di giustificazione assoluto a un atto sanitario prescindendo da possibili specificità di un caso. Questi argomenti, in fondo, sono anche quelli che emergono dall’analisi della giurisprudenza.

Ci sono eccezioni alla regola generale? In questi casi, l’odontoiatra come dovrebbe comportarsi?

Ispirare il proprio agire professionale a criteri di prudenza e di dedizione, che sono l’applicazione della cultura clinica e della competenza scientifica derivante dall’aggiornamento continuo e dallo studio, sono i veri parametri ai quali ispirarsi per un’adeguatezza del proprio lavoro; sono la vera strada di prevenzione del rischio e dell’eventuale conflitto a esso connesso.

Prudenza e dedizione, i criteri da seguire sempre - Ultima modifica: 2015-01-22T11:22:18+00:00 da Redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome