La sezione romana di Associazione Italiana Odontoiatri ha presentato alla Regione un’ipotesi di delibera per superare l’attuale complesso iter autorizzativo degli studi dentistici nel Lazio. “Oggi gli studi odontoiatrici in Lazio soggiacciono a una procedura autorizzativa complessa, onerosa e spesso foriera di contenziosi con la pubblica amministrazione, derivata dalla Riforma Bindi del 2000 e da leggi seguenti che portarono ad annoverare l’odontoiatria tra le pratiche invasive da autorizzare obbligatoriamente”, spiega il presidente AIO Roma Giovanni Migliano.
La delibera proposta da AIO per gli odontoiatri individua la differenza tra ambulatorio e studio secondo le moderne logiche giurisprudenziali e indica gli studi da sottoporre ad autorizzazione all’esercizio e gli altri.
Secondo i percorsi AIO Roma, condivisi con AIO nazionale, non necessitano di autorizzazione gli studi in cui si fanno interventi di conservativa, endodonzia, igiene e profilassi, chirurgia orale e implantologia in pazienti sopra i 5 anni, protesi, trattamenti di estetica odontoiatrica, anestesia locale, sedazione cosciente.
Vanno invece autorizzati gli studi in cui l’attività sanitaria è organizzata in forma d’impresa o le catene in franchising, o quelli dove si svolgono in contemporanea più attività specialistiche, o prestazioni invasive che comportano anestesia parziale o totale o aggreghino più competenze specialistiche. Non necessita di autorizzazione chi usa apparecchi radiologici occasionalmente. Un dentista che svolga attività non particolarmente complessa dovrà solo inviare all’Asl una comunicazione d’inizio attività via PEC in cui specifica che per aprire uno studio al dentista basta attestare abilitazione e iscrizione all’Ordine, planimetria e contratto d’uso dei locali, piano di sicurezza dello studio, contratto dello smaltimento dei rifiuti speciali.
Il segretario AIO Roma Stefano Colasanto vede pochi ostacoli nel tradurre in pratica l’ipotesi di delibera. “Ė facilmente ottenibile, se tutte le anime del dentale saranno unite nel chiederla e se la Regione si vorrà e ci vorrà semplificare la vita come previsto dalla legge e dalle sentenze dei giudici che hanno già dato ragione a molti colleghi (e come del resto ha previsto per i medici)”.