Da 50 anni la Società Italiana di Endodonzia studia ed elabora nuovi protocolli per semplificare la pratica quotidiana e rendere la disciplina sempre più accessibile. Quest’anno, a novembre, festeggia il suo operato con un congresso che apre alla multidisciplinarietà. Perché gli obiettivi davvero importanti si possono raggiungere solo con il contributo di tutti, come spiega il Presidente in carica in questa intervista.
Nel terzo millennio, tecnologie sempre più sofisticate e materiali innovativi hanno semplificato molte procedure e dato grande slancio alla pratica clinica odontoiatrica, endodonzia inclusa. Oggi è straordinariamente possibile raggiungere risultati fino a pochi anni fa impensabili, ottimizzando i tempi e migliorando la prevedibilità. L’entusiasmo per le novità, però, non può, da solo, essere sufficiente per garantire l’efficacia, la resa e la sicurezza delle nuove tecniche e dei materiali proposti. È necessario mettere a punto rigorosi protocolli ai quali il clinico possa attenersi con fiducia per tagliare il traguardo del successo terapeutico.
È proprio qui che entrano in gioco le società scientifiche, capaci, attraverso uno studio costante e approfondito e con discussioni e confronti che valutino tutte le sfaccettature di un problema clinico, di assumere il ruolo di utile guida superpartes.
Questa è anche la filosofia insita nel DNA della SIE, la Società italiana di Endodonzia, che quest’anno festeggia 50 anni dalla sua fondazione con il 39° Congresso Nazionale, a Roma dal 14 al 16 novembre.
Dottor Lendini, come è cambiata l’endodonzia negli ultimi anni?
I 50 anni della SIE sono un traguardo importante, che abbiamo raggiunto passando attraverso tanti cambiamenti. Lo sviluppo tecnologico in questo settore è travolgente, tanto che ogni sei mesi, ormai, dobbiamo confrontarci con dei cambiamenti. Il vantaggio è che le pratiche endodontiche sono diventate più prevedibili e più semplici, con importanti vantaggi anche e soprattutto per il dentista generico e per chi non ha una formazione specifica in endodonzia. Una grande opportunità è arrivata con l’avvento degli strumenti meccanici in nichel titanio, che hanno semplificato le procedure. All’inizio il loro corretto utilizzo non era scontato e in alcuni casi potevano verificarsi problematiche, ma negli ultimi 10-15 anni questi strumenti hanno avuto un’evoluzione molto rapida e oggi sono in grado di rendere il lavoro dell’odontoiatra più facile, perché semplificano le procedure.
Non solo: anche le metodologie di otturazione dei canali sono più semplici. In endodonzia chirurgica, poi, un salto di qualità è stato reso possibile dalla CBCT, uno strumento di secondo livello diagnostico importante che permette di vedere più elementi e di preparare un piano operativo minimamente invasivo ed estremamente preciso, confermando la diagnosi in maniera sicura.
Quale ruolo ha giocato la SIE in questi cambiamenti
L’importanza di una società scientifica risiede principalmente nella certificazione di protocolli che servono a offrire ai colleghi basi aggiornate e sicure su cui basare la propria operatività. I congressi servono a questo: ci si incontra e si ha l’opportunità di parlare con colleghi che hanno avuto modo di testare i nuovi materiali e le nuove tecniche. Insieme è possibile affrontare argomenti anche complessi, in modo da poter trovare il modo di semplificarli e renderli più fruibili, anche per chi non è uno specialista della materia.
Il risultato sono indicazioni cliniche molto precise, di cui tutti possono usufruire. La semplificazione delle tecniche è un aspetto davvero importante, perché i protocolli di utilizzo proposti dai produttori spesso hanno la necessità di essere migliorati sul campo, basandosi sull’esperienza clinica. Noi ci preoccupiamo di fornire indicazioni e informazioni concrete.
Talvolta sui nuovi temi discutiamo anche in modo acceso, ma sempre per cercare di arrivare a una sintesi e offrire indicazioni valide e molto pratiche ai colleghi.
Come è stato scelto il tema del congresso di quest’anno e quale significato ha per la comunità odontoiatrica?
Il punto di partenza si basa sempre sugli ultimi protocolli. Lo scorso anno il congresso è stato in gran parte dedicato a una nuova categoria di cementi bioceramici che hanno particolare biocompatibilità con i tessuti naturali e si possono impiegare bene nelle tecniche di otturazione canalare, dove è obbligatorio preparare il canale senza distruggere il dente, rispettare l’anatomia, applicare tutti i protocolli di disinfezione e, infine, otturare con materiali stabili e non invasivi, rispettosi del parodonto e della struttura ossea.
Al congresso abbiamo effettuato una disamina molto approfondita sull’evoluzione dei cementi endodontici, credo molto utile per chi li utilizza quotidianamente.
Nel congresso di quest’anno il tema conduttore sarà sempre l’Endodonzia, ma vista attraverso una disamina di confronto e integrazione con altre discipline, che saranno nel contesto congressuale rappresentate da professionisti scelti per dare il proprio apporto nei rispettivi ambiti di interesse.
Da qui il titolo: Le Fondamenta della Multidisciplinarietà: 5 Discipline, 18 Relatori, da Dove Partire? Ad esempio, interverrà in veste di relatore anche Federico Ferraris, il Presidente dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa, che presenterà una relazione dal titolo: “L’approccio mini invasivo nelle riabilitazioni estetiche per il mantenimento della vitalità pulpare”.
Il congresso è molto articolato e, appunto, segue un filo logico multidisciplinare: protesi, odontoiatria restaurativa, chirurgia e anche medicina legale.
Qual è il ruolo della medicina legale nella pratica endodontica e perché è importante per i clinici conoscerne i principi?
Oggi la nostra protezione è più complessa, ma noi clinici raramente conosciamo a fondo la medicina legale. Quando i pazienti si presentano con problemi di natura medico-legale, sia per chiedere un consulto sia per ottenere un ritrattamento, siamo costretti ad assumerci una responsabilità.
Purtroppo, però, molte situazioni di primo acchito possono non essere chiare e la futurologia del caso clinico, ossia quali sono i rischi, cosa fare e perché farlo sono purtroppo ancora oggi problematiche che spesso il clinico sottovaluta. Nella relazione a due dal titolo “Contenziosi Medico Legali: Confronto e orientamento su casi semplici e complessi nella pratica clinica quotidiana” che presenteremo al congresso con Gian Luca Roggero, esporremo casi clinici particolari che potrebbero avere risvolti problematici, mentre lo specialista legale offrirà informazioni su rischi, comportamenti e conseguenze di quelle che potrebbero essere alcune nostre scelte.
Quando ha iniziato a occuparsi di Endodonzia?
Faccio il clinico dal 1992 e dunque ho cominciato in un momento storico in cui i giovani iniziavano a sperimentarsi nella pratica guidati da colleghi più anziani, e spesso questo avveniva proprio partendo dall’endodonzia. Era una disciplina difficile e, proprio per tale motivo, in pochi avevano voglia di occuparsene. La preparazione dei casi clinici per diventare socio attivo della SIE ha in effetti rappresentato per me un periodo molto importante e molto stressante, che però mi ha abituato alla razionalità dei controlli clinici. L’endodonzia è la base dell’odontoiatria: senza un’endodonzia fatta bene non si può avere un buon risultato. Non a caso il mio primo, grande investimento pochi anni dopo la laurea è stato il microscopio operatorio. È uno strumento che permette di fare ancora meglio quello che già sappiamo fare e di lavorare nella bocca del paziente con una risoluzione fino a 28-30 ingrandimenti, ossia nettamente superiore rispetto a quella offerta dagli occhialini. Il range tra 8 e 15 ingrandimenti è fondamentale per operare correttamente in endodonzia, ad esempio trovare un canale o asportare uno strumento rotto che si trova all’interno di un canale. Per noi è uno strumento così importante che abbiamo attivato corsi a tema dedicati alle figure dello studio odontoiatrico che assistono l'endodontista alla poltrona.
Un consiglio che darebbe agli studenti che si affacciano all’endodonzia?
Oggi i giovani apprendono rapidamente, e va detto che in endodonzia la tecnica di per sé non è difficile, il problema casomai è la scelta della tecnica da applicare in relazione al tipo di anatomia con cui ci si deve confrontare. I giovani colleghi hanno bisogno di informarsi e di scegliere corsi utili per affinare l’abilità clinica e diagnostica, senza però commettere l’errore di frequentare fin dall’inizio corsi molto sofisticati. L’apprendimento deve essere graduale, sempre
Cosa significa essere un socio attivo della SIE e quali sono i requisiti per diventarlo?
La figura del Socio Attivo è quella che ha maggiore rilevanza all’interno della SIE, perché può partecipare a tutte le attività societarie. Significa entrare a far parte di un gruppo ristretto, composto da circa 200 soci attivissimi anche sul territorio, in ambito locale. La nostra mission è la formazione e studiamo i nostri eventi per offrire ai colleghi aggiornamenti e nuove prospettive, dimostrando che oggi si può accedere facilmente alla endodonzia con ottimi livelli di qualità. L’ammissione dei Soci attivi viene valutata attraverso un punteggio che si basa sui casi clinici e i lavori scientifici allegati al momento in cui si presenta la domanda. I casi devono avere almeno due anni di storia e presentare guarigione completa. La qualità necessaria, la più importante, è possedere un coinvolgimento e una devozione particolare alla disciplina.
Quali risorse offre la SIE ai suoi soci?
Oltre ai congressi e alla formazione, sul nostro sito endodonzia.it è possibile cercare per regione e per città i soci attivi, punti di riferimento ai quali i colleghi possono rivolgersi se necessitano di indicazioni specifiche o quando hanno bisogno di appoggiare un paziente per una prestazione che non si sentono in grado di svolgere. Spesso si tratta di casi di endodonzia chirurgica, che richiede un livello maggiore di specializzazione e necessita l’uso del microscopio e l’applicazione di tecniche minimamente invasive, eseguibili solo se si ha l’esatta cognizione di quello che si deve fare.
C’è un caso complesso che ancora ricorda?
Più che complesso, direi un caso che va in contrasto con l’abitudine e la tendenza attuale, abbracciata da molti colleghi, di sacrificare con facilità un elemento dentario compromesso per sostituirlo con un impianto. Ricordo un signore anziano con un dente già curato più volte per una lesione apicale, senza risultati soddisfacenti. Era una situazione difficile, gli ho spiegato che in casi analoghi il dente si può anche ritrattare, ma la percentuale di successo è molto bassa. «Non si preoccupi, voglio salvarlo, ci provi, poi vediamo», insisteva lui. Eseguendo il trattamento ho trovato dei canali accessori, li ho recuperati e chiusi. Dopo una ricostruzione complessa, in 6 mesi la guarigione è arrivata. Per 10 anni quel paziente ha continuato a venire in studio. All’epoca era un’eccezione, perché i pazienti accettavano i trattamenti proposti senza comprendere. Oggi sono molto più presenti e consapevoli e prima di perdere un dente vogliono capire se ci sono scelte diverse. Intendiamoci, l’impianto è una valida alternativa al dente naturale che non può più essere conservato, ma il dente naturale è importantissimo per estetica, funzione, e anche per la sensibilità che ha. Anche qui SIE ha un ruolo importante: cerchiamo di rendere consapevoli i pazienti del fatto che togliere un dente è un’amputazione, facendo loro comprendere che le alternative esistono. Per questo sul nostro sito abbiamo aggiunto anche una sezione con informazioni per i pazienti. La SIE fa parte, inoltre, come altre società scientifiche, di ASSO, Associazione Società Scientifiche Odontoiatriche, con cui siamo impegnati in una campagna informativa contro le fake news.
Libero professionista in Torino con attività prevalentemente orientata verso endodonzia clinica e chirurgica, chirurgia orale e implantologia. È Presidente della Società Italiana di Endodonzia 2023-2024. Relatore in congressi e corsi nazionali e internazionali. Autore di articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali. Coautore di testi specialistici pubblicati in Italia, negli Stati Uniti e in altri Paesi. Settori di competenza: Endodonzia clinica e chirurgica, chirurgia implantare.