La malattia perimplantare è tra le complicazioni più temute da implantologi e protesisti; per quanto sia assodato il ruolo primario del biofilm, restano ancora molte lacune nelle nostre conoscenze, dato anche il ruolo dei fattori individuali che contribuiscono alla sua insorgenza e progressione. Su questo tema la rassegna del mese presenta alcuni recenti articoli.
Formazione iniziale del biofilm su campioni di titanio con superficie ruvida e liscia. Revisione sistematica di studi clinici
Scheeren Brum R, Apaza-Bedoya K, Labes LG, Volpato CÂM, Pimenta AL, Benfatti CAM. Early Biofilm Formation on Rough and Smooth Titanium Specimens: a Systematic Review of Clinical Studies. J Oral Maxillofac Res. 2021 Dec 31;12
Entrato nell’uso clinico con superficie liscia o con rugosità minima (< 0,5 micron), il titanio è stato progressivamente impiegato con superfici sempre meno regolari (arrivando fino a 2 micron) allo scopo di stimolare l’attività cellulare (piastrine e osteoblasti) e di migliorarne l’osseointegrazione ampliando l’interfaccia con l’osso.
Per eliminare il possibile ruolo concausale di altri fattori che possono pesare nel corso del tempo (tipo di protesi, parafunzioni, igiene individuale, qualità della mucosa, salute generale), gli autori hanno selezionato solo le ricerche relative alla formazione del biofilm nei primi giorni dopo l’inserimento dell’impianto, individuandone cinque che soddisfacevano i criteri di inclusione (tra i quali uno italiano). Sommando i vari campioni, il totale era di 56 volontari, raccolti con criteri non omogenei: in uno studio non era specificata la ripartizione tra sessi, in due non era specificata l’esclusione di soggetti fumatori, in altri due non era considerato fattore di esclusione l’uso di collutori antibatterici durante la ricerca. Fortunatamente, lo era almeno l’uso di antibiotici.
Disomogenei anche i metodi per la valutazione del biofilm (profilometria con laser, microscopia confocale) e i tempi (da uno a tre giorni dopo). Alla fine, non risultava nessuna differenza significativa in tre studi mentre in uno il titanio con rugosità minima (0,5–1 micron) mostrava la contaminazione più alta e nell’ultimo era invece il titanio con superficie liscia a condividere questo risultato.
Tra gli aspetti criticabili dei protocolli seguiti la mancanza di un gruppo di controllo e la misurazione unica (in nessuno studio il biofilm era stato prelevato più di una volta per ogni soggetto).
Formazione del biofilm su titanio e zirconia. Studio diacronico in vivo
Desch A, Freifrau von Maltzahn N, Stumpp N, Dalton M, Yang I, Stiesch M. Biofilm formation on zirconia and titanium over time-An in vivo model study. Clin Oral Implants Res. 2020 Sep;31(9):865-880.
Qualche certezza in più sull’argomento proviene da questa ricerca in cui 12 volontari hanno ospitato nel loro cavo orale uno splint in composito sul quale erano stati fissati 4 campioni di titanio e 4 di zirconia. A distanza di 6 ore, 24 ore, 3 e 5 giorni, è stato analizzato il biofilm formatosi mediante microscopia confocale a scansione laser (che permette la ricostruzione in 3D con risoluzione submicrometrica) e analisi del genoma batterico mediante ricerca delle sequenze di Rna ribosomiale. Gli autori hanno così potuto vedere che non è tanto il materiale a influenzare il volume o il rapporto specie vitali/non vitali quanto il tempo trascorso. In ordine di frequenza le specie più rappresentate sono risultate Streptococcus, Neisseria, Rothia, Haemophilus, Gemella e Abiotrophia. A eccezione di una lieve differenza nelle colonie di Veillonella in una delle misurazioni, non si sono evidenziate ulteriori differenze significative. Poiché gli autori scrivono che la quantità e la biodiversità del biofilm aumenta con il tempo, sarebbe interessante ripetere lo studio con tempi di osservazione più lunghi.
Effetto delle superfici in zirconia e in titanio sulla formazione del biofilm e sui parametri immunologici dell’ospite
Kniha K, Heussen N, Modabber A, Hölzle F, Möhlhenrich SC. The effect of zirconia and titanium surfaces on biofilm formation and on host-derived immunological parameters. Int J Oral Maxillofac Surg. 2021 Oct;50(10):1361-1374
Il fine che si sono proposti gli autori è stato quello di analizzare la letteratura disponibile per capire le relazioni tra titanio, zirconia e biofilm. Sono stati individuati 39 studi (8 studi randomizzati e 14 studi clinici, di cui 6 con protocollo split-mouth) di cui 21 in vivo per un totale di 320 pazienti. Il valore medio di rugosità dei vari tipi di impianti era quasi uguale: 0,62 micron per la zirconia, 0,66 per il titanio; nessuna differenza di rilievo anche per l’angolo di contatto (parametro correlato con l’adesione iniziale dei batteri). Per quanto riguarda la conta batterica è stato possibile utilizzare solo 6 studi per la metanalisi che non ha rivelato differenze significative tra i due materiali sia in vivo sia in vitro.
Risultato analogo per l’adesione batterica (parametro direttamente collegato alla rugosità superficiale per valori superiori a 0,2 micron), anche se uno degli studi (dei tre inclusi nella metanalisi) riportava una differenza significativa a favore della zirconia; degli studi esaminati ma non includibili nella metanalisi, 10 riportavano un minore accumulo iniziale sulle superfici in zirconia. L’eterogeneità dei protocolli (differente durata di osservazione etc) ha ridotto a due il numero degli studi per la metanalisi dello spessore del biofilm: nessuna differenza significativa, anche se in 4 dei 39 studi il titanio mostrava valori più alti. Paragonando i risultati in vivo e in vitro non sono emerse differenze rilevanti. Dal punto di vista immunologico, 3 studi in vivo hanno rilevato una prevalenza di infiltrato infiammatorio (citochine) in presenza di titanio. Nel complesso, la zirconia pare offrire condizioni meno favorevoli per il biofilm ma, come spesso capita, gli autori concludono che sono necessari ulteriori studi con protocolli più omogenei.