Nella lucidatura del composito, la pressione conta più dell’ingrandimento

Lucidatura del composito
Close-up Of Woman Having Her Dental Checkup

La lucidatura del composito rappresenta una fase critica nel successo estetico e funzionale dei restauri diretti. La qualità della superficie influisce non solo sulla lucentezza finale, ma anche sulla resistenza alla placca e sulla durabilità del restauro. Un recente studio condotto presso il Dipartimento di Odontoiatria Restaurativa dell'Università della Salute e della Tecnologia di Istanbul, Turchia, ha analizzato due variabili spesso trascurate nella pratica clinica quotidiana: la forza applicata durante la lucidatura e l’uso dell’ingrandimento ottico.

Come hanno operato i ricercatori

Gli autori hanno valutato come la forza di pressione, controllata o non controllata, e l’impiego di loupes a 3,5× possano modificare la rugosità superficiale e la lucentezza di due resine composite di diversa composizione, una micro-ibrida e una nano-ibrida fluida. Lo studio ha inoltre confrontato due sistemi di lucidatura di uso comune, Sof-Lex Discs a tre step e Twist Dia a due step, ampiamente diffusi nella pratica odontoiatrica. I ricercatori hanno realizzato ottanta campioni standardizzati di composito con diametro di 10 millimetri e spessore di 2 millimetri. Per poi sottoporre le superfici a lucidatura per 30 secondi, per ciascun passaggio. Variando la forza applicata, controllata tra 2 e 4 newton o libera, e l’uso o meno di ingrandimento ottico. Successivamente hanno misurato la rugosità mediante profilometro e il grado di lucentezza con glossometro, applicando un’analisi statistica multifattoriale.

I risultati osservati

L’analisi ha evidenziato differenze significative legate alla forza di pressione. L’uso di una forza non controllata ha generato superfici più ruvide ma anche più brillanti rispetto a una pressione costante e moderata. Il sistema Twist Dia ha prodotto rugosità leggermente superiori. Tuttavia ha raggiunto i valori di gloss più elevati, indicando una potenziale superiorità estetica nei restauri anteriori. L’ingrandimento ottico a 3,5× non ha mostrato effetti statisticamente rilevanti né sulla rugosità né sulla lucentezza. Probabilmente a causa del tempo di lucidatura limitato a 30 secondi. È stata inoltre osservata una correlazione negativa moderata tra rugosità e lucentezza solo nel composito fluido nano-ibrido.

Interpretazione clinica

I risultati suggeriscono che la forza di pressione esercitata dall’operatore è un parametro determinante per ottimizzare la lucidatura del composito. Una pressione eccessiva può alterare la microstruttura superficiale. Ma allo stesso tempo incrementare la riflessione della luce, migliorando la brillantezza apparente. Viceversa, una forza troppo lieve riduce l’efficacia abrasiva e può lasciare micro-irregolarità visibili. Dal punto di vista clinico, l’uso dell’ingrandimento non sembra migliorare le performance di lucidatura in tempi brevi. Anche se può risultare utile per una maggiore precisione nelle zone marginali e nei restauri complessi.

Come ottenere una buona qualità del restauro

La ricerca, pubblicata su BMC Oral Health, sottolinea come la qualità finale del restauro estetico non dipenda solo dai materiali o dagli strumenti, ma anche dalla variabilità manuale dell’operatore. Per ottenere superfici ottimali è consigliabile mantenere una forza di lucidatura moderata e costante, calibrata in base al sistema impiegato. L’attenzione a questi dettagli tecnici, spesso sottovalutati, può garantire un controllo estetico e funzionale più stabile nel tempo, riducendo il rischio di usura precoce o accumulo di placca.

Nella lucidatura del composito, la pressione conta più dell’ingrandimento - Ultima modifica: 2025-11-28T12:56:43+01:00 da Pierluigi Altea
Nella lucidatura del composito, la pressione conta più dell’ingrandimento - Ultima modifica: 2025-11-28T12:56:43+01:00 da Pierluigi Altea