Agli anestetici locali e alle alternative possibili è dedicato l’aggiornamento monografico appena pubblicato su Il Dentista Moderno (novembre 2018). Il lavoro, scritto da Andrea Carlo Butti, odontoiatra libero professionista, nonché responsabile del team ortodontico del Reparto di Riabilitazione orale dell’Università degli Studi di Milano, presso l’Istituto Stomatologico Italiano, con l’aiuto di Giuseppe Duvia e Francesca Parisi, mira a chiarire il problema dei pazienti allergici agli anestetici locali più diffusi e a come sostituirli, per esempio affidandosi agli antistaminici o alla crioanestesia, ma anche alla TENS e all’agopuntura.
I contenuti dell’aggiornamento monografico dedicato all’anestesiologia
“In questo lavoro”, spiega Butti, “da una parte abbiamo voluto chiarire il problema delle reazioni avverse agli anestetici, che non sempre sono allergie vere e proprie, ma solo reazioni tossiche di cui però si deve tener conto. Nei pazienti realmente ipersensibilizzati, che tipicamente spesso riferiscono allergie a “tutte-le-caine”, può essere indicato optare per una molecola di anestetico differente da quella che ha causato il problema, eventualmente associando una premedicazione con corticosteroidi. Un’alternativa potrebbe essere costituita dall’uso off-label di alcune molecole antistaminiche, che iniettate localmente presentano una certa attività anestetica. Come ulteriore opzione si possono considerare altre tecniche alternative di anestesia come la crioanestesia, la TENS e l’agopuntura”.
I limiti degli anestetici locali
Le tecniche alternative di anestesia vanno considerate per quello che sono. “D’altro canto”, fa notare Butti, “se questi sistemi avessero la stessa efficacia degli anestetici locali la loro diffusione sarebbe ormai ampia e avrebbero da tempo soppiantato l’uso dei farmaci tradizionali”.
L’agopuntura poi in particolare, ricorda Butti, richiede un certo grado di perizia da parte degli operatori, con manovre un po’ più complesse rispetto alla semplice iniezione del farmaco. “È comunque doveroso ricordare che, anche impiegando gli anestetici locali tradizionali, non sempre si riesce a ottenere un completo grado di anestesia“, dice Butti, “di conseguenza in un paziente allergico che deve sottoporsi a una procedura non eccessivamente invasiva, una “riduzione del dolore”, anche solo parziale, potrebbe comunque essere un compromesso accettabile, rispetto al rischio di essere esposto a una grave reazione allergica”.