L’endodonzia è una branca odontoiatrica che include differenti tecniche e approcci terapeutici in base al tipo di lesione che dobbiamo trattare. In genere la metodica utilizzata per il trattamento delle infezioni localizzate nella regione dell’apice radicolare degli elementi dentali è la terapia canalare eseguita per via ortograda. Quando però la lesione persiste, oppure si riscontra l’impossibilità di percorrere il tragitto passando dalla corona sino a raggiungere la struttura radicolare, allora è possibile optare per la chirurgia endodontica.
Questa soluzione risulta generalmente più invasiva rispetto all’approccio classico ma consente di risolvere problematiche altrimenti complesse da trattare (lesioni resilienti, calcificazioni, presenza di restauri protesici, ecc.).
Una volta eseguita quella che veniva definita apicectomia (oggi si preferisce utilizzare il termine chirurgia endodontica o endodonzia chirurgica), dunque dopo aver eliminato la causa della lesione periapicale, la regione ossea colpita dall’infezione non sempre si rigenera spontaneamente.
Esistono a questo proposito dei materiali che ne favoriscono il processo biologico, in alcuni casi riducendo i tempi di neo ossificazione.
Un recente studio ha valutato, mediante una revisione sistematica e una meta analisi, l’efficenza dei materiali utilizzati per la rigenerazione ossea abbinata alla chirurgia endodontica.
Nella ricerca, condotta da Sumangali e coll., sono stati selezionati 11 studi che comprendevano 459 pazienti, i quali sono stati divisi in due gruppi: gruppo casi (263) e gruppo controllo (196), con un’equa distribuzione di età e genere.
Il primo gruppo aveva subito anche l’intervento di chirurgia rigenerativa mentre sul gruppo controllo era stata effettuata solamente la chirurgia endodontica.
Sono stati presi in esame i risultati clinici e radiografici, con follow up di 1 anno, e sono stati confrontati valutando le differenze. Nell’analisi statistica i risultati sono stati considerati come successo o fallimento rigenerativo. Il successo è stato valutato come assenza di sintomi clinici con guarigione radiografica completa.
Per questa indagine sono stati utilizzati differenti materiali: membrane in e-PTFE, APC (concentrato piastrinico autologo), collagene e innesti ossei.
Dalla meta analisi effettuata è stato evidenziato come l’applicazione dei differenti metodi rigenerativi aiutasse l’ottenimento di risultati migliori rispetto al loro mancato utilizzo.
Inoltre i risultati più vantaggiosi si sono notati quando sono state posizionate le membrane a supporto degli innesti ossei.
Grazie ai dati consultabili nell’articolo completo è possibile affermare che l’applicazione delle procedure ossee rigenerative in combinazione alla chirurgia endodontica è in grado di garantire un risultato finale ottimale permettendo un buon recupero strutturale in assenza di sintomatologia.