La malattia parodontale è una patologia a carattere infiammatorio e costituisce il risultato della perdita di equilibrio a livello del microbiota orale. L'infezione cronica e l'infiammazione non risolta che ne consegue conducono alla distruzione, mediata dall'ospite stesso, dei tessuti parodontali molli e duri, incluso l'osso alveolare. Un elemento di difficoltà nel trattamento della patologia consiste proprio nel controllo dell'infiammazione, che richiede terapia attiva e invasiva, al fine di arrestare il riassorbimento osseo. A maggior ragione ancora più complessa risulta la possibilità di rigenerare i tessuti. Sul tema della difficoltà del controllo dell'infiammazione si sofferma un'interessante revisione condotta da Van Dyke e Sima e recentemente pubblicata su Periodontology 2000, il cui titolo si domanda se l'infiammazione cronica parodontale sia effettivamente risolvibile.
La risoluzione dell'infiammazione parodontale non è il risultato del semplice arrestarsi della produzione di mediatori pro-infiammatori ma costituisce un processo biochimico e metabolico attivo, che coinvolge altri mediatori lipidici, battezzati appunto resolvine, protectine, oltre a maresine e ad alcune lipossine.
Un modello di patologia utile a chiarire le basi biologiche del problema è fornito da quella che, considerando classificazioni oggi superate, sarebbe stata definita parodontite aggressiva localizzata, nella quale è stata osservata una marcata riduzione della sintesi di fattori pro-resolving (ad esempio la lipossina A4) a vantaggio dei fattori pro-infiammatori (leucotriene B4).
I farmaci antinfiammatori di uso comune agiscono come inibitori enzimatici (ad esempio sulla ciclo-ossigenasi) o come antagonisti recettoriali (ad esempio del fattore di necrosi tumorale). Il blocco di questi pathway avviene in maniera aspecifica a livello sistemico, indipendentemente dallo stato infiammatorio.
La risposta potrebbe arrivare con l'uso di mediatori lipidici specifici, in grado di legarsi esclusivamente ai recettori pro-infiammatori attivi e di segnalare direttamente l'arresto dell'infiammazione, attraverso un sistema a feedforward. Nel suo articolo del 2017, Serhan ha considerato anche la possibilità di un'aggiunta esogena di mediatori lipidici pro-resolving.
In ultima analisi, i trial che hanno ottenuto l'effettivo ripristino di un'adeguata risoluzione dell'infiammazione dimostrano come i cambiamenti del microbioma e infine la distruzione infiammatoria cronica dei tessuti parodontali sia direttamente correlati a fallimento della risoluzione del processo infiammatorio.
Il prossimo futuro sarà orientato, considerando in primo luogo la diagnosi, verso la medicina personalizzata. Questa consisterebbe nella possibilità di profilare il paziente attraverso metodiche di genomica e proteomica.
Sul piano terapeutico, poi, è probabile che i protocolli attuali, essenzialmente basati sulla terapia meccanica, verranno aggiornati dal punto di vista farmacologico, attraverso l'introduzione di nuove molecole dotate di azione specifica, sia antinfiammatoria che pro-resolving.