Impianto danneggiato: un nuovo metodo per recuperarlo

Un impianto danneggiato internamente può rappresentare un problema per il clinico. Se la filettatura è compromessa, infatti, potrebbe rendersi necessaria la rimozione dell'impianto. Uno studio, pubblicato sul Journal of implantology and applied sciences, illustra i vantaggi di un metodo alternativo. La tecnica è stata ideata da un gruppo di ricercatori coreani del Dipartimento di Protesi Dentaria del Seoul St. Mary's Dental Hospital, gli autori stessi della ricerca.

Le complicanze meccaniche, più frequenti di quelle biologiche

Gli interventi di implantologia, ormai entrati nella routine dell'odontoiatria, richiedono grande attenzione su diversi fronti. Solitamente mostrano alti tassi di successo, tuttavia le complicanze, sempre possibili, spingono i clinici più attenti a non abbassare mai la guardia. I controlli periodici servono a questo, a tenere lontane le complicanze biologiche, come la perimplantite, la più temuta, ma anche quelle meccaniche, più frequenti e a volte persino più insidiose se trascurate. Tuttavia, i pazienti non sempre seguono le indicazioni cliniche e spesso trascurano i controlli.

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Il caso clinico

Gli operatori del Dipartimento di Protesi Dentaria del Seoul St. Mary's Dental Hospital si sono trovati di fronte a un caso difficile, ma per certi versi emblematico. La paziente, una donna di 42 anni, lamentava un problema di mobilità ad un impianto inserito 10 anni prima per sostituire il primo molare mascellare sinistro. Dopo avere recuperato la protesi implantare, i clinici hanno rilevato una frattura della vite dell'abutment, la cui rimozione ha danneggiato la filettatura interna dell'impianto, comproomettendone il funzionamento.

La soluzione adottata per salvare l'impianto danneggiato

In questi casi, la rimozione dell'impianto è la strada maestra. Il team coreano ha optato invece per un'altra soluzione che ha risparmiato alla paziente, odontofobica, l'intervento per la rimozione, ma anche quello per l'inserimento di un nuovo impianto. Gli operatori hanno fabbricato un perno fuso personalizzato e cementato la protesi, senza dover rimuovere l'impianto. La cementazione del perno fuso è stata eseguita impiegando un cemento a base di resina autopolimerizzabile. Al follow-up di 2 anni, non sono state rilevate complicanze, né segni di distacco del moncone o della protesi, segno che il metodo alternativo funziona.

Impianto danneggiato: un nuovo metodo per recuperarlo - Ultima modifica: 2023-04-11T08:57:33+00:00 da Pierluigi Altea
Impianto danneggiato: un nuovo metodo per recuperarlo - Ultima modifica: 2023-04-11T08:57:33+00:00 da Pierluigi Altea