Autori
Eduardo Anitua DDS, MD, PhD
Studio privato di implantologia orale, Istituto Eduardo Anitua, Vitoria, Spagna.
Ricercatore clinico, Fondazione Eduardo Anitua, Vitoria, Spagna.
Istituto Universitario di Medicina Rigenerativa e Implantologia Orale – UIRMI (UPV/EHU-Fundación Eduardo Anitua), Vitoria, Spagna
Abstract
La riabilitazione delle aree posteriori del mascellare superiore con bassa densità ossea per unità dentali singole rappresenta una sfida significativa. Attualmente, l’utilizzo di impianti corti e ultra-corti offre una soluzione efficace. Il loro impiego in combinazione con tecniche complementari come il sollevamento del seno transcrestale è ampiamente documentato nella letteratura internazionale. In questo studio, abbiamo analizzato retrospettivamente il comportamento di impianti corti (lunghezza 5,5 e 6,5 mm) inseriti nelle aree dei secondi molari superiori con un sollevamento del seno transcrestale tra 0,5 e 2 mm. È stato utilizzato materiale da innesto osseo autologo particolato, imbevuto in PRGF-Endoret e gli impianti sono stati riabilitati come unità singole.
I dati sono stati raccolti retrospettivamente da pazienti sottoposti a riabilitazione di un singolo dente nelle posizioni dei secondi molari superiori tra gennaio 2015 e gennaio 2017. È stato effettuato un sollevamento del seno transcrestale di 0,5-3 mm, il che significa che la cresta ossea residua era 0,5-3 mm inferiore rispetto all’altezza iniziale dell’impianto da inserire. Gli impianti sono stati inseriti utilizzando la tecnica di fresatura biologica (a bassa velocità senza irrigazione), e tutto il volume osseo rimosso durante la fresatura è stato raccolto in un contenitore imbevuto in PRGF-Endoret (frazione 2, senza attivazione) per il successivo utilizzo come materiale da innesto per il sollevamento crestale. La variabile principale studiata è stata la sopravvivenza dell’impianto, mentre le variabili secondarie includevano la stabilità ossea crestale e le complicazioni chirurgiche e/o protesiche, se presenti.
Sono stati reclutati 25 pazienti che soddisfacevano i criteri di inclusione, e sono stati inseriti 29 impianti (4 pazienti hanno ricevuto il trattamento per entrambi i secondi molari superiori). Tutti gli impianti hanno subito un sollevamento del seno transcrestale al momento dell’inserimento, con un guadagno osseo apicale di 2 mm nel 31% dei casi, 1 mm nel 41,4% dei casi e 0,5 mm nel 27,6% dei casi. In tutti i casi è stato utilizzato osso autologo derivato dal sito di fresatura combinato con PRGF-Endoret frazione 2 come materiale da innesto. Tutti gli impianti sono stati riabilitati come unità singole utilizzando monconi transepiteliali Unit®. La perdita ossea mesiale media alla fine del follow-up è stata di 0,12 mm (+/- 0,54), mentre la perdita ossea distale media è stata di 0,24 mm (+/- 0,73). Nei casi di secondi molari superiori, dove è necessario inserire un impianto corto (5,5 o 6,5 mm) con sollevamento del seno transcrestale, è fondamentale seguire protocolli accurati per il posizionamento, la fresatura e il carico. Quando questi protocolli vengono applicati in modo coerente e riproducibile, come dimostrato in questa serie di casi, i risultati sono favorevoli e duraturi, raggiungendo il successo del trattamento anche in situazioni di densità ossea compromessa.
Rehabilitation of maxillary second molar with short implant, transcrestal sinus lift and autologous graft. Case series with retrospective analysis
The rehabilitation of posterior maxillary areas with low bone density for single-tooth units poses a significant challenge. Currently, the use of short and ultra-short implants offers a viable solution. Their application, combined with complementary techniques such as transcrestal sinus elevation, is well-documented in international literature. In this study, we retrospectively analyzed the performance of short implants (5.5 and 6.5 mm in length) placed in maxillary second molar positions with transcrestal elevation between 0.5 and 2 mm. Particulate autologous bone graft material embedded in PRGF-Endoret was used, and the implants were rehabilitated as single units.
Data were collected retrospectively from patients who underwent single-tooth rehabilitation in maxillary second molar positions between January 2015 and January 2017. A transcrestal elevation of 0.5 to 3 mm was performed, meaning that the residual bone ridge was 0.5 to 3 mm shorter than the initial height of the implant to be placed. Implants were inserted using biological drilling (low speed without irrigation), and the entire bone volume dislodged during drilling was collected in a container soaked in PRGF-Endoret (fraction 2, without activation) for subsequent use as grafting material during crestal elevation.
The main variable studied was implant survival, with secondary variables including crestal bone stability and surgical and/or prosthetic complications, if any.
Twenty-five patients meeting the inclusion criteria were recruited, and 29 implants were placed (4 patients had both upper second molars treated). All implants underwent transcrestal sinus lift at the time of placement, with apical bone gain of 2 mm in 31% of cases, 1 mm in 41.4% of cases, and 0.5 mm in 27.6% of cases. In all cases, autologous bone from the drilling site combined with PRGF-Endoret fraction 2 was used as graft material.
All implants were rehabilitated as single units using Unit® transepithelial abutments. Mean mesial bone loss at the end of follow-up was 0.12 mm (+/- 0.54), while mean distal bone loss was 0.24 mm (+/- 0.73).
In cases involving upper second molars, where short implants (5.5 or 6.5 mm) with transcrestal sinus lift are required, adherence to careful placement, drilling, and loading protocols is essential. When these protocols are consistently applied and reproducible, as demonstrated in this case series, the results are favorable and long-lasting, achieving treatment success even in cases with compromised bone density.
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