L’alveolar ridge preservation costituisce una procedura, normalmente contemplata nel contesto della rigenerazione ossea guidata che prevede il posizionamento di biomateriali (sostituti ossei, membrane) nell’alveolo postestrattivo. Essa ha lo scopo di minimizzare le variazioni, a livello di tessuti duri e molli, che fisiologicamente seguono l’estrazione.

Semplificando le indicazioni cliniche, la ridge preservation può essere impiegata a fronte di difetti ossei inferiori al 50%. Superata tale soglia, diventa necessario adottare tecniche più complesse, definite quindi di ridge augmentation.

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Ciò può essere utile a livello mandibolare, dove la corticale vestibolare, a livello anteriore, è spesso inferiore a 1 mm, il che può interferire con il risultato estetico di una riabilitazione implanto-protesica. Al momento dell’inserimento dell’impianto, uno spessore superiore a 1.8 mm, sempre a livello vestibolare, può favorire il guadagno osseo o, quantomeno, ridurne il riassorbimento.

Negli anni, queste evidenze state descrite da più revisioni sistematiche: nessuna di queste, però, ha affrontato in tema in relazione a uno specifico protocollo. Tali differenze possono emergere con la valutazione delle complicanze, ad esempio, confrontando gli esiti di un lembo lasciato guarire per prima o per seconda intenzione.

A proposito del lembo, gli ultimi anni hanno visto affermarsi l’interesse anche per la chirurgia implantare flapless.

A questo proposito, Atieh e colleghi si sono proposti di confrontare gli esiti della ridge preservation nel contesto di una chirurgia a lembo con quelli della ridge preservation associata a chirurgia flapless.

Gli autori hanno condotto una revisione sistematica, recentemente pubblicata sull’International Journal of Oral and Maxillofacial Surgery.

La revisione ha sondato i database MEDLINE, Embase, The Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL), metaRegister, ClinicalTrials, aggiornati a fine novembre 2020.

Partendo da una base di 743 report, i revisori hanno selezionato 11 studi da valutare integralmente, 6 dei quali sono stati poi esclusi. i 5 studi inclusi, tutti trial clinici randomizzati, sono stati giudicati, con una sola eccezione, a basso rischio di bias.

La meta-analisi non ha dimostrato alcuna differenza statisticamente significativa per quanto concerne l’outcome principale, ovvero il guadagno osseo: ciò attesta come la tecnica flapless possa essere valida quanto quella a lembo.

In aggiunta, la procedura flapless presenti vantaggi in termini di variazione dei tessuti molli e anche di dolore postoperatorio, avendo due degli studi considerati incluso una valutazione tramite scala visuo-analogica (VAS).

In conclusione, con le limitazioni della revisione sistematica, la principale delle quali è la necessità di implementazione del follow-up, si può attualmente affermare che, quando indicata, la ridge preservation con procedura flapless possa rappresentare una valida alternativa alla tecnica open.

Riferimenti bibliografici sul flapless
Flapless ridge preservation: indicazioni da una revisione sistematica - Ultima modifica: 2021-06-25T06:09:41+00:00 da redazione
Flapless ridge preservation: indicazioni da una revisione sistematica - Ultima modifica: 2021-06-25T06:09:41+00:00 da redazione

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