La fibrina ricca di piastrine (PRF), negli ultimi anni, ha guadagnato notevole attenzione in campo medico per i suoi benefici rispetto al plasma ricco di piastrine (PRP). Inizialmente disponibile solo in forma solida, la PRF ha subito importanti evoluzioni tecnologiche, culminando nel 2014 con lo sviluppo di una versione liquida e iniettabile: l'i-PRF (Injectable Platelet-Rich Fibrin). Come spiegano gli autori di uno studio guidato dal Dipartimento di Parodontologia dell'Università di Berna.
Le applicazioni in odontoiatria
Questa innovazione ha aperto nuove prospettive, soprattutto in odontoiatria. L'i-PRF si è rivelata preziosa in diversi ambiti, come la parodontologia rigenerativa, dove favorisce la rigenerazione dei tessuti parodontali. Nell'implantologia, invece, migliora l'integrazione degli impianti dentali. Inoltre, l'i-PRF è utilizzata in endodonzia per la rigenerazione pulpare, nelle iniezioni per l'articolazione temporo-mandibolare per ridurre il dolore e l'infiammazione. Questa biotecnologia trova applicazione persino nell'ortodonzia, perché nell'ambito del movimento ortodontico dei denti consente di accelerare il processo e migliorare la stabilità del trattamento. L'evoluzione delle tecniche di isolamento e dei protocolli ha permesso di ottenere concentrazioni più elevate di i-PRF, potenziando così i suoi effetti terapeutici.
Gli sviluppi più recenti
L'innovazione più recente riguarda il raffreddamento dell'i-PRF, che ne preserva la vitalità e ne prolunga l'efficacia clinica. L'i-PRF non si limita all'odontoiatria, trovando applicazioni anche in altre aree mediche come la cura delle ferite, la medicina sportiva, e l'estetica facciale. Tuttavia, è in odontoiatria che il suo impatto si sta rivelando particolarmente promettente, aprendo la strada a trattamenti più efficaci e meno invasivi, come descritto nello studio pubblicato su Periodontology 2000.
Cosa c'è dietro l'angolo
In futuro, la ricerca si concentrerà sull'utilizzo dell'i-PRF come veicolo di rilascio per farmaci, antibiotici e altre biomolecole, sfruttando la sua capacità di rilasciare in modo controllato e graduale le sostanze terapeutiche. Questo offrirà nuove possibilità per la cura delle malattie orali e sistemiche, patologie che oltretutto sono spesso correlate tra loro. Rendendo i trattamenti sempre meno invasivi, confortevoli ed efficaci, proprio come li desiderano i pazienti.