Il fluoro è da decenni un alleato imprescindibile nella prevenzione della carie, grazie alla sua capacità di rinforzare lo smalto e ridurre la demineralizzazione. Tuttavia, un recente studio, una revisione sistematica della letteratura condotta presso la School of Dentistry dell'Università dell'Indiana (USA), invita a guardare oltre la superficie dentale. L’articolo riassume le più recenti ricerche che, attraverso l’analisi metabolomica, hanno indagato come l’esposizione al fluoro possa influenzare non solo i tessuti, duri ma anche i processi biologici sistemici.
Il contributo della metabolomica
La metabolomica consente di mappare in modo dettagliato i cambiamenti nelle molecole coinvolte nei processi biochimici. Applicata allo studio del fluoro, questa tecnologia ha rivelato alterazioni nei percorsi energetici cellulari, nel metabolismo degli amminoacidi e dei lipidi e nella funzione mitocondriale. In particolare, esposizioni elevate o croniche sembrano interferire con la glicolisi, il ciclo di Krebs e la risposta allo stress ossidativo, suggerendo un possibile impatto del fluoro sul bilancio redox e sull’efficienza energetica delle cellule.
Dalle cellule ai tessuti: evidenze emergenti
La revisione segnala che la maggior parte dei dati proviene da modelli animali o cellulari, ma i pochi studi umani disponibili confermano alcune tendenze significative. In individui esposti a elevate concentrazioni ambientali di fluoro sono state osservate modifiche nei profili lipidici, variazioni dei corticosteroidi e alterazioni dei metaboliti intestinali. Queste evidenze non mettono in discussione il ruolo del fluoro nella salute orale. Tuttavia suggeriscono che i suoi effetti sistemici meritano attenzione, soprattutto in contesti di esposizione cumulativa o in soggetti sensibili, come bambini e anziani.
Implicazioni per la pratica odontoiatrica
Per l’odontoiatra, conoscere questi dati significa poter bilanciare efficacia preventiva e sicurezza. Nei pazienti pediatrici o con patologie sistemiche, è opportuno monitorare l’esposizione complessiva — acqua potabile, dentifrici, integratori o trattamenti professionali — e personalizzare i protocolli di fluoroprofilassi. Nei casi in cui si sospettino manifestazioni di fluorosi dentale o alterazioni metaboliche associate, può essere utile collaborare con medici internisti o endocrinologi per una valutazione integrata.
Uno sguardo al futuro
La ricerca metabolomica apre inoltre nuove prospettive per identificare biomarcatori precoci di alterata esposizione al fluoro, che in futuro potrebbero guidare strategie di prevenzione più personalizzate. Per la comunità odontoiatrica, questo significa poter affiancare alla prevenzione tradizionale una visione più ampia di salute sistemica e orale integrate. La ricerca, pubblicata su Metabolomics, sottolinea che il fluoro, pur restando un elemento essenziale nella prevenzione della carie, richiede un approccio clinico “di precisione”, così da adattarsi alle esigenze metaboliche individuali.



