Il consumo di cibi acidi e drink rovina lo smalto dei denti del 40% degli italiani, ma solo uno su 10 ne è a conoscenza, mentre la metà delle persone pensa che lo smalto abbia la capacità di “auto-rigenerarsi”. È quando emerso da un’indagine condotta dall’Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa e Restaurativa (AIC), e presentata durante il 20esimo Congresso Nazionale.
Dallo studio è anche emerso che solo l’8% della popolazione sa che i denti ingialliti possono essere sintomo di una riduzione dello smalto, e solo una persona su tre sa che anche l’ipersensibilità a caldo e freddo possono essere dei sintomi. Inoltre, la maggior parte degli italiani si rivolge al dentista solamente per risolvere la questione “estetica”: denti gialli, fragili, che si scheggiano più facilmente.
«Gli acidi – spiega Lorenzo Breschi, presidente di AIC -possono trovarsi nel cavo orale a causa di varie patologie dell’apparato digerente come il reflusso gastro-esofageo o disturbi alimentari, ma più spesso sono dovuti al consumo frequente di cibi e bevande molto acidi come energy drink, bibite gassate e spremute di agrumi soprattutto se vengono sorseggiate a lungo senza lasciare tempo alla saliva di riportare il pH orale a un livello “di sicurezza”: per bere senza rischi anche un centrifugato o un estratto che contenga agrumi, frutta o verdure acide, può bastare usare una cannuccia, in modo che il contatto con i denti sia minimo. Altrettanto sconosciuti sono i rischi delle diete con eccessivi consumi di vegetali acidi: meglio optare per ortaggi poco acidi e fibrosi come sedano, broccoli, verdura a foglia, che aiutano anche a “spazzolare” i denti durante la masticazione. Non aumentano il rischio di erosione dentale invece i chewing-gum perché incrementano la produzione di saliva fino a 10 volte il normale flusso, ma devono essere quelli giusti, senza zucchero o a base di xilitolo.»
Non causano danni ai denti nemmeno le sigarette elettroniche, conclude Breschi, «mentre il cloro nell’acqua delle piscine può diventare rischioso soltanto se si nuota quattro, cinque volte a settimana per almeno due ore.»