Con un’incidenza compresa tra 1 e 3%, l’inclusione del canino superiore costituisce un quadro relativamente comune, secondo solo al terzo molare. Al contrario, l’inclusione di un canino inferiore è una condizione rara in senso assoluto, attestabile solo nello 0.3% dei casi. L’inclusione è tipicamente palatale (85%), mentre solo nel 15% dei casi l’elemento si trova spostato vestibolarmente. La condizione interessa maggiormente il sesso femminile, con un rapporto 2:1 rispetto a quello maschile, e raramente si presenta in forma bilaterale (8% dei casi).
I canini superiori presentano l’apparato radicolare più sviluppato longitudinalmente di tutta la dentatura; la gemma si sviluppa peraltro profondamente: ne consegue un tragitto eruttivo allungato, in una fase tardiva del processo globale.
Al fine di programmare un approccio terapeutico, la diagnostica radiografica richiede di essere accurata, a cominciare dalla classica ripresa bidimensionale, ovvero l’ortopantomografia.
Yamamoto ha messo a punto una semplice classificazione basata sull’orientamento dell’asse maggiore del dente rispetto al piano occlusale. I tipi da I a III prevedono l’interposizione dell’elemento incluso tra incisivo laterale e canino, orientato perpendicolarmente al piano occlusale (I), mesioinclinato (II) o distoinclinato (III). Secondo il lavoro di Al-Zoubi del 2017, il tipo II sarebbe la forma più comune di inclusione, presente nella metà dei casi. I casi di canino orizzontalizzati si attesterebbero comunque a un terzo del totale, praticamente sempre nella forma IV di Yamamoto (è contemplata anche la V).
Oggigiorno, il ricorso alla diagnostica tridimensionale è piuttosto comune anche in ambito ortodontico. È perciò doveroso considerare l’opzione rappresentata dalla TC cone beam. D’altra parte, la scelta deve tenere comunque conto del principio di giustificabilità.
OPT e CBCT nella diagnostica del canino superiore incluso
In un lavoro del 2017, Rodrigues Pico e colleghi si sono pertanto domandati in quale modo differisse il giudizio – e quindi ne giovasse la diagnostica – nel raffronto tra OPT e CBCT. Gli autori hanno sottoposto a 9 ortodontisti un questionario (per un totale di 10 tematiche cliniche) riguardante un totale di 28 canini inclusi da 20 pazienti. Di ciascun elemento era disponibile l’immagine sull’OPT e un set di 7 ricostruzioni 3D su piani diversi: i clinici sono stati randomicamente divisi di modo che avessero l’una (gruppo A) o le altre (gruppo B).
L’aspetto interessante dello studio deriva dal fatto che non sia stata considerata l’accuratezza di una misurazione ma siano state ricercate differenze pratiche nella diagnostica a uno stesso caso. Difatti, l’analisi statistica delle risposte ha individuato delle differenze riguardo il giudizio sulla posizione del dente, soprattutto per quanto concerne quella mesio-distale dell’apice e quella vestibolo-palatale della cuspide, ma anche nella valutazione dell’eventuale riassorbimento radicolare a carico dell’elemento adiacente.
Riferimenti bibliografici