La crescita dell’aspettativa di vita ha creato una nuova sfida: garantire una sana longevità alle società che invecchiano. In questo, la salute odontoiatrica gioca un ruolo importante. Sta nascendo e si dovrà sviluppare un nuovo approccio alla odontoiatria senior, con soluzioni pensate appositamente per la risoluzione dei problemi funzionali, ma sempre di più anche estetici. Non si deve dimenticare che tra i professionisti, medici e odontoiatri, si notano gli stessi effetti dell’invecchiamento della popolazione generale, con un’età media sempre più elevata. Aggiornamento professionale, nuove tecnologie e differenti modelli nell’interpretazione della medicina stanno delineando lo studio del futuro, una interconnessione di numerosi professionisti che si scambieranno informazioni sullo stato di salute e il benessere dei propri pazienti. Garantire continuità e sicurezza a loro equivale ad assicurarla al proprio studio odontoiatrico
Nicolò Carugo*, Luigi Paglia*
*Fondazione Istituto Stomatologico Italiano, Milano
La popolazione mondiale e la sua struttura demografica sono cambiate molto rapidamente negli ultimi 70 anni. Sono in costante accrescimento sia l’età media che la speranza di vita, sospinte verso alte vette dal progresso medico-scientifico e dal miglioramento generale della qualità della vita. La situazione italiana non fa eccezione e, seppur con un rallentamento dovuto alla pandemia di Covid-19, con valori che non si vedevano da oltre un decennio, oggi la speranza di vita alla nascita in Italia è di 82 anni. I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica confermano questo trend “rialzista”, con aspettative di 86,5 anni per gli uomini e 89,5 per le donne nel 2070, rimarcando quanto già affermato dal Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study nel 2017 che prevedeva una continuazione dell’invecchiamento globale per tutto il resto del Ventunesimo secolo.
Le ulteriori previsioni sul futuro demografico elaborate dall’Istat dipingono per il Belpaese un potenziale quadro di crisi in cui si stima che il rapporto tra giovani e anziani crescerà fino a raggiungere il valore di 1 a 3 nel 2050 quando l’italiano “medio” avrà 50,7 anni, quasi cinque in più rispetto ai 46 del suo omologo odierno (Tabella 1).
I dati dell’Osservatorio ARNO e del Ministero della Salute evidenziano che fra i soggetti con età superiore ai 65 anni, poco meno del 20% riferisce una patologia cronica senza particolari effetti sulla funzione fisica e cognitiva e più del 50% presenta morbilità croniche multiple, con conseguenti problemi di mobilità o difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana in almeno il 40% dei casi (Figura 1)
Invecchiamento e salute orale
Il continuo allungamento della vita nella popolazione andrà inevitabilmente a creare grandi sfide per i sistemi sanitari mondiali, e per quello nazionale italiano in particolare, che dovranno garantire
una sana longevità alle società che invecchiano.
I dati raccolti negli ultimi cinque anni non sono sicuramente inaspettati. Infatti, già nel 2015, durante il World Congress: Dental care and oral health for healthy longevity in an ageing society di Tokyo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciava un’allerta ai suoi Stati membri pubblicando la Declaration on Dental Care and Oral Health for Healthy Longevity, documento centrato sulla necessità di promuovere tutte le azioni necessarie al miglioramento della salute del cavo orale, prestando particolare attenzione alla popolazione anziana le cui caratteristiche cliniche e psicosociali presentano differenti specificità rispetto a quelle della popolazione adulta generale. Come è ben noto, la salute orale è un costituente intrinseco della salute e del benessere generale ed è pertanto necessario che sin da subito si favorisca, in odontoiatria nel caso specifico, lo sviluppo di un nuovo approccio al paziente anziano poiché, dati alla mano, la salute orale è stata ampiamente trascurata nell’agenda sanitaria globale. Ciò è ancor più scoraggiante poiché la maggior parte delle patologie odontostomatologiche sono per lo più prevenibili o curabili, e una buona campagna di prevenzione permetterebbe alle persone anziane di ricevere le cure di routine necessarie al mantenimento di un buon livello di salute orale, fatto che purtroppo oggi resta in buona parte disatteso.
La mancanza per gli anziani di soluzioni odontoiatriche efficaci, economicamente e biologicamente sostenibili e realizzabili possibilmente senza le lunghe attese che purtroppo sono dettate dall’agenda della Sanità Pubblica, ha portato a un sempre più frequente abbandono della cura della propria salute orale da
parte di questa fetta della popolazione.
Questo fatto costituisce un imperdonabile fallimento della politica sanitaria, che non sempre garantisce il rispetto dei diritti umani fondamentali delle persone anziane, contribuendo a tutti quei fattori che limitano di trascorrere altri anni di vita in uno stato di buona salute e contrassegnando quindi l’invecchiamento come un peso per la società e non, invece, come un importante risultato antropologico.
Questa visione risulta inoltre essere abbastanza miope in quanto, evitando di intervenire ora per evitare le implicazioni di una cattiva salute orale per gli anziani, si va ad alimentare un circolo vizioso i cui pessimi risultati si ripresenteranno costantemente e andranno ad impattare anche sulla vita di chi anziano lo sarà un domani.
Cosa vuol dire essere anziano oggi
Il modello di “persona anziana”, così come viene intesa oggi, sta cambiando velocemente, accompagnandosi con le sempre più rapide innovazioni del campo medico, scientifico, alimentare e del benessere in generale.
Oggi, quando si pensa al paziente anziano, saltano subito alla mente due fenomeni peculiari dei soggetti di età avanzata che sono caratteristici di una categoria unica e complessa dal punto di vista sanitario: la comorbilità, ovvero la coesistenza di più patologie in uno stesso individuo, e come logica conseguenza, l’esposizione a politerapie farmacologiche.
Se ne ricava, quindi, il classico quadro dell’anziano come un individuo con una o più malattie croniche, che assume un discreto numero di farmaci e che va in contro a uno o più deficit fisici o cognitivi che rendono sempre più difficoltoso accedere alle cure sanitarie generali, e odontoiatriche in particolare, per la mancanza di strutture in grado di trattare in maniera specifica questi pazienti. Basti infatti pensare a come i pazienti fragili, che assumono bifosfonati da lungo tempo, o in terapia con anticoagulanti, o ancora che hanno subito in passato importanti interventi chirurgici o radioterapia, non vengano curati sempre con facilità negli studi privati ma vengano spesso riferiti a centri ospedalieri o universitari specialistici anche nei casi in cui, con una maggiore conoscenza da parte dell’odontoiatra circa le loro condizioni di salute, si sarebbe potuto operare in un ambiente magari più vicino a casa, più facilmente raggiungibile e con meno attesa, riducendo la quantità di stress che il paziente deve già sopportare a causa dell’intervento. La visione odierna che abbiamo delle persone della terza età è quindi frutto di una cultura della salute che, diversa da quella che si sta sviluppando ora, era basata più sulla cura della malattia che non sulla sua prevenzione. Un sessantacinquenne di oggi ha infatti la forma fisica e cognitiva pari a quella che una persona di cinquant’anni anni poteva avere 30 anni fa. Ciò non è solamente dovuto al progresso di medicina e scienza ma anche alle mutate condizioni economiche e sociali per cui, studiando ora in media più a lungo, si entra più tardi nel mondo conseguentemente tutti i risultati lavorativi e sociali si sono spostati più avanti nella timeline della vita.
I nuovi senior
I nuovi senior, a differenza dei loro padri e nonni, sono molto più attenti all’alimentazione, fanno sport, e sono comunque attivi fino a un’età più avanzata. Sempre dediti alla cura di sé stessi, interpretano l’invecchiamento in maniera differente e accendono i fari sulla importanza della prevenzione che, se ben supportata da interventi sanitari e odontoiatrici efficaci, porterà in futuro ad una riduzione delle numerose patologie croniche che osserviamo oggi con un indubbio miglioramento della salute in generale e di quella del cavo orale in particolare.
Da questi presupposti sta nascendo e si dovrà sviluppare un nuovo approccio alla “odontoiatria senior”, con soluzioni pensate appositamente alla risoluzione dei problemi funzionali, ma sempre di più anche estetici, di quella parte di popolazione sempre più ben numericamente rappresentata.
Prevenzione nel paziente anziano
La prevenzione dovrà assumere un ruolo sempre più indispensabile, permettendo, non secondariamente, anche un ingente risparmio economico in maniera da poter massimizzare gli effetti del budget destinato all’assistenza sanitaria nazionale.
Se è vero che le malattie orali rappresentano un onere finanziario a livello globale non certamente indifferente, con costi diretti e indiretti che si aggirano intorno ai 545 miliardi di dollari, è anche indubbio come un uso delle risorse che tenga conto dell’importanza della prevenzione, porti nel lungo periodo a maggiori risparmi sia economici che biologici e di salute per gli individui.
Il grafico a sinistra mostra la spesa diretta per malattie importanti selezionate nei 28 Stati membri dell’UE nel 2015 (Figura 2).
Un esempio sono due programmi preventivi, rispettivamente inglese e australiano, chiamati Mouth Care Matters e Senior Smile hanno portato dentisti e igienisti dentali in ospedali e strutture residenziali per anziani per fornire valutazioni del rischio e piani di assistenza e trattamento delle patologie orodentali. Non soffermandosi sugli ovvi benefici per i residenti e i pazienti, le analisi economiche di questi programmi hanno mostrato notevoli risparmi quantificati in 2,66 sterline per ogni singola sterlina spesa in prevenzione in un periodo di 5 anni e di 3,14 dollari australiani per ogni singolo dollaro australiano speso nei tre anni di durata della sperimentazione.
Nello stesso tempo l’odontoiatra dovrà essere preparato e formato per saper valorizzare e mantenere il sorriso in “salute” nelle diverse fasce di età, suggerendo gli eventuali trattamenti terapeutici ed estetici utili a promuoverlo al meglio.
È interessante ricordare infatti che, come dimostrato da un sondaggio pubblico effettuato nel Regno Unito, per il 66% degli adulti il sorriso influisce in maniera importante sulla prima impressione che si ricava quando si incontra una persona per la prima volta.
Demografia odontoiatrica
In conclusione, non si deve dimenticare che anche tra i professionisti, in questo caso medici e odontoiatri, si notano gli stessi effetti dell’invecchiamento della popolazione generale e ciò si manifesta con una età media sempre più alta non solo dei pazienti ma anche dei professionisti sanitari che si prendono cura della loro salute orale. Questa affermazione è supportata da un’analisi eseguita a partire dai dati anagrafici relativi ai dentisti iscritti agli OMCeO italiani, suddividendoli per fascia di età così da indagare se la percentuale di anziani presenti nella popolazione si riflettesse in maniera uguale, minore o maggiore anche tra i dentisti (Tabella 2)
Nel 2020 risultava che il 23,5% dei residenti in Italia (ovvero circa 14 milioni di abitanti su un totale di circa 59 milioni) aveva 65 anni o più, quasi il doppio rispetto agli individui nella fascia tra 0-14 anni (Figura 3). A gennaio 2020 invece, si collocava nella stessa fascia di età ben il 30% dei 63.675 odontoiatri esercitanti la professione nella Penisola. Questa percentuale cresce vertiginosamente e raggiunge il 45% del totale se si va ad includere anche i professionisti con età compresa tra i 60 e i 64 anni. Si è notato poi come solo il 36% degli iscritti (ovvero poco meno di 23 mila dentisti) abbia meno di 50 anni, fatto che pone l’accento su come l’odontoiatria non sia, al momento, “un mestiere per giovani” (Figura 4).
Questa affermazione lascia spazio ad una ultima riflessione sulle condizioni dei giovani odontoiatri, e dei neo-medici in generale, che dopo il periodo degli studi universitari cominciano a lavorare per molte ore alla settimana, in particolar modo durante gli anni della specializzazione. La formazione richiesta ai medici specializzandi è stata definita come una esperienza stressante e una ricerca clinica pubblicata su Biological Psychiatry nel 2019 ha voluto indagarne gli effetti su 250 medici in formazione provenienti da tutti gli Stati Uniti.
Come è ben noto, infatti, lo stress è un fattore determinante per l’insorgenza di molte malattie comuni, anche se mancano marcatori biologici consolidati per poterlo monitorare e per guidare le indagini sui meccanismi che lo collegano alle malattie. Infine, nei pensieri e nell’organizzazione della categoria medica non deve mai mancare l’attenzione a un corretto equilibro tra la pratica professionale e la vita personale e privata, per far sì che le prossime sfide possano essere affrontate al meglio.
Aggiornamento professionale, nuove tecnologie e differenti modelli nell’interpretazione della medicina stanno spingendo le scelte che devono essere prese dai titolari di studio odontoiatrico in una direzione molto netta e ben delineata. Nell’intendere la “salute”, da parte del paziente si sta affermando sempre più il concetto di benessere generale. Se la cura del singolo problema rimane la motivazione principale dell’accesso alle cure, una volta risolto si pensa adesso al raggiungimento del più generale benessere psico-fisico, tramite la prevenzione, con stili di vita sani e con l’intervento di professionisti di diverse specialità che si occupino della cura della persona in toto.
Lo studio odontoiatrico del futuro sarà perciò un’interconnessione di numerosi professionisti che collaboreranno e si scambieranno informazioni sullo stato di salute e sul benessere dei propri pazienti: infatti garantire continuità e sicurezza ai pazienti equivale ad assicurarla a sé stessi e al proprio studio odontoiatrico.
Troppo spesso si sente dire “il paziente al centro” senza che tale affermazione venga supportata da azioni concrete e misurabili. Ebbene, ci siamo: la tecnologia, abbinata alla coscienza di ciascuno di noi, già consente questa modalità di approccio.
Quanto più i pazienti si sentiranno davvero al centro dell’attenzione, assistiti da professionisti che dimostreranno loro impegno e competenza, tanto più si costruirà il futuro roseo per il titolare dello studio e per i suoi collaboratori.
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