Dalla ricerca, l’insegnamento per la clinica e la didattica

Carlo Prati è nato a Forlì, nel 1960. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, conseguita nel 1985 presso l’Università degli Studi di Bologna, nello stesso ateneo consegue anche la specializzazione in Odontostomatologia. Nel 1992, sotto la direzione di Carel Davidson, porta a termine un PhD in Dental Materials alla ACTA University di Amsterdam, in Olanda. Presso la Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna è dapprima professore a contratto di Chirurgia Endodontica e di Odontoiatria Conservativa con materiali compositi, poi ricercatore e, nfine, nel 2000, professore ordinario. Nel 2003 diviene Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna di cui assume la direzione nel 2003. Dirige il Master in Endodonzia Clinica e il reparto di Endodonzia del Dipartimento.

È membro di IADR, AIC e presidente per il 2008-2010 della SIDOC (Società Italiana di Odontoiatria Conservativa). Carlo Prati è anche Editor del Giornale Italiano di Odontoiatria Conservativa e membro dell’editorial board di European Journal of Oral Sciences, Journal of Adhesive Dentistry, Journal of Applied Biomaterials and Biomechanics e dell’European Journal für Zahnmedizin. Autore di oltre 300 pubblicazioni, è relatore a congressi nazionali e internazionali.

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Professor Prati, quando è nata in lei l’idea di avvicinarsi all’odontoiatria?

In realtà, la mia prima grande passione è stata la gastroenterologia. Una disciplina che amavo molto. I miei maestri di allora, quando ero ancora giovane studente in Medicina, per meriti accademici si trasferirono altrove: chi a Londra, chi a Pavia e chi a Roma. Per seguirli, avrei dovuto lasciare anch’io Bologna, ma non mi fu possibile per ragioni familiari. Così decisi che mi sarei iscritto alla scuola di specializzazione in Odontostomatologia, l’altra mia passione. Tuttavia, c’è un filo rosso che unisce queste due discipline così diverse tra loro: è la ricerca, il mio vero grande amore.

Oggi, oltre alla direzione del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche, qual è il suo contributo specifico all’interno dell’Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna?

Nell’ambito didattico sono titolare dell’Insegnamento di Endodonzia presso il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria (CLOPD) e dell’insegnamento di Odontoiatria Conservatrice III. Poi, dell’Insegnamento di Materiali Dentari e Odontoiatria Conservativa relativo al Corso di Laurea di Igienista Dentale (CLID) e dell’Insegnamento di Odontostomatologia per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia. Dal 2002 sono anche direttore del Master Universitario di Endodonzia Clinica. Un master per certi versi unico in Italia, come unico è il modello adottato dalla nostra Università e dal quale anche altre sedi universitarie hanno tratto ispirazione. Al master arrivano giovani colleghi laureati presso altre università e con altre formazioni. È un interessante scambio di esperienze.

Quali sono invece gli argomenti principali di cui si occupa nell’ambito della ricerca?

È da circa vent’anni che il mio interesse è incentrato sull’adesione in odontoiatria. Da anni tuttavia i miei principali filoni di ricerca si sono differenziati verso argomenti più vicini alla endodonzia e che ci hanno portato a risultati importanti: la microbiologia endodontica, per esempio, e lo sviluppo dei biomateriali endodontici innovativi. Un altro grande interesse del Dipartimento, seppur ancora allo stato nascente, è quello sulle cellule staminali pulpari su cui stiamo investendo molto. Certamente la ricerca sia clinica che di base costituisce uno dei nostri punti di forza. Lo sviluppo di nuovi materiali permette sempre di introdurre nuove tecniche operative e di verificare le tecniche utilizzate fino a quel momento, nonché di perseguire un costante miglioramento.

Com’è strutturato il Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche di cui è direttore?

Consta di 12 reparti e quasi 70 riuniti attraverso i quali offriamo tutte le tipologie di prestazioni odontoiatriche. L’assistenza ovviamente è erogata in funzione della didattica e della ricerca, i nostri due principali compiti istituzionali. All’interno del dipartimento lavorano circa 120 odontoiatri, di cui una ventina strutturati, oltre a dottorandi, assegnisti, borsisti e specializzandi. Altre cinquanta persone circa prestano servizio a vario titolo, tra cui infermieri e impiegati amministrativi. La nostra clinica è prettamente universitaria: in altre parole non lavoriamo in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, ma in regime di solvenza diretta, eccetto che per i pazienti disabili e con patologie rare, oltre che per i pazienti cardiopatici trapiantati/trapiantandi di cuore, per i quali abbiamo stipulato una convenzione con il Policlinico Sant’Orsola.

Come si esplica di fatto l’assistenza al paziente?

Il paziente si presenta nel reparto di Prima Visita, senza impegnativa, dove viene poi indirizzato a seconda del trattamento di cui necessita. Abbiamo molti casi complessi, spesso con patologie sistemiche e con trattamenti che richiedono l’intervento di più reparti, come, per esempio, il reparto di parodontologia ed endodonzia che collaborano strettamente con il reparto protesi. Ovviamente le possibilità sono infinite e tutte le patologie, dalle più semplici (per esempio una prima classe) alle più complesse rappresentano un’ottima occasione per i giovani laureandi e laureati che frequentano i reparti per imparare e avere una visione globale della loro futura professione. L’importante, per un giovane, è vivere in reparto e frequentare con passione e con voglia di apprendere e di lavorare. Se lo vive in questo modo, sarà sicuramente un grande professionista.

Che vantaggi hanno i pazienti nel rivolgersi a una struttura universitaria?

Innanzitutto quello di poter contare su professionisti con grandi competenze cliniche e con una grande esperienza. L’Università, in ogni ambito della medicina, è sinonimo di qualità clinica ampliata e arricchita dalla costante valutazione critica dei risultati ottenuti dalla ricerca.

In quanto punto di riferimento per la preparazione dei futuri professionisti, l’università deve costantemente aggiornare le metodiche di diagnosi, le terapie, il «modo» di fare odontoiatria e medicina. Il continuo contatto con il mondo della ricerca, (per esempio con i genetisti, i biologi, i fisici ecc.) stimola poi a migliorare continuamente anche le nostre aree di ricerca e di lavoro, quello con il mondo della grande chirurgia, invece (cito solo quella dei trapianti), permette di avere scambi e progressi continui.

Presso la vostra clinica universitaria offrite cura e assistenza anche a pazienti particolarmente fragili…. 

Sì, in particolare il reparto diretto dalla professoressa Piana è dedicato al trattamento dei pazienti disabili e con patologie rare, per i quali non è sempre facile trovare professionisti in ambito privato in grado, ma anche disposti, di prendersi cura di questi casi che richiedono esperienza e competenze specifiche. Il professor Montebugnoli, invece, si occupa dei pazienti cardiopatici trapiantati/trapiantandi di cuore. Per queste due tipologie di pazienti abbiamo stipulato una convenzione che assicura l’erogazione delle cure a prezzi molto contenuti.

Qual è la ricetta che ha permesso di attuare questo modello dove ricerca, didattica e assistenza sono divenute una sola cosa? 

Il successo del nostro Dipartimento sta tutto nelle persone: quelle che vi operano all’interno, ma anche nei colleghi delle altre specialità coinvolte. Senza il nefrologo, il microbiologo e il cardiologo o il pediatra non potremmo lavorare. A dire il vero, a supporto del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche di cui sono direttore, c’è una grande Facoltà di Medicina senza la quale il nostro modello non potrebbe funzionare.
Per questo, non finirò mai di essere grato alle persone che a vario titolo concorrono al nostro lavoro e in particolare ai giovani che con il loro entusiasmo rappresentano il motore propulsivo di tutte le nostre iniziative. In particolare è importante, soprattutto per la didattica, avere il costante supporto dei Corsi di Laurea di Odontoiatria (prof. Nadir Maraldi) e di Igienisti Dentali (Prof. Luigi Checchi) che giuocano un grande ruolo nel portare avanti i rispettivi corsi di Laurea.

Per concludere, quale dovrebbe essere, a suo avviso, il ruolo dell’Università nella formazione post-laurea e in che modo si esplica nel vostro Ateneo?

L’Università svolge un ruolo centrale in questo ambito. La ricerca condiziona la clinica, ma anche la didattica e la grande didattica si trova solo laddove vi sia un’attività di ricerca, dunque in Università. L’offerta formativa all’interno del nostro Ateneo è ampia e permette al giovane laureato, così come al professionista con qualche anno di esperienza alle spalle, di approfondire le conoscenze in ambito odontoiatrico in funzione delle proprie esigenze.

Già da tempo, coordinati dal professor Scotti, abbiamo un’ampia offerta formativa di didattica clinica post-laurea. I nostri Master annuali e biennali (abbiamo 5 master nel nostro dipartimento) prevedono l’obbligo di frequenza: un aspetto che certo scoraggia le persone meno motivate, ma che rappresenta anche la forza della nostra proposta formativa rispetto ad altre realtà. Tutti i partecipanti al master vivono in reparto, lavorano in equipe e collaborano assieme. Per chi volesse invece orientarsi verso i corsi di perfezionamento di alta formazione, il nostro Ateneo assicura percorsi più flessibili studiati per chi non vuole rinunciare alla formazione permanente, ma non può dedicare il tempo richiesto al conseguimento di un Master.

Dalla ricerca, l’insegnamento per la clinica e la didattica - Ultima modifica: 2009-07-19T11:26:31+00:00 da fabiomaggioni

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