Conservazione e prestazioni cliniche delle corone in zirconia: una revisione completa

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Le corone in zirconia hanno ottime proprietà meccaniche, biocompatibilità ed eccellente estetica: per tale motivo, nel corso degli anni, sono diventate una soluzione sempre più popolare nel mondo dell’odontoiatria protesica.

Tuttavia, nonostante siano conosciute per la loro elevata resistenza alla frattura, i problemi clinici relativi alle corone in zirconia possono ridurne le prestazioni e la ritenzione.

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A tal proposito, l'obiettivo del presente studio era di valutare la letteratura attuale in merito ai testi riportanti i fattori di rischio riguardo la ritenzione delle corone in zirconia.

Per attuare questa revisione sono stati individuati numerosi studi mediante i motori di ricerca EMBASE, Google Scholar e MEDLINE. Sono state utilizzate parole chiave quali: "proprietà dei restauri in zirconio", "prestazioni cliniche delle corone in zirconio", "sopravvivenza della corona in zirconio", "complicazioni biologiche" e "ritenzione della corona in zirconio".

Ne è emerso che la scheggiatura della ceramica di rivestimento è la complicanza più comunemente segnalata: oltre ai difetti intrinseci della ceramica, le zone di usura da contatto occlusale sono note come punti di partenza primari della frattura da scheggiatura.

Altri fattori che contribuiscono ad una mancata ritenzione possono essere: sollecitazioni termiche residue, una mancata corrispondenza del coefficiente di espansione termica e le differenze nei moduli di elasticità tra l'ossido di zirconio e il materiale di rivestimento. Per superare queste complicazioni è stata introdotta la tecnica della sovrapressione: in questa tecnica, una ceramica specifica viene pressata sulla struttura in zirconia.

Anche la fluidità del cemento influenza il mantenimento della corona, maggiore fluidità migliora infatti il deflusso del cemento in eccesso. Diminuendo l’elevazione dei restauri vi è quindi una riduzione delle forze di sede, con conseguente maggiore ritenzione del restauro.

Da tale revisione è inoltre apparso evidente come il comportamento ottico dell'ossido di zirconio differisca da altri materiali in relazione alla sua capacità di mascherare substrati scuri: questa caratteristica è dovuta alla sua granulometria maggiore della lunghezza della luce, al basso coefficiente di assorbimento, all'alto indice di rifrazione, all'elevata densità con bassa porosità residua (<0,05%) e alla presenza di diversi additivi e stabilizzanti.

L'adesione batterica poi, essenziale per il mantenimento della zirconia, si è dimostrata accettabilmente bassa rispetto al titanio. La zirconia può influenzare i livelli di espressione di alcuni geni al punto di essere considerata come un materiale autoregolante che influisce sul turnover della matrice extracellulare.

Le corone in zirconia mostrano dunque buone prestazioni cliniche basate sull'osservazione e sulle indagini in vivo, per questo gli autori hanno infine concluso che esse siano una valida alternativa protesica a quelle in metallo. Gli studi clinici a lungo termine e di follow-up mostrano infatti  una scheggiatura del 4,5% dopo un periodo di osservazione fino a 5 anni e del 24,5% dopo quasi 6 anni.

I dati raccolti in questo studio possono fornire ai medici un punto di vista utile nel processo decisionale per la scelta di questi restauri.

Riferimenti bibliografici sulla zirconia

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7584951/

 

Conservazione e prestazioni cliniche delle corone in zirconia: una revisione completa - Ultima modifica: 2022-04-18T13:38:35+00:00 da redazione
Conservazione e prestazioni cliniche delle corone in zirconia: una revisione completa - Ultima modifica: 2022-04-18T13:38:35+00:00 da redazione

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