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Strumenti non disinfettati, pazienti operati con i medesimi attrezzi da lavoro, uno dopo l’altro. C’è stato un tempo in cui la chirurgia aveva ben poco a che vedere con quella che conosciamo oggi. Un tempo non poi così lontano. Centocinquant’anni, per l’esattezza. Fu infatti nell’agosto del 1985 che un chirurgo britannico, Joseph Lister, usò per la prima volta un disinfettante, all’epoca l’acido fenico, per sterilizzare gli strumenti tra un paziente e l’altro. Una svolta che ha cambiato per sempre la storia della medicina.

Lister è stato definito dal Royal College of Surgeon britannico ‘il padre della chirurgia moderna’, a lui si deve anche il gesto di entrare in sala operatoria con le ‘mani in alto’. Lister ebbe infatti l’intuizione che molte delle morti conseguenti ad operazioni chirurgiche, anche nei casi l’operazione fosse andata per il meglio, fossero causate dai germi e dalle pessime condizioni igieniche delle sale operatorie. Decise di usare l’acido fenico, che allora veniva usato per disinfettare le fognature, per pulire le ferite e gli strumenti chirurgici nella riduzione di una frattura esposta in un bambino di sette anni.

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“E’ sicuramente un momento fondamentale nella storia della chirurgia – commenta Ludovico Docimo, ordinario di chirurgia generale della Seconda Università di Napoli -, che va unito a quello, molto tempo dopo, in cui si è iniziato a dare al paziente gli antibiotici per evitare le infezioni post intervento. Oggi ovviamente il problema è molto minore sia perchè si usano strumenti monouso sia perchè abbiamo dei mezzi che ci permettono di capire prima dell’intervento se i ferri sono stati sterilizzati”.
Grazie a Lister la mortalità post-operatoria scese dal 50% al 17%. “Una piccola quota di infezioni ospedaliere deriva ancora da processi di disinfezione degli strumenti non del tutto appropriata – spiega Vincenzo Puro, responsabile UOC Servizio prevenzione e protezione dell’Istituto Spallanzani di Roma -. Però la questione principale negli ospedali ora è combattere le infezioni associate a pratiche sanitarie legate a procedure invasive, ad esempio legate all’uso di cateteri, che sono decisamente aumentate. Da qui l’enfasi che si mette su alcuni aspetti come l’igiene delle mani”.
Oltre a quello legato all’opera di Lister, quest’anno segna diversi anniversari importanti per la chirurgia. Quarant’anni fa ci fu il primo intervento in laparoscopia, mentre il primo ingresso di un robot in sala operatoria risale al 1985, dieci anni più tardi.
“L’evoluzione è continua e sempre più veloce – conferma Docimo, presidente della Società Italiana dei Chirurghi Universitari -, si pensi ad esempio a come fermiamo il sangue durante un intervento, un aspetto critico per un chirurgo. Prima si usava un laccio per legare i vasi, ora abbiamo degli strumenti che usano radiofrequenze e ultrasuoni, oltre a delle creme che applicate sul vaso fermano l’emorragia. Questo ci permette di spingere sempre più in là i nostri limiti, un po’ come una nuova tecnologia per il cambio o lo sterzo permette di realizzare auto sempre più veloci”. 

Lister e i 150 anni della chirurgia moderna - Ultima modifica: 2015-08-08T08:29:23+00:00 da redazione

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