La buona intesa tra Odontoiatra e Igienista dentale e la condivisione dei percorsi terapeutici sono due elementi di cruciale importanza per accompagnare i pazienti al successo terapeutico e al mantenimento del benessere a lungo termine. Un risultato che, secondo la professoressa Annamaria Genovesi, oggi è possibile raggiungere attraverso una comunicazione efficace e un approccio personalizzato e il più possibile mini-invasivo, che possa trasformarsi in terapia pro-attiva.
Quanto conta la fattiva collaborazione tra odontoiatra e igienista dentale per il successo terapeutico? In quali casi si rivela più efficace? E quali sono, a suo avviso, gli ostacoli ancora da superare?
Secondo il recente studio di Hamasaki, la soddisfazione del paziente è direttamente proporzionale al grado d’intesa tra igienista e odontoiatra. Quindi la fattiva collaborazione e la comunicazione interprofessionale possono modificare l’outcome del paziente.
Siamo agli albori di una nuova era, in cui la promozione della salute sarà più importante della riduzione della malattia; per questo motivo, l’igienista e l’odontoiatra devono condividere i percorsi diagnostico-terapeutici.
In ambito sanitario comunicare significa instaurare una relazione con il paziente: la relazione di aiuto. Pertanto, l’acquisizione di competenze comunicativo-relazionali dovrebbe far parte del percorso di crescita tanto dell’odontoiatra quanto dell’igienista.
Purtroppo, oggi l’approccio al paziente è radicalmente cambiato. La parcellizzazione specialistica, che ha coinvolto anche lo studio odontoiatrico, ha disgregato la relazione tra sanitario e paziente, rendendo difficile la comunicazione.
L’Igienista dentale sta assumendo un ruolo molto importante nella primissima valutazione e non solo da un punto di vista della salute orale. Attraverso la comunicazione accompagna il paziente, inteso come essere umano, verso il raggiungimento di un equilibrio psico-fisico.
Quale contributo professionale può fornire l’igienista per la prevenzione delle patologie orali e delle patologie sistemiche correlate?
La necessità dell’igienista dentale di confrontarsi almeno due volte l’anno con tutti i pazienti fa di questa figura uno dei professionisti sanitari che sviluppa e mantiene un rapporto costante con loro. Le peculiarità di questo rapporto dovrebbero essere sfruttate per veicolare qualunque tipo di informazione tesa alla prevenzione e contribuire a identificare precocemente tutte le patologie del cavo orale, così da avviarle a corretti percorsi diagnostici. La correlazione tra salute orale e sistemica ha aperto le porte a una nuova odontoiatria, connessa e multidisciplinare. Il buon esito clinico è inteso, oggi, come il raggiungimento di un benessere non solo a livello orale, ma anche a livello sistemico, psicologico e sociale.
Come è possibile, nella breve durata di una visita o di un trattamento, riuscire a instaurare una comunicazione proficua con il paziente per sensibilizzarlo sulla prevenzione?
La seduta più importante di un piano di trattamento di igiene orale è quella dedicata all’educazione, alla motivazione e alla guida del paziente. Il tempo dedicato può durare fino a 60 minuti e il compito dell’igienista è quello di trasmettere al paziente le conoscenze su come mantenere la salute orale per tutta la vita, spiegando in modo semplice e personale quali sono gli apparecchi e le procedure più adatti alla sua situazione orale. Questo compito è tutt’altro che semplice ma, se non altro, è l’esempio più significativo della terapia pro-attiva; il paziente viene messo al centro del dialogo e diventa parte protagonista del percorso terapeutico. L’attribuzione di responsabilità genera un cambiamento comportamentale positivo, che auspicabilmente porterà a un regime di prevenzione e mantenimento della salute orale a lungo termine.
Quali sono le innovazioni più promettenti in grado di consentire una migliore gestione delle patologie orali e parodontali?
Gli approcci terapeutici invasivi e le tecniche aggressive, con l’impiego di antisettici per lunghi periodi, si sono dimostrati negativi perché non rispettano la peculiarità del microbiota orale, compromettendo la resilienza del paziente a future invasioni. il nuovo approccio clinico è caratterizzato dalla mini-invasività, ed è più facile essere mini-invasivi quando abbiamo a nostra disposizione tecnologie da poter utilizzare con coscienza. Non va però confusa la mini-invasività con l’insolvenza terapeutica (“il medico pietoso fa la piaga purulenta”, dice il proverbio). Essere mini-invasivi significa scegliere l’approccio più economico e intelligente che, a parità di efficacia, porti alla risoluzione del disturbo. Le nostre terapie sono funzionali, vale a dire devono velocemente riportare il paziente verso uno stato di omeostasi funzionale (no dolore, no sanguinamento, fiducia nella masticazione e nell’igiene quotidiana, conoscenza della propria bocca). In tal senso, non dobbiamo illuderci che la tecnologia possa colmare qualsiasi vuoto. Dobbiamo sempre interporre il nostro giudizio critico per capire quale strumento è più adatto in una particolare situazione clinica senza sposare acriticamente questo o quel protocollo. La tecnologia, quindi, va vista nell’ottica di qualcosa che ci aiuta nella riduzione dei costi biologici, umani, economici e dei tempi di trattamento, amplificando i nostri risultati, ottimizzando la performance delle terapie e portandoci a un livello di eccellenza professionale diverso.
Da anni si parla di coinvolgere maggiormente l’igienista dentale all’interno delle strutture pubbliche. Perché è ancora così difficile?
Vista la rilevante incidenza di patologie odontoiatriche e la correlazione tra salute orale e salute generale nelle strutture pubbliche, la presenza dell’igienista dentale sarebbe indispensabile e di grande rilevanza sociale. Purtroppo, lo stato della sanità pubblica, la preponderanza numerica e di potere dei ruoli amministrativi su quelli sanitari crea i presupposti per questa drammatica carenza.
Il ruolo dell’igienista non solo potrebbe contribuire a un miglioramento della sanità pubblica, ma sono convinta che inciderebbe in modo significativo sui costi. L’Istituto Stomatologico Toscano, nel suo percorso all’interno delle strutture pubbliche, aveva sviluppato progetti che si erano posti all’attenzione internazionale, sia per il ruolo dell’igiene dentale nel mantenimento del paziente diabetico sia nel mantenimento igienico dei pazienti con gravi lesioni cerebrali. La presenza e il ruolo dell’igienista dentale è fondamentale non solo per una azione professionale diretta, ma anche per la formazione e l’integrazione con i care giver, quali gli infermieri e i parenti dei pazienti. Purtroppo, queste proposte si sono impantanate nei meandri della burocrazia.
Quali sono, secondo lei, le condizioni ancora da migliorare nella sua professione?
Il problema più impellente e serio è a mio giudizio il ridotto numero di igienisti dentali. Come ho sottolineato, le funzioni dell’igienista dentale sono vaste e variegate, dal pubblico al privato. La mancanza di igienisti dentali rende impossibile realizzare programmi di prevenzione su vasta scala e, questo è un problema emergente, crea i presupposti per giustificare talune espressioni di abusivismo professionale. Sul piano internazionale si calcola un fabbisogno di dieci igienisti per ogni dentista. Questo dato evidenzia la drammatica carenza di professionisti dell’Igiene dentale che caratterizza il nostro Paese.
Dottore in Igiene dentale e in Scienza delle Professioni Sanitarie, già professore di 1° fascia all’Università G. Marconi di Roma nonché coordinatrice dei programmi estivi post graduate per Igienisti Dentali Italiani presso la State University of New York at Buffalo (dal 1996/2016). Ad oggi docente presso i corsi di laurea di Igiene dentale dell’Università di Pavia e dell’Università Vita-Salute S. Raffaele. Responsabile del reparto di Igiene Orale presso l’Istituto Stomatologico Toscano e Direttrice dei Masters di I livello in convenzione con UniCamillus. È past president AIDI e SISIO, relatrice a Convegni nazionali e internazionali, autrice e coautore di pubblicazioni e libri sulla prevenzione, ha ricevuto molti premi di Ricerca, tra cui: Premio internazionale Oral B 2001, premio Glaxo 2003, Premio Iodosan 2003, “Sunstar World Dental Hygienist Award 2010” della IFDH, “Oral Health Research Award 2014” della IIADR.