Alberto Caprioglio: aiutare i giovani a comprendere

È la missione accademica del neoeletto presidente SIDO 2027, professore Ordinario di Ortodonzia e direttore della Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi di Milano, che con passione mette la sua esperienza a disposizione degli studenti, per supportarli e accrescere la loro sensibilità verso gli aspetti più etici della professione.

Alberto Caprioglio C’è una citazione, tratta da un celebre film, perfetta per comprendere uno dei fondamentali messaggi che il professor Caprioglio, accademico di lunga esperienza, cerca di trasmettere ai suoi studenti e specializzandi, ed è: “Dai la cera, togli la cera”. Chi ha visto The Karate Kid si ricorderà perfettamente quando il Maestro Miyagi utilizzava questa frase per insegnare al suo giovane, impaziente allievo come il duro lavoro eseguito con attenzione, impegno e costanza sia l’unico mezzo efficace per raggiungere l’obiettivo. Un approccio che richiede metodo e applicazione e che vale soprattutto ai giorni nostri, a prescindere dalle innovazioni che stanno sempre più modificando la professione.

Professor Caprioglio, l’ortodonzia vive una fase di grandi trasformazioni. Come è cambiato l’insegnamento alle nuove generazioni?

La maggiore diffusione del digitale nella pratica quotidiana ha accelerato tutto, anche in ortodonzia, ma un conto è la clinica, un altro la fase di apprendimento. I principi base rimangono il cuore dell’insegnamento odontoiatrico e ortodontico e pur con l’avvento del digitale non bisogna dimenticarli, anzi, vanno conosciuti ancora meglio. Poi ci sono i limiti temporali: a Milano, ad esempio, il corso di laurea in Odontoiatria prevede solo 120 ore di insegnamento di ortodonzia frontale più i tirocini, che non sono paragonabili, per numero di ore, ai tirocini di endodonzia, conservativa, protesi o chirurgia. È ovvio che, dovendo fare delle scelte, insegniamo le basi. Per l’ortodonzia è la Scuola di Specialità che fa la grande differenza nella didattica, con un monte ore nettamente superiore.

Quali consigli darebbe agli studenti per rendere il percorso di apprendimento più efficace?

Per cominciare, bisogna scegliere la professione per passione. In passato non era sempre così: chi decideva di diventare odontoiatra spesso lo faceva per inserirsi nella attività di famiglia, ma se non c’è l’entusiasmo iniziale e se non ci si appassiona a quello che si studia, la vita può diventare molto complicata. Anche a rischio di sembrare anacronistico, ai giovani dico di evitare la fretta. Gli studenti hanno premura di imparare cose nuove senza lasciar sedimentare concetti che saranno poi il pilastro portante di tutta la loro carriera. Per costruire basi solide in una disciplina così clinica, funziona solo il lavoro: assorbire un concetto, metterlo in pratica, rivederlo, fare una esperienza; assorbire un nuovo concetto, integrarlo con quanto appreso, metterlo in pratica e fare esperienza. E qui entra in gioco il famoso “Dai la cera, togli la cera”, un approccio che però oggi i giovani accettano malvolentieri. Da docente e direttore di Specialità, suggerisco di evitare scorciatoie e di frequentare corsi strutturati di lunga durata rispetto a quelli più brevi che, pur presieduti da ottimi professionisti capaci di trasmettere il meglio della propria esperienza, si svolgono in poche ore e non possono fornire una analisi il più ampia possibile. Agli studenti, se scelgono di viaggiare così velocemente, viene a mancare la capacità di critica e di analisi rispetto a ciò che viene loro proposto, e quando se ne rendono conto è tardi.

Qual è il ruolo dell’Università?

Compito dell’Università, luogo di incontro di tutte le opinioni e di scambio di esperienze, studi e punti di vista, è fornire più informazioni possibili sempre offrendo strumenti critici di analisi. Come direttore di Specialità desidero che gli studenti conoscano il maggior numero di tecniche possibile, mettendo la mia esperienza a loro disposizione. Un esempio è il rapporto con chi accede al dottorato dopo la specialità ed entra nel mondo della ricerca. Questi ragazzi hanno sogni, visioni, pensano di avere intravisto una via alternativa per raggiungere un obiettivo, ma sono giovani e non hanno ancora un nome, quindi spesso non vengono ascoltati subito. Il mio lavoro con loro è molto semplice: ascoltarli, capire di cosa hanno bisogno, insegnare e aiutarli.

È questo il compito dei professori, ed è anche ciò che mi hanno trasmesso mio padre e i miei insegnanti, come il professor Giannì e il professor Nidoli, persone capaci di insegnarmi qualcosa che va ben oltre la tecnica, ossia gli aspetti che nella vita e nella professione possono fare la differenza. In Ortodonzia, per avvitare una vite o mettere un allineatore non occorre essere delle cime. La cosa più complicata, specialmente nel mondo attuale, è sapersi comportare in una certa maniera, avere costanza, coerenza, saper mettere il paziente al centro di ogni progetto.

Altro concetto è la multidisciplinarietà, sempre più necessaria in molti ambiti...

Siamo davanti a una richiesta di multidisciplinarietà in un mondo di super specialisti, che però è anacronistico. Il futuro è fatto di studi associati e non di studi monoprofessionali, dove ognuno potrà svolgere la sua parte conoscendo il lavoro degli altri per poterli comprendere e aiutare. Lo studio associato, e parlo dalla mia esperienza da libero professionista, sopravvive solo se ancora prima delle capacità tecniche ci sono aiuto e comprensione reciproca. La comprensione, e qui entriamo in un discorso etico, dovrebbe essere insegnata a tutti i livelli.

Quanto sono importanti le Società Scientifiche per creare consapevolezza e comprensione?

In vista delle elezioni SIDO che si sono svolte lo scorso anno, nel mio manifesto elettorale ho stressato moltissimo il concetto dell’etica nella professione. Gli aspetti etici devono essere parte integrante del programma di ogni comunità scientifica.

Le Società Scientifiche devono indubbiamente produrre scienza allo stato puro e fornire una informazione il più equilibrata possibile. Purtroppo, oggi l’informazione è spesso legata a interessi commerciali, pur se assolutamente dichiarati: ormai in Ortodonzia assistiamo a meeting monotematici presentati non per argomento, ma per sponsor. Tutti vogliono un bel sorriso, ma il sorriso è un concetto astratto, al limite della cosmesi. Il desiderio di migliorare la propria estetica ha sempre fatto parte dell’indole umana ed è volto ad apparire migliori, quindi lo rispetto.

Mi preoccupa, invece, l’approccio del professionista che, se ha un’etica, deve saper dire no a certe richieste e non seguire in tutto e per tutto i desideri di un paziente. Il professionista deve essere una guida per la salute. Questi sono gli argomenti più difficili da insegnare in Università.

Guardando al futuro, dove riuscirà ad arrivare l’Ortodonzia?

Dobbiamo distinguere tra dove arriverà tecnicamente e quanto, poi, questa nuova ortodonzia super tecnica sarà sostenibile dal punto di vista economico. Questo tema in futuro sarà oggetto di grandi discussioni, perché certi materiali sono costosi. L’ortodonzia tradizionale è già arrivata a un livello di sostenibilità: con alcune centinaia di euro siamo in grado di supportare un intero trattamento ortodontico e, quindi, di avere una marginalità per rendere la nostra professione soddisfacente da tutti i punti di vista. Comunque, è solo questione di tempo: gli allineatori riusciranno a sorpassare tutto il resto sul fronte tecnico, almeno per quanto riguarda i problemi dentali, anche se ritengo che per la frequente commistione tra problemi dentali e ortopedici i trattamenti ibridi saranno ancora necessari.

Le nuove tecnologie in ortodonzia sono oggi alla portata di tutti gli odontoiatri...

In Italia chiunque può fare ortodonzia, ma agli odontoiatri generalisti consiglio di circondarsi di specialisti. Non mi riferisco a persone che hanno conquistato il “diploma di”, bensì a persone che nel loro percorso e nella loro vita si sono “dedicate a”, e che dunque hanno “fatto”, maturando una grandissima esperienza in un certo ambito. Nella libera professione conta quello che sai fare, non quello che c’è scritto sulla carta intestata.

Può raccontarci quali progetti porterà avanti come Presidente SIDO?

La mia esperienza è appena cominciata, dunque è presto per parlarne. Dal punto di vista scientifico gli obiettivi sono ben chiari nello Statuto, quindi non ci saranno cambiamenti, se non cercare di essere più presenti in tutto il territorio italiano.
In questo momento abbiamo un’Italia dimenticata, soprattutto per ragioni logistiche. Raggiungere anche i soci più lontani deve essere compito della SIDO, altrimenti dal punto di vista scientifico si creano enclavi di cultura che sfavoriscono chi è distante. Altro obiettivo è preparare quelli che per SIDO saranno i grandi appuntamenti del decennio.
Nel 2028 l’Italia ospiterà l’EOS Annual Congress, il congresso della European Orthodontic Society, e nel 2030 il Congresso Mondiale di Ortodonzia, che si svolgerà a Milano. Il nostro obiettivo è mettere l’Italia nelle migliori condizioni davanti al mondo ortodontico internazionale.

Alberto Caprioglio
Odontoiatra specialista in Ortodonzia, è professore ordinario di Ortodonzia e direttore della Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi di Milano. È anche il neoeletto Presidente della SIDO, la Società Italiana di Ortodonzia per il 2027.

 

Alberto Caprioglio: aiutare i giovani a comprendere - Ultima modifica: 2024-03-08T10:44:32+00:00 da Paola Brambilla
Alberto Caprioglio: aiutare i giovani a comprendere - Ultima modifica: 2024-03-08T10:44:32+00:00 da Paola Brambilla