
Il Dott. Matteo Capelli rappresenta una delle figure di spicco della nuova generazione di implantologi italiani: un professionista che unisce una solida formazione clinica, una profonda esperienza di ricerca e un approccio fortemente orientato all’innovazione digitale.
La sua visione della professione integra rigore scientifico, tecnologia e sensibilità clinica, offrendo spunti preziosi su alcuni dei temi più attuali dell’implantologia moderna: intelligenza artificiale, chirurgia guidata, rigenerazione ossea, utilizzo delle membrane e delle griglie in titanio customizzate, a che punto siamo su peri-implantiti e utilizzo degli emo-derivati.
Con lui abbiamo parlato dell’applicazione concreta dell’IA in odontoiatria e di come gli strumenti di analisi digitale, la pianificazione 3D e la chirurgia guidata possano oggi migliorare in modo decisivo la precisione e la predicibilità clinica dei trattamenti.
Un altro tema centrale è quello della chirurgia guidata nella formazione dei giovani clinici: richiede esperienza o, al contrario, la costruisce? Il punto di vista del Dott. Capelli è tanto lucido quanto illuminante e pienamente condivisibile.
Una conversazione che offre uno sguardo autentico su ciò che si muove nel mondo dell’implantologia contemporanea, direttamente dalla poltrona dei nostri studi.
Buona lettura!
Intelligenza artificiale nella pratica quotidiana: quanto la reputi importante e quanto lo sarà in futuro?

L’IA sta già trasformando la pratica clinica e il suo ruolo sarà sempre più centrale. Utilizziamo questo potente strumento ancora in modo limitato, come supporto al clinico e non come suo sostituto. È però già utile in vari ambiti, ad esempio nella diagnosi radiologica e nell’imaging: sistemi basati su IA analizzano radiografie, CBCT e scansioni intraorali, individuando lesioni cariose, riassorbimenti, infezioni periapicali o anomalie ossee. Migliorano la precisione diagnostica e riducono la variabilità soggettiva. Abbiamo software dedicati alla pianificazione implantare e protesica digitale in grado di simulare in anticipo il risultato estetico e funzionale (come nel Digital Smile Design potenziato dall’IA). Altro campo in espansione è l’odontoiatria preventiva e predittiva, dove l’IA può stimare il rischio di carie, parodontite o peri-implantite, supportando programmi di prevenzione personalizzati. Utilizzo anche strumenti per la consultazione scientifica automatizzata: in pochi secondi, forniscono evidenze cliniche aggiornate su qualunque argomento (Open Evidence), permettendo di risparmiare tempo. Nei prossimi 5-10 anni, l’IA diventerà un pilastro della pratica clinica. Non sostituirà il giudizio del professionista, ma lo potenzierà. Il valore umano resterà nella relazione con il paziente, nella personalizzazione delle cure e nella capacità di interpretare i dati nel contesto clinico individuale. Chi saprà integrare questi strumenti nella propria attività avrà senza dubbio una marcia in più.
La chirurgia guidata è un punto di forza dello studio. A un giovane odontoiatra consiglieresti di iniziare dall’implantologia di base o direttamente dalla chirurgia guidata?
Ho iniziato a occuparmi di implantologia quando ancora non esistevano software dedicati alla pianificazione digitale. Quell’esperienza mi ha permesso di comprendere a fondo i principi che regolano la posizione implantare. Oggi la pianificazione digitale ha un ruolo importante nella mia pratica, anche se non tutti i casi vengono eseguiti con chirurgia guidata. La chirurgia guidata consente di ottenere un posizionamento più preciso e protesicamente corretto, ma richiede una curva di apprendimento e può presentare difficoltà nelle fasi iniziali. Per questo consiglio ai giovani di iniziare dall’implantologia tradizionale: solo dopo aver acquisito solide basi potranno passare con successo alla chirurgia guidata. L’implantologia di base rappresenta, in fondo, la “ruota di scorta” della chirurgia guidata.
Rigenerazione ossea o impianti zigomatici?
Non ho esperienza diretta con gli impianti zigomatici, ma ritengo che ogni procedura abbia le proprie indicazioni. In casi di riassorbimento osseo estremo del mascellare superiore, gli impianti zigomatici possono rappresentare una valida alternativa terapeutica, permettendo di ottenere estetica e funzione in tempi più brevi rispetto alle rigenerazioni complesse.
Membrane o griglie in titanio customizzate. Cosa ne pensi?
La tecnologia digitale ha migliorato enormemente la progettazione delle griglie in titanio customizzate. Le utilizzo spesso, perché consentono un posizionamento più rapido rispetto alle membrane non riassorbibili, soprattutto nelle rigenerazioni ossee dei settori latero-posteriori, in particolare a livello mandibolare. Tuttavia, ho notato differenze significative tra le griglie prodotte da diversi centri di fresaggio: la precisione è fondamentale e dipende molto dalla fase di progettazione, che deve essere estremamente accurata. Le griglie con microfori sembrano favorire una migliore rigenerazione ossea, comportandosi in parte come membrane in PTFE. Il principale limite è la difficoltà di adattamento perfetto alla superficie ossea: la rigidità del titanio rende complicate eventuali modifiche intraoperatorie, e un adattamento non ideale può creare tensioni sui tessuti molli, favorendo deiscenze. È quindi imprescindibile una corretta gestione dei tessuti molli, tanto quanto nell’uso delle membrane.
Negli ultimi anni si parla molto di un possibile “tsunami” di peri-implantiti. Cosa c’è di vero e cosa aspettarsi?
La peri-implantite è un problema quotidiano per molti studi odontoiatrici. Dalla mia esperienza, al di là del tipo di superficie implantare, molte complicanze derivano da errori di posizionamento: impianti non guidati da un corretto piano protesico creano zone difficili da mantenere pulite per il paziente. Altro cambiamento significativo riguarda la posizione apico-coronale: oggi tendiamo a posizionare gli impianti più in profondità rispetto al passato, comprendendo meglio l’importanza dei tessuti molli perimplantari, sia del connettivo sia della mucosa cheratinizzata. La peri-implantite è una patologia multifattoriale, legata non solo all’impianto, ma anche alla selezione del paziente e alla sua compliance. Dovremmo analizzare meglio la predisposizione parodontale e il microbioma orale. Ritengo che, con le conoscenze attuali, possiamo gestire e contenere efficacemente questo presunto “tsunami”.
Nella tua esperienza professionale (implantologica e non), c’è qualcosa che oggi non rifaresti?
Credo che le scelte cliniche attuali siano il risultato dell’esperienza maturata. Molte tecniche e materiali utilizzati in passato oggi non trovano più impiego, ma sono stati fondamentali per costruire la attuale consapevolezza. Ho sperimentato molte procedure e materiali che ormai non uso più, ma che mi hanno insegnato come migliorare i risultati clinici. Probabilmente sarà così anche in futuro: l’evoluzione è continua.
Come ricercatore, cosa pensi dell’utilizzo degli emo-derivati in odontoiatria?
Fino a qualche anno fa ho utilizzato spesso il PRF per favorire la guarigione dei tessuti molli e rendere più gestibili gli innesti di biomateriali. È una tecnica interessante, ma laboriosa, e con le normative sanitarie più recenti ho scelto di abbandonarla. Oggi preferisco la colla di fibrina, che trovo eccellente per la gestione dei biomateriali e delle ferite chirurgiche. Con una corretta gestione chirurgica, i tessuti molli guariscono comunque in modo ottimale.
Il carico immediato è oggi una scelta obbligata, o se ne fa un uso eccessivo?
Avendo collaborato per anni con il gruppo implantare dell’Ospedale Galeazzi, con il Prof. Tiziano Testori, ho avuto modo di contribuire allo sviluppo delle procedure di protesizzazione immediata, che hanno poi influenzato la mia pratica quotidiana. Nei casi di edentulia totale, se le condizioni ossee e sistemiche lo consentono, la protesizzazione immediata rappresenta la prima scelta, perché riduce i rischi di fallimento legati all’uso prolungato di una protesi totale. Anche nei settori estetici, l’inserimento di un provvisorio immediato ha un ruolo cruciale: oltre all’aspetto estetico, aiuta a preservare i volumi tissutali originali. Oggi cerco di ridurre al minimo il numero di chirurgie: preferisco l’estrazione con inserimento implantare post-estrattivo e protesizzazione immediata senza carico occlusale, ottenendo risultati estetici ottimali con procedure poco invasive. La protesizzazione immediata, quando indicata, è una procedura elettiva che soddisfa le esigenze estetiche e funzionali. Tuttavia, non è sempre obbligatoria: nei settori posteriori, dove l’estetica conta meno, è spesso preferibile evitare rischi e lasciare guarire i tessuti senza presidi protesici.


