Endodonzia: concetti sulla sagomatura canalare

La sagomatura dei canali è un passaggio chiave in endodonzia. Indipendentemente dal piano di cure, dal grado di vitalità dell’elemento, dal protocollo operativo adottato, l’obiettivo sarà il medesimo: rimuovere i potenziali serbatoi tossinfettivi meccanicamente, favorire la detersione degli spazi endodontici e creare il substrato ideale per la chiusura. Il clinico, nel corso di tale passaggio, dovrà tenere conto di una serie di fattori anatomici.

Uno dei più importanti è senza dubbio la lunghezza di lavoro. Rilevarla è infatti il primo dei passaggi in vista dello shaping canalare. Essa copre la distanza fra l’orifizio canalare (coronalmente) e il punto di costrizione minima del forame apicale. Nonostante l’avvento delle metodiche elettroniche di rilevazione apicale e addirittura con l’introduzione della diagnostica per immagini tridimensionale in ambito endodontico, la valutazione della forma e del piano di orientamento del forame apicale viene ancora demandata in larga parte alla sensibilità dell’endodontista. La detersione e la sagomatura del canale devono avvenire nel rispetto della naturale morfologia di tale struttura. A tal proposito, in realtà, alcuni Autori, suffragati dall’impiego di specifici protocolli operativi, si chiedono se esista la possibilità di gestire tale formazione anatomica e, se sì, in che misura e in quali casi ciò possa essere realmente utile. Per semplicità, comunque, si consideri di lasciare il forame nella propria forma e posizione. A monte, la rimozione del triangolo cervicale di dentina rappresenta il punto di partenza per la corretta esposizione dell’imbocco canalare, permettendovi un accesso lineare e privo di ostacoli. L’ulteriore passaggio preventivo alla sagomatura vera e propria è, appunto, la negoziazione del canale fino al forame apicale. La preparazione di un canale non esplorato per tutta la sua lunghezza favorisce l’insorgenza di perforazioni, bloccaggio e fratture degli strumenti montati ed altre complicanze iatrogene.

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Tutti gli step di un’endodonzia

Giunti al passaggio della e vera e propria preparazione del canale, la quantità di materiale da rimuovere è un altro aspetto delicato, che dipende in una certa misura dallo stato clinico del dente. In questo senso, ad esempio, mantenere l’asepsi di un dente vitale sarà diverso dal rimuovere il materiale infetto di un dente necrotico. Idealmente, l’alesatura dovrebbe asportare la dentina affetta e sacrificare una quota nulla o minimale di dentina sana. L’allargamento del canale dovrebbe anche essere compatibile con la dimensione della radice, che non dovrebbe risultarne indebolita. Per quanto riguarda la forma che viene conferita al canale preparato, questa dipende dalla sistematica adottata: anche in questo caso molto è lasciato all’esperienza del clinico. Con la conoscenza del materiale a disposizione, si possono ottenere risultati eccellenti con qualsiasi strumento, sia esso a conicità ISO, sia a conicità variabile. Non solo, è possibili addizionare le sistematiche, imprimendo ad esempio una certa conicità al terzo apicale, ed una differente al resto. La tecnica di chiusura non farà altro che seguire quella della preparazione. Anche per questo, diversi Autori rimarcano come la metodica di Schilder abbia facilitato notevolmente quest’ultimo passaggio operativo.

Endodonzia: tecnica Schilder

Endodonzia: concetti sulla sagomatura canalare - Ultima modifica: 2016-11-09T07:36:03+00:00 da redazione

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