L'ozono in odontoiatria ha un'azione antimicrobica ad ampio spettro, favorisce una più rapida guarigione dei tessuti molli e offre supporto nei trattamenti minimamente invasivi.
L’ozono (O₃) è una molecola instabile formata da tre atomi di ossigeno e caratterizzata da un elevato potere ossidante. Già negli anni Trenta questo ne aveva suggerito l’impiego in odontoiatria, alimentando un primo entusiasmo presto però ridimensionato: i rischi legati all’inalazione e la difficoltà di ottenere concentrazioni terapeutiche stabili, senza dispersione, ne limitarono a lungo l’uso clinico. Solo a partire dagli anni Ottanta, con l’arrivo di generatori sempre più precisi e sistemi di applicazione controllata, l’interesse è tornato a crescere, aprendo la strada a impieghi più sicuri e mirati. Oggi l’ozono trova spazio in diverse forme: come gas, come acqua ozonizzata o in formulazioni topiche (oli e gel stabilizzati).
La letteratura scientifica, tuttavia, rimane disomogenea: molte applicazioni cliniche si basano su studi preliminari o di piccole dimensioni e i meccanismi biologici attraverso i quali l’ozono agisce non sono ancora del tutto chiariti. In questo contesto, la definizione di una concentrazione sicura diventa cruciale.
Le linee guida della World Federation of Ozone Therapy indicano per l’uso medico un intervallo generale tra 5 e 50 µg di ozono per millilitro di ossigeno; per applicazioni odontoiatriche locali, come irrigazioni o iniezioni intralesionali, si raccomanda però un range più basso, circa 5-10 µg/ml, sufficiente a garantire l’effetto terapeutico riducendo al minimo il rischio di tossicità, anche in caso di ingestione accidentale (WFOT, 2015).
Alla luce di queste considerazioni, è utile fare il punto su prodotti e dispositivi oggi disponibili per l’odontoiatria, distinguendo ciò che è già supportato da evidenze solide da ciò che rimane promettente, ma ancora da validare.
Meccanismi d’azione dell'ozono
Prima di entrare nel dettaglio dei prodotti, è utile ripercorrere i principali meccanismi con cui l’ozono agisce in ambito orale.
Azione antimicrobica ad ampio spettro: danneggia le membrane cellulari di batteri e funghi, ne altera la permeabilità e ossida componenti lipidici e proteici, portando alla lisi cellulare; induce cambiamenti conformazionali nell’envelope e nelle proteine spike dei virus, causandone l’inattivazione (Veneri, 2024).
Effetto anti-biofilm: favorisce la disgregazione del biofilm e interferisce con l’adesione batterica, specialmente se applicato come acqua ozonizzata o gas.
Effetti rigenerativi, di modulazione e biostimolazione cellulare: migliora la circolazione sanguigna e la neovascolarizzazione, stimola la produzione di fattori di crescita e potenzia la risposta immunitaria locale; possiede proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche, favorendo la guarigione tissutale attraverso l’attivazione di meccanismi antiossidanti e l’inibizione delle vie pro-infiammatorie (Rezaeianjam, 2025). Tali benefici si estendono ai diversi tessuti dentali, nei quali si osservano effetti specifici:
- polpa dentale: promuove la differenziazione odontoblastica e la formazione di dentina terziaria, riduce l’infiammazione e migliora microcircolazione, ossigenazione e attività delle cellule immunitarie;
- tessuti parodontali: induce una maggiore proliferazione e sintesi di collagene di tipo I da parte di fibroblasti e cementoblasti;
- osso alveolare: aumenta il numero di osteoblasti e favorisce la formazione e il rimodellamento osseo, anche in condizioni sistemiche sfavorevoli (diabete, osteoporosi).
Remineralizzazione e riduzione dell'ipersensibilità dentinale: può favorire la rimozione della frazione organica superficiale di smalto e dentina, aprire i tubuli dentinali e facilitare la penetrazione di ioni calcio, fosfato e fluoruri. Inoltre, l’ossidazione degli acidi nucleici dei microrganismi e dell’acido piruvico nella cavità orale, determina un effetto tampone del pH. Tutto questo promuove la remineralizzazione, la riduzione dell’ipersensibilità dentinale e può rallentare o invertire lesioni cariose iniziali.
Sicurezza e biocompatibilità: rispetto ad altri disinfettanti tradizionali (clorexidina, ipoclorito di sodio, perossido di idrogeno), l’ozono, in concentrazioni e modalità adeguate, è generalmente meno citotossico, lascia residui minimi (si decompone in ossigeno) e riduce il rischio di effetti avversi.
Prodotti a base di ozono in odontoiatria
Sul mercato odontoiatrico sono oggi disponibili diverse formulazioni di ozono, ciascuna con caratteristiche tecniche, modalità di somministrazione e indicazioni specifiche.
Ozono gassoso
I generatori di ozono medicale producono ozono puro miscelato con ossigeno, con concentrazioni controllate fino a 50 µg/ml.
Il gas può essere erogato tramite cappette in silicone o apposite punte/cannule. Grazie alla possibilità di modulare flusso e concentrazione, i moderni dispositivi riducono al minimo la dispersione e i rischi per l’operatore. Le principali indicazioni includono la disinfezione di cavità cariose, tasche parodontali e canali radicolari, la gestione di infezioni peri-implantari e lesioni mucose, nonché la decontaminazione pre/post-chirurgica.
Acqua ozonizzata
Negli studi odontoiatrici si utilizzano appositi generatori di ozono collegati a sistemi che ne permettono la dissoluzione in acqua, generando una soluzione fresca, stabile e controllata (a concentrazioni comprese tra 0,5 e 4 mg/L a seconda della temperatura, della purezza dell’acqua e del tempo di contatto) ideale per irrigazioni canalari, lavaggi di tasche parodontali, risciacqui intraoperatori o supporto post-chirurgico. La sua emivita è breve, quindi va preparata e utilizzata immediatamente per preservare l’attività antimicrobica.
Oli e gel ozonizzati
Si tratta di oli vegetali (es. girasole, oliva) stabilizzati con ozono e disponibili sotto forma di gel, spray o unguenti. Più stabili nel tempo rispetto a gas e acqua, sono utilizzati per applicazioni topiche su gengive infiammate, mucositi, afte o lesioni traumatiche e post-chirurgiche, contribuendo a ridurre la carica batterica locale.
Prodotti domiciliari
Dentifrici, collutori e altri preparati a base di oli ozonizzati sono pensati per l’igiene quotidiana. Pur contenendo concentrazioni di ozono inferiori rispetto ai prodotti professionali, garantiscono un’azione antibatterica e antinfiammatoria costante e prolungata, utile per il controllo della placca e dell’alitosi, nonché per la prevenzione di carie e gengivite.
Applicazioni combinate o speciali
Alcuni kit associano l’ozono ad altri agenti, come il perossido di idrogeno per i trattamenti sbiancanti o sostanze antimicrobiche per potenziare l’azione ossidante e supportare la gestione di biofilm complessi. Nel caso dello sbiancamento, l’ozono può anche contribuire a ridurre effetti collaterali come l’ipersensibilità dentinale, migliorando il comfort del paziente. La scelta della formulazione dipende dall’indicazione clinica, dalla necessità di stabilità del prodotto e dalla modalità di applicazione: gas per interventi mirati, acqua per irrigazioni e lavaggi, oli e gel per applicazioni topiche stabili e prodotti domiciliari per la prevenzione quotidiana.
La letteratura recente sull'ozono
Le ricerche degli ultimi anni confermano che l’ozono è un alleato promettente ma con qualche doverosa precisazione. Di seguito le principali evidenze cliniche e in vitro (Barczyk, 2023).
- Studi in vitro dimostrano che l’ozono (in forma di acqua o gas) può inattivare efficacemente microrganismi cariogeni, parodontopatici ed endodontici (Badhe, 2022).
- Trial clinici suggeriscono che può ridurre la carica batterica, favorire l’indurimento e rallentare o arrestare la progressione di lesioni cariose iniziali, risultando particolarmente utile come strategia alternativa o complementare in bambini o pazienti poco collaboranti (Luppieri, 2022; AlMogbel, 2023; Veneri, 2024). Alcuni studi riportano tuttavia una possibile riduzione della forza di adesione alla dentina in fase di restauro (Santos, 2024), legata alla presenza di ossigeno residuo derivante dall’ossidazione di componenti organici da parte dell’ozono, che può interferire con la polimerizzazione dei monomeri della resina. L’entità dell’effetto dipende da variabili cruciali come forma dell’ozono, dose, condizione della dentina e sistema adesivo utilizzato. Altri studi, invece, non rilevano alcun effetto negativo (Ali, 2024).
- In parodontologia, studi clinici dimostrano che applicazioni locali di ozono (gas o acqua) possono ridurre la profondità delle tasche, stabilizzare la mobilità dentale e diminuire sanguinamenti gengivali quando usate come supporto alle terapie convenzionali, come scaling e root planing (Alsakr, 2023; Liu, 2025; Rezaeianjam, 2025).
- Dati preliminari suggeriscono un ruolo dell’ozono nella decontaminazione delle superfici implantari, nella promozione della guarigione dei tessuti molli post-estrattivi o chirurgici e nella gestione del dolore (Chaudhry, 2021; Kogila, 2022; Rezaeianjam, 2025).
- L’ozono può ridurre la conta batterica nei canali radicolari infetti, supportare la disinfezione del tessuto pulpare necrotico e ridurre il dolore post-operatorio, contribuendo al successo complessivo dei trattamenti endodontici (Sinha, 2021; Rezaeianjam, 2025).
- L’uso di acqua o oli ozonizzati ha mostrato buone evidenze nel trattamento dell’ipersensibilità dentinale, suggerendone l’impiego per ridurre il disagio durante le procedure di sbiancamento dentale (Saha, 2024; Bin Hassan, 2024; D’Amario, 2024; Rezaeianjam, 2025).
- Le reazioni ossidative indotte dall’ozono possono scomporre efficacemente i composti cromogeni nei denti, producendo un effetto sbiancante rapido ed efficiente (Al-Omiri, 2018).
- Le applicazioni locali hanno mostrato risultati promettenti nel trattamento di condizioni infiammatorie e immunomediate dei tessuti molli orali, come il lichen planus e la stomatite aftosa (Al-Omiri, 2016; Kumar, 2024; Maglia, 2024).
La Tabella 1 offre una sintesi delle possibili applicazioni cliniche riportate in letteratura.

Limiti, criticità e considerazioni pratiche
L’ozonoterapia porta con sé alcune criticità, da considerare con cura.
- Standardizzazione scarsa: concentrazione, forma, tempo di esposizione, flusso, volume, interazione con i tessuti e presenza di biofilm variano significativamente tra gli studi, rendendo difficile confrontare i risultati e trarre conclusioni solide.
- Evidenze cliniche ancora limitate: i trial clinici su larga scala e con follow-up a lungo termine sono pochi; i dati disponibili sono promettenti ma derivano da campioni piccoli o studi con disegni non ideali o conflitti di interesse.
- Sicurezza e precauzioni: l’ozono è un potente ossidante e, se non confinato correttamente, può irritare le vie respiratorie. In operatori esposti a concentrazioni elevate o prolungate sono stati riportati mal di testa, tosse, mal di gola, rinite e, più raramente, broncocostrizione. Sono quindi fondamentali ventilazione adeguata, sistemi di aspirazione, catalizzatori di decomposizione, dispositivi certificati e formazione specifica. Quando però si usano apparecchi moderni e si seguono le linee guida, l’ozono locale è considerato sicuro.
- Normativa e regolamentazione: i dispositivi devono essere approvati e le formulazioni devono rispettare le normative sui prodotti farmaceutici; in alcuni Paesi l’ozono è ancora poco regolamentato in termini di costo, responsabilità medica e requisiti clinici.
- Costi e formazione: l’acquisto di generatori e accessori, la manutenzione delle apparecchiature e la formazione del personale richiedono un investimento non trascurabile, che può rappresentare un freno per molti studi di piccole dimensioni. Per questo motivo, sarebbe utile che le ricerche future valutassero non solo l’efficacia clinica ma anche il reale rapporto costo-beneficio.
- Accettazione da parte del paziente: il caratteristico odore pungente e la percezione di “novità” possono suscitare scetticismo; spiegare chiaramente possibili sensazioni, procedure e vantaggi aiuta a superare le diffidenze.
Vantaggi per il clinico e per il paziente
Nonostante tutto, se correttamente integrato nei protocolli clinici, l’uso dell’ozono può offrire i seguenti benefici:
- disinfezione profonda, con azione antimicrobica efficace anche in zone difficili da raggiungere e su biofilm particolarmente resistenti;
- approccio meno invasivo; nelle lesioni cariose iniziali può permettere di evitare o posticipare interventi restaurativi più estesi;
- impatto biologico favorevole; stimola la guarigione dei tessuti e modula la risposta infiammatoria locale;
- maggior comfort per il paziente; spesso riduce la necessità di anestesia, l’uso di strumenti rotanti e il rischio di dolore o sensibilità post-operatoria;
- versatilità d’impiego: disponibile in diverse formulazioni (gas, acqua, gel, oli) e applicabile in conservativa, endodonzia, parodontologia, implantologia e chirurgia orale;
- buona biocompatibilità: l'ozono si decompone rapidamente in ossigeno, lasciando residui minimi.
Prospettive future e conclusioni
L’ozono in odontoiatria sta vivendo una “seconda giovinezza”, ma il cammino è ancora da scrivere. Le prossime sfide parlano chiaro: servono protocolli condivisi e dispositivi standardizzati, studi clinici più robusti e di lunga durata, confronti diretti con le terapie tradizionali e un’analisi dei costi che ne dimostri la sostenibilità anche per i piccoli studi. Sul fronte tecnologico, la corsa è già partita: generatori più efficienti, sistemi portatili e combinazioni con agenti remineralizzanti o fluoruri promettono applicazioni sempre più mirate e sicure. Le evidenze oggi disponibili confermano un potenziale concreto: azione antimicrobica, effetto biostimolante, modulazione dell’infiammazione e un ruolo di reale supporto nella gestione di lesioni cariose iniziali, malattia parodontale, decontaminazione canalare, impianti dentali e ipersensibilità dentinale. Tuttavia, l’efficacia a lungo termine e i meccanismi d’azione restano in parte un enigma: l’ozono agisce su più vie biochimiche e comprendere a fondo queste dinamiche sarà la chiave per protocolli sempre più precisi.
Per il clinico, il messaggio è chiaro: l’ozono non è una bacchetta magica, ma un alleato interessante se usato con criterio. Integrarlo gradualmente in casi selezionati, con dispositivi certificati e un’accurata documentazione dei risultati, consente di sfruttarne i benefici senza perdere di vista la buona pratica clinica. Il futuro? Dipenderà dalla qualità della ricerca e dalla capacità della professione di tradurre le evidenze in protocolli chiari e riproducibili, così da trasformare l’ozono in una risorsa quotidiana e affidabile.
Checklist pratica per l’uso clinico dell’ozono in odontoiatria
Se vuoi integrare l’uso dell’ozono nella tua pratica quotidiana, ecco alcuni suggerimenti per farlo in modo sicuro ed efficace.
- Seleziona il caso giusto: lesioni cariose iniziali, tasche parodontali moderate, piccole lesioni gengivali, casi pediatrici quando vuoi evitare il “trauma da trapano”.
- Scegli dispositivi certificati e ben mantenuti: affidati ad apparecchi che permettano di controllare con precisione concentrazione e flusso, dotati di sistemi di aspirazione e affidabili nel tempo.
- Definisci protocolli interni chiari: stabilisci in anticipo modalità, tempi di applicazione, numero di sedute e intervalli.
- Gas: usa cappette dedicate, con aspirazione locale; meglio applicazioni brevi ma, se necessario, ripetute.
- Acqua: usala per irrigazioni e lavaggi; cura la preparazione (tempo di ozonizzazione, purezza dell’acqua).
- Oli ozonizzati e prodotti topici: verificane composizione e concentrazione, evitando additivi abrasivi o irritanti.
- Combinalo con le terapie convenzionali: l’ozono funziona quasi sempre meglio come complemento, non come sostituto; ottimo in associazione a scaling, disinfezione canalare standard e altre procedure.
- Monitora i risultati: documenta con fotografie e misurazioni oggettive (indice gengivale, profondità delle tasche, mobilità dentale, sensibilità, durezza delle lesioni), prevedi follow-up a medio e lungo termine e, se possibile, partecipa o consulta studi clinici per vedere cosa funziona meglio.
- Spiega tutto al paziente: racconta in modo semplice cos’è l’ozono, i benefici attesi, i possibili rischi e le realistiche aspettative; chiarisci che non è una panacea, ma un valido alleato se usato correttamente.
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