La recente modifica normativa che amplia le possibilità di intervenire sul volto in ambito estetico apre per molti odontoiatri nuove opportunità, che sollevano però dibattiti e interrogativi cruciali su formazione, deontologia e confini professionali, come suggeriscono gli esperti del settore che abbiamo interpellato.
Con la modifica dell’art. 2 della legge 409/85, intervenuta poco meno di due anni fa, agli odontoiatri è stata riconosciuta la possibilità di esercitare l’«attività di medicina estetica non invasiva o mininvasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso». Si tratta di una svolta epocale che ha ampliato in modo significativo il campo d’azione della professione, con effetti già riscontrabili.
Nel 2024, la medicina estetica applicata all’odontoiatria ha visto una crescita quasi incontrollata, spinta dalla domanda crescente di pazienti sempre più attenti all’aspetto estetico del viso e del sorriso. Se da un lato si prospetta come una straordinaria opportunità per ampliare l’offerta terapeutica, dall’altro ha generato nuove preoccupazioni tra i professionisti più attenti alla deontologia e all’etica. La medicina estetica può essere un valido complemento alla pratica odontoiatrica, ma richiede preparazione, responsabilità e una visione centrata sul benessere del paziente. Perché se è vero che può migliorare il sorriso e la qualità della vita dei pazienti, è altrettanto vero che, nel settore dentale, occorre il rispetto dei valori fondamentali che guidano la professione. Purtroppo, invece, la formazione non sempre adeguata, la pressione del mercato e l’influenza dei social media hanno portato alcuni odontoiatri a spingersi verso interventi al di fuori delle loro capacità reali, rischiando di perdere di vista il ruolo primario: quello di specialisti della salute orale. Ed è così che una brezza foriera di novità rischia di trasformarsi in “tempesta”.
Un approccio armonioso e graduale

Ezio Costa è un nome di spicco nella medicina estetica applicata all’odontoiatria. Medico-chirurgo e odontoiatra, è tra i primi in Italia ad aver esplorato le potenzialità di questa disciplina. Fondatore di Poiesis (società nata nel 2009 per promuovere la medicina estetica in ambito odontoiatrico) e coordinatore del primo Master Universitario di II livello in Estetica dei tessuti orali e periorali in Odontoiatria (Università degli Studi di Padova 2009-2013), ha contribuito a modellare una visione integrata tra estetica e funzionalità, mettendo al centro il paziente. Tuttavia, a distanza di anni, osserva con una certa preoccupazione, ma anche delusione, il modo in cui la medicina estetica viene approcciata da molti colleghi odontoiatri, soprattutto appartenenti alle nuove generazioni. «Il settore della medicina estetica in odontoiatria è affascinante e offre enormi possibilità. Purtroppo, molti odontoiatri ci si sono buttati a capofitto dimenticando quello che sono. Un buon odontoiatra deve partire dalla sua specializzazione e poi integrare le tecniche di medicina estetica per migliorare il proprio lavoro. Chi si trasforma esclusivamente in medico estetico rischia di perdere il suo valore aggiunto, che è appunto quello di essere un ottimo odontoiatra», sottolinea Costa. Questa riflessione si colloca nel contesto del cambiamento normativo del 2023, che ha ulteriormente aperto le porte agli odontoiatri nel mondo della medicina estetica.
Tuttavia, secondo Costa, l’entusiasmo per questa disciplina è spesso mal indirizzato. «È triste vedere odontoiatri che sui social postano nasi rifatti e labbra gonfiate come se la medicina estetica fosse solo questo. I rinofiller sono tra le procedure più complesse (e pericolose) e le labbra rappresentano una parte appariscente, di rifinitura, ma sicuramente non centrale. Il grande messaggio della medicina estetica, cioè migliorare il benessere del paziente, spesso viene completamente travisato».
Per Costa, il punto di partenza dovrebbero essere la bocca e il sorriso. «Un bravo odontoiatra sa fare un’analisi facciale che parte dalla bocca, dal sorriso, e comprende i rapporti tra le parti sia in statica che in dinamica. Da qui si costruisce un miglioramento funzionale ed estetico che coinvolge il viso e l’intera persona. È fondamentale partire dalle proprie competenze principali e ampliarle gradualmente». Altro aspetto cruciale è la conoscenza approfondita del paziente, non solo dal punto di vista fisiologico, ma anche psicologico. «Gli odontoiatri conoscono i pazienti per quello che vedono nella loro bocca, ma dovrebbero conoscerli e comprenderli anche per il loro stato di salute generale, capirne esigenze e aspettative. Spesso i pazienti non sono consapevoli di ciò di cui hanno realmente bisogno. È compito dell’odontoiatra guidarli verso le terapie migliori attraverso un dialogo aperto e una comunicazione vera. Ogni paziente è unico. L’invecchiamento segue dinamiche diverse per ognuno, e il trattamento estetico deve tenere conto di questa complessità». La visione di Costa per il futuro della medicina estetica è chiara: dovrebbe essere orientato a un approccio armonioso, multidisciplinare e centrato sul paziente. «Questo richiede tempo, formazione e rispetto per i confini delle proprie capacità e competenze». Costa ha però un’opinione critica verso l’attuale panorama formativo, evidenziando talvolta incongruità. «La medicina estetica è in forte evoluzione e questo ha portato a un’accelerazione verso i corsi di formazione. Purtroppo, in alcuni di questi corsi insegnano “autoproclamati maestri” che non hanno l’esperienza necessaria. Le università e le società scientifiche devono assumersi la responsabilità di garantire una formazione di alto livello, sia nei corsi di laurea che nei master». La carenza di formatori realmente qualificati è un problema che, secondo Costa, rischia di compromettere non solo la preparazione degli odontoiatri, ma anche la sicurezza dei pazienti. «L’odontoiatria italiana è guidata da moltissimi maestri di grande esperienza e assoluta qualità. È leader nel mondo. Nella medicina estetica odontoiatrica i veri esperti sono pochi. Bisogna fare chiarezza per il bene dei pazienti e per chi desidera formarsi in modo serio».
Responsabilità e competenza

La dottoressa Camilla Molinari, odontoiatra, figlia d’arte, specializzata in ortognatodonzia e con esperienza nel campo della medicina estetica di competenza odontoiatrica, considera questa disciplina un complemento essenziale per i trattamenti intraorali. Laureatasi nel 2008, ha sempre avuto un interesse per la multidisciplinarietà, approccio che orienta la sua attività negli studi di famiglia, dislocati tra Modena e Ferrara. «Volevo offrire un approccio che fosse sia funzionale che estetico, integrando i trattamenti dentali con quelli facciali. Per questo ho visto nella medicina estetica un grande potenziale per completare le terapie odontoiatriche». Da allora, il suo percorso si è sviluppato lungo una linea che unisce la precisione dell’odontoiatria con la raffinatezza della medicina estetica, mantenendo al centro l’attenzione verso il paziente e la qualità del trattamento. «Dal punto di vista legislativo, è vero, possiamo trattare ogni area del viso, ma ci sono zone critiche, come tempie e naso, che richiedono competenze specifiche e una formazione approfondita. Queste aree comportano un alto rischio di complicanze e devono essere trattate solo da chi ha accumulato un’esperienza significativa. E dunque non certo da noi odontoiatri la cui attività principale rimane l’odontoiatria».
Per la dottoressa Molinari, dunque, il focus dovrebbe restare sull’uso sicuro di filler e tossina botulinica, strumenti che permettono di migliorare l’estetica del viso, in particolare del terzo inferiore, senza entrare in territori rischiosi. «Il nostro ruolo è integrare i trattamenti odontoiatrici con quelli estetici, non sostituirci ai medici estetici o intraprendere interventi troppo complessi che richiedono una manualità e una conoscenza anatomica specifica che non sempre possediamo». La preoccupazione è per il crescente entusiasmo delle nuove generazioni. «Negli ultimi anni ho visto un’esplosione di interesse, non solo da parte dei pazienti, ma anche di colleghi che si propongono come operatori o perfino come formatori, con una competenza che, però, in molti casi non è adeguata. Questo crea un effetto moltiplicatore di errori, che è drammatico per la sicurezza del paziente. Ho notato colleghi che, dopo aver trattato poche decine di pazienti, si improvvisano esperti in medicina estetica e iniziano a insegnare ad altri. È un circolo vizioso che porta all’incompetenza diffusa».
Secondo la dottoressa Molinari, il fenomeno è aggravato dall’uso dei social media che contribuiscono a creare false aspettative e standard di competenza poco realistici. «I social sono un’arma a doppio taglio. Sono utili per diffondere un messaggio positivo, ma spesso i giovani si lasciano trasportare dalle dinamiche di mercato, senza comprendere i rischi e le responsabilità di questa professione». Per questa ragione, la formazione dovrebbe essere il pilastro su cui costruire un’attività seria e sicura. «Consiglio ai colleghi di concentrarsi su percorsi formativi ben strutturati, che insegnino poche tecniche, ma fatte bene. È fondamentale avere un approccio semplice, chiaro e mirato. Ad esempio, l’utilizzo di filler all’acido ialuronico e tossina botulinica può essere molto efficace se si evitano le aree critiche come tempie, occhi e naso, che sono più complesse e rischiose». La dottoressa sottolinea anche l’importanza di lavorare a stretto contatto con altri specialisti. «La multidisciplinarietà è fondamentale. Dobbiamo essere in grado di completare le terapie intraorali e, quando necessario, affidare il paziente ad altri professionisti per interventi più complessi: solo così possiamo garantire un servizio completo e sicuro». Altro punto cruciale è la consapevolezza del paziente. «Chi si rivolge a un odontoiatra per la medicina estetica spesso non è consapevole delle possibilità offerte dai trattamenti. È nostro compito educarlo e guidarlo verso le soluzioni migliori, sempre nel rispetto della sua salute». Infine, Molinari lancia un appello ai colleghi: «Viviamo in un’epoca di ultraspecializzazione. In odontoiatria accettiamo la figura dello specialista in endodonzia o in ortodonzia, ma quando si parla di medicina estetica sembriamo voler essere “tuttologi”. È necessario cambiare questa mentalità e riconoscere i limiti delle nostre competenze. La medicina estetica non è solo un’opportunità per ampliare l’offerta terapeutica, ma anche una responsabilità che richiede competenza e rispetto per la salute del paziente».
Prima i principi della professione

Nicola Ippoliti, giovane odontoiatra di Avezzano, ha costruito un percorso professionale che unisce odontoiatria e medicina estetica, due mondi apparentemente lontani che trovano piena armonia nella sua visione clinica e imprenditoriale. Laureatosi nel 2019 all’Università degli Studi dell’Aquila, ha inizialmente praticato l’odontoiatria generalista, affrontando con entusiasmo discipline come la chirurgia e la protesi. «Avevo fatto la mia tesi in chirurgia maxillo-facciale e continuavo a frequentare il reparto dove alcuni colleghi si occupavano anche di medicina estetica. Questo mondo ha iniziato a incuriosirmi e grazie a mio cugino, chirurgo maxillo-facciale, ho avuto l’occasione di esplorarlo più da vicino». Proprio in quel contesto, Ippoliti si è avvicinato ai primi corsi, iniziando con i trattamenti delle labbra, gli unici consentiti agli odontoiatri fino al 2023.
La svolta è arrivata quando, parallelamente alla sua attività odontoiatrica, ha iniziato a proporsi come consulente in medicina estetica. «Il mercato era in crescita e i social hanno avuto un ruolo fondamentale nel promuovere i miei servizi.
Le richieste sono aumentate rapidamente, fino a diventare talmente numerose da spingermi a dedicarmi quasi esclusivamente alla medicina estetica. Non nascondo un po’ di rammarico per questo, perché l’odontoiatria mi piace molto, ma non potevo ignorare la mia passione». Oggi Ippoliti si occupa di trattamenti con acido ialuronico e tossina botulinica sull’intero viso, e approfondisce le proprie competenze nell’utilizzo dei laser. «Ho aperto a Roma uno studio multispecialistico con un reparto di odontoiatria e uno di medicina estetica che si avvale del supporto di un dermatologo, di un medico estetico e di un altro odontoiatra che si occupa anche di medicina estetica.
L’obiettivo è offrire ai pazienti un servizio completo e personalizzato, basato sulle competenze di più figure professionali. Ritengo che lavorare in squadra sia fondamentale per garantire il miglior risultato possibile». Questa scelta deriva dalla consapevolezza dei limiti personali e dalla necessità di specializzazione. «Sono molto capace nell’analisi dei dimorfismi del viso, ma quando si tratta di problematiche come macchie solari o nei, sento la necessità di avere il supporto di esperti in quei settori. Viviamo in un’epoca di iperspecializzazione. Se vogliamo offrire il miglior servizio ai pazienti, dobbiamo fare squadra e unire le nostre competenze».
Come mai la medicina estetica ha così presa tra i più giovani? «Da un punto di vista imprenditoriale, i costi iniziali sono decisamente più bassi rispetto all’odontoiatria, e questo la rende particolarmente attrattiva per i neolaureati. Non servono grandi investimenti: il principale costo è legato all’acquisto dei materiali», commenta Ippoliti. Tuttavia, questa disciplina richiede una preparazione molto specifica e trasversale. «Quando sono entrato in questo settore, ho capito subito che per eccellere servono competenze che spaziano dalla chirurgia plastica alla dermatologia. È per questo che, dopo la laurea in odontoiatria, mi sono iscritto al corso di laurea in medicina: voglio acquisire una formazione più completa possibile». La medicina estetica è un settore in crescita e rappresenta un’opportunità straordinaria, ma richiede un approccio etico e una formazione adeguata. «Io continuo a credere che l’integrazione tra odontoiatria e medicina estetica sia il futuro, perché entrambe condividono un obiettivo comune, migliorare la qualità della vita dei pazienti, obiettivo che può essere raggiunto, però, solo mettendo in atto, a più livelli e in tutti gli ambiti formativi, una solida preparazione che deve riguardare noi odontoiatri, ma anche i medici stessi». Anche perché, fa notare Ippoliti, la formazione, nei percorsi di studio attuali, è tendenzialmente carente. «Nei master di medicina estetica rivolti ai medici, per esempio, non si parla mai di odontoiatria, eppure questa disciplina è fondamentale per l’analisi del viso e della bocca. Problematiche come il gummy smile possono avere cause odontoiatriche, maxillofacciali o estetiche. Senza una diagnosi precisa, il trattamento rischia di essere inefficace. Ritengo che il medico estetico, così come l’odontoiatra, debba avere almeno una conoscenza di base delle discipline affini per poter riconoscere eventuali problematiche e indirizzare il paziente allo specialista più idoneo a trattare il caso».
Come stanno vivendo i medici estetici la “convivenza forzata” con gli odontoiatri che hanno iniziato ad ampliare il proprio campo d’azione nella medicina estetica? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Cavallini, specialista in chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva, presidente di Agorà, Società Scientifica di Medicina Estetica.
«La convivenza tra medici estetici e odontoiatri è una questione complessa, che riflette la difficoltà di gestire una sovrapposizione professionale in evoluzione. L’articolo 2 della legge 409/85 ha creato una base normativa che consente agli odontoiatri di ampliare le loro competenze nel campo della medicina estetica del viso. Tuttavia, l’ampliamento delle competenze ha sollevato alcune preoccupazioni tra i medici estetici, a causa delle differenze nella formazione e nell’approccio delle due professioni. La medicina estetica richiede una formazione specifica e multidisciplinare, oltre il solo distretto facciale. I medici estetici si occupano del benessere integrato, valutando aspetti dermatologici, fisiologici e psicologici del paziente. La necessità principale è mantenere standard di sicurezza e qualità nei trattamenti, garantendo ai pazienti un approccio completo che consideri tutti gli aspetti anatomici, fisiologici e patologici».
Tra gli odontoiatri stessi c’è preoccupazione per la paura di una deriva della professione odontoiatrica sulla spinta del mercato, ma anche la convinzione che, dopo questa prima fase di grande entusiasmo, si troverà un equilibrio e anche un’alleanza con i medici estetici: è così?
«La preoccupazione degli odontoiatri rispetto a una possibile deriva della professione è comprensibile e, per certi versi, condivisibile. Il mercato della medicina estetica è in forte espansione e questo può generare dinamiche non sempre orientate alla qualità delle prestazioni. Tuttavia, un percorso sostenibile richiede inevitabilmente una formazione specifica e un’etica professionale rigorosa. La mancanza di una collaborazione strutturata tra odontoiatri e medici estetici è probabilmente dovuta a questa fase iniziale di aggiustamento, in cui le due professioni devono ancora trovare un linguaggio comune e una modalità operativa condivisa. È fondamentale costruire un dialogo basato sul rispetto delle rispettive competenze, riconoscendo che ogni professione ha un suo ruolo ben definito all’interno del sistema sanitario».
Cosa auspica per il futuro? Il “sistema” troverà da solo un equilibrio funzionale alle due diverse professioni sanitarie, e soprattutto alla sicurezza e al benessere del paziente, o sarà necessario intervenire nuovamente a livello legislativo o anche soltanto deontologico?
«Spero si possa raggiungere un equilibrio che consenta a medici estetici e odontoiatri di operare rispettando le loro competenze, senza compromettere le cure ai pazienti. La sicurezza e il benessere del paziente devono restare le priorità principali. È necessario un intervento legislativo e deontologico per definire chiaramente le competenze e i requisiti formativi per la medicina estetica. Un intervento normativo potrebbe stabilire percorsi formativi obbligatori e requisiti specifici per medici estetici e odontoiatri, garantendo maggiore tutela per i pazienti e un rapporto più equilibrato tra le professioni. Servirebbe anche aggiornare i codici deontologici per chiarire i principi etici e professionali del settore. Un approccio integrato promuoverebbe l’evoluzione professionale responsabile. Con una regolamentazione chiara e una formazione adeguata, si potrebbe ottenere una collaborazione efficace tra le due professioni per il benessere dei pazienti e offrire alta competenza. Per questo sarà fondamentale promuovere momenti di confronto scientifico, valorizzando le reciproche professionalità, al fine di elevare gli standard qualitativi di entrambe le professioni, così da ottenere una vera sinergia tra le due professioni, nel reciproco rispetto, e non un mero overlapping su alcuni trattamenti. Il mio augurio è che si arrivi a un confronto costruttivo fra i due ambiti di competenza e ad una crescita comune nel rispetto delle specificità. Un esempio di possibile collaborazione tra medici estetici e odontoiatri riguarda gli interventi sulle labbra. In questo ambito, il medico estetico deve considerare una valutazione odontoiatrica relativa alla classificazione occlusale e scheletrica. L’odontoiatra deve valutare morfologicamente e dinamicamente la struttura labiale, che coinvolge mucose, gruppi muscolari, legamenti e altri muscoli facciali cruciali per il sorriso e i movimenti delle labbra».