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La gestione dello studio sta cambiando e continuerà inevitabilmente a subire una progressiva digitalizzazione, la quale coinvolge vari aspetti dell’attività professionale.

Non mancano però ancora gli scettici e i dentisti restii all’adozione di tecniche digitali all’interno dei propri work-flow lavorativi.

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Rimane di certo centrale la supervisione dei nuovi mezzi da parte dell’odontoiatra e del personale di studio, ma la tecnologia, ben sfruttata, non farà che alleggerire da compiti e incombenze, mettendo a disposizione di ciascuno del tempo e delle risorse indispensabili per continuare a migliorare il proprio lavoro.

L’odontoiatria del resto sta evolvendosi e, data l’inevitabilità del cambiamento, perché non scegliere di cambiare prima di essere costretti a farlo?

Una recente indagine svolta negli Stati Uniti su 3.000 odontoiatri ha riscontato che

il 94% degli studi possiede un computer; a dispetto di questo dato però, la maggior parte adopera solamente il 10% delle funzioni dei propri software e mezzi informatici.

Sempre più semplificate e accessibili, le risorse del digitale si propongono di abbracciare tutti gli aspetti della professione e di permettere a tutti di goderne, grazie a una curva di apprendimento rapida e intuitiva.

Tra gli altri possiamo trovare applicativi dedicati alla chirurgia guidata, alla pianificazione delle riabilitazioni ortodontiche, all’acquisizione di immagini da scanner intraorali e di immagini fotografiche che saranno invece necessarie per disegnare un nuovo sorriso del paziente e comunicare in modo corretto con questo.

La clinica non è di certo l’aspetto in cui il “peso dei software” si fa sentire di più: il loro supporto infatti diviene indispensabile nella gestione contabile, amministrativa, di magazzino e gestionale dei pazienti.

Su questo punto può essere utile fare una piccola digressione, in merito alla cartella clinica, che faccia capire quale sia la semplificazione che un software produce in termini di gestione.

È buona norma che ciascun paziente sia accompagnato dalla propria cartella clinica: parliamo di buona norma proprio perché l’obbligo della tenuta della cartella non è cogente per l’odontoiatra. La cartella clinica è quello strumento tramite il quale il clinico deve essere in grado di ripercorrere la storia medica di un paziente e deve essere accompagnata da tutti gli esami strumentali e radiografici effettuati; solo in questo modo la situazione sarà chiara a qualsiasi operatore che debba trattare il soggetto, in caso di studi associati, e, soprattutto, solo in questo modo il medico potrà dimostrare in caso di contenzioso il suo buon operato. Insieme alla cartella andranno tenuti anche preventivi, consensi informati ed eventuali fotografie realizzate per documentare il caso.

A questo punto, in caso di work-flow analogico, possiamo immaginare che il numero di “fogli” accumulati nella cartella di un paziente standard sia piuttosto elevato. Poniamo che questo ipotetico numero sia uguale a 10: in uno studio mono-professionale in cui ogni anno transitino 500 pazienti, questo si traduce in 5.000 “fogli” da conservare ciascun anno per essere sereni nella gestioni dei propri pazienti.

Oltre al banale e chiaro risparmio di spazi che l’acquisizione informatica di tutti questi documenti comporta, è evidente che archiviare in maniera informatica i dati ed eseguire periodici backup, permette una conservazione degli stessi più sicura e una consultazione semplificata all’occorrenza.

Se eravate tra gli scettici, ora cosa ne pensate, il software adesso “pesa”?

Guida ai software gestionali in uso e al loro utilizzo - Ultima modifica: 2017-01-25T21:27:51+00:00 da Redazione

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