Come stimare il valore dello studio? Free

La pratica aziendale offre tecniche per rispondere alla domanda: “quanto può valere la mia attività?”. Un’informazione del genere assume particolare utilità in certe situazioni: quelle in cui si profila un mutamento della titolarità dell’attività. Ad esempio, quando l’attuale titolare, in vista del prossimo ritiro dalla professione, o comunque per cause che postulano la dismissione dell’attività, si guarda attorno per trovare qualcuno interessato al subentro. Oppure se decidesse di trovare un socio, quando si tratta di “pesare” l’apporto dei singoli soci, il “conferimento”, in ordine alle decisioni sulle rispettive quote di proprietà e di utile. In tutti questi casi, certamente non infrequenti in una carriera professionale, avere una fondata valutazione del valore dell’attività servirà per agevolare le parti dell’operazione nell’individuazione del giusto corrispettivo.

In grande sintesi, il valore dell’attività è dato dalla somma delle sue componenti fisiche, più facili da valutare, e di quelle “intangibili”, la cui valutazione invece è il frutto di articolati percorsi logici basati sui dati storici e su previsioni del futuro.

La componente fisica

La parola “struttura” può indicare il contenitore delle componenti fisiche: l’immobile, gli arredi e le attrezzature. A questi però si associano, pressoché inevitabilmente, elementi immateriali fra i quali l’ubicazione o meglio la “posizione commerciale” dell’immobile e la minore o maggiore facilità del “passaggio” dell’autorizzazione amministrativa sanitaria al nuovo soggetto gestore.

Sono vari i casi in cui al dentista può fare comodo disporre di criteri oggettivi per sapere quanto vale la sua attività, o parafrasando il linguaggio commerciale, quale possa essere il suo “valore di mercato”…