Efficacia della corticotomia minimamente invasiva nell’accelerare il trattamento ortodontico

DM_il dentista moderno_corticomia_Dall'India una singolare tecnica per ottenere vantaggi ergonomici in chirurgia estrattiva

Un trattamento ortodontico prolungato, pur in maniera giustificata dalla volontà di ottenere allineamento adeguato e stabile, è in grado comunque di condurre ad alcune complicanze: dolore e discomfort, formazione di carie e recessioni gengivale e riassorbimento radicolare.

Nel recente passato, un articolo apparso su queste stesse pagine ha avuto modo di illustrare la tecnica della micro-osteoperforazione (MOP) nell’accelerazione del trattamento ortodontico. Quel lavoro indicava come la MOP fosse in realtà un’evoluzione della più vecchia corticotomia. Gli studi di Mostafa e Verna hanno dimostrato che la corticotomia induce un processo detto accelerazione regionale, che riduce la densità minerale ossea e attiva la trasformazione del tessuto.

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A partire dalla corticotomia classica, sono state sviluppate tecniche di corticotomia minimamente invasiva che, negli ultimi anni, sono state valutate da un rilevante numero di studi clinici.

Fu e colleghi hanno deciso pertanto di vagliare tale letteratura con una revisione sistematica con metanalisi, nell’intento primario di valutarne l’efficacia nell’accelerare il trattamento ortodontico. Secondariamente, gli autori si sono proposti di indagare gli outcome legati al paziente: dolore, parametri parodontali, riassorbimento radicolare. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Journal of Dental Research.

La ricerca ha coinvolto 4 database, aggiornati a febbraio 2019: sono stati selezionati 19 trial clinici randomizzati che valutassero la tecnica minimamente invasiva in pazienti sottoposti a trattamento ortodontico con apparecchio fisso. Gli studi inclusi hanno effettuato un confronto con un controllo (nessuna procedura chirurgica associata) o con un’altra metodica di accelerazione. La revisione ha considerato un totale di 19 studi, per un campione complessivo di 405 pazienti. Il movimento canino è risultato superiore di 0.52, 0.59 e 0.71 mm nei pazienti trattati con tecnica minimamente invasiva. La durata del trattamento ortodontico, in questi pazienti, è stata accorciata di 75 giorni in media.

Dei 4 studi che hanno rilevato perdita di ancoraggio, solo uno ha ritrovato un legame significativo con la procedura chirurgica. Per il resto, in nessun caso è stata riferita una correlazione con dolore e discomfort, alterazioni dei parametri parodontali, movimenti indesiderati del canino e infezioni.

La revisione è da reputarsi condotta correttamente sul piano metodologico. La qualità dell’evidenza, tuttavia, non è mediamente elevata, dato che solo 2 studi sono stati giudicati dai revisori a basso rischio di bias.

Anche la numerosità del campione totale non è da considerarsi elevata, anche a fronte dell’eterogeneità rilevabile.

Questi limiti comportano un indebolimento dell’impatto clinico delle procedure minimamente invasive, che sono comunque da ritenersi promettenti nell’accelerare il movimento canino e nell’accorciare, almeno di poco, i tempi complessivi del trattamento ortodontico.

Efficacia della corticotomia minimamente invasiva nell’accelerare il trattamento ortodontico - Ultima modifica: 2020-04-30T07:02:04+00:00 da redazione
Efficacia della corticotomia minimamente invasiva nell’accelerare il trattamento ortodontico - Ultima modifica: 2020-04-30T07:02:04+00:00 da redazione