Il berilio (Be) è un elemento chimico potenzialmente pericoloso per la salute. L'esposizione prolungata a questo metallo leggero può infatti causare patologie polmonari come la malattia cronica da berillio (CBD).
Si tratta di una malattia professionale che colpisce in modo particolare gli odontotecnici. Eppure la maggior parte delle aziende oggi afferma di impiegare solo materiali Be-free. Uno studio condotto dal Centro di Odontoiatria dell'Università di Friburgo, poi pubblicato su Nature, ha cercato di fare chiarezza su questo delicato argomento, sollevando però altre questioni.
I ricercatori dell'Università di Friburgo, in Germania, hanno analizzato 32 campioni di materiali diversi utilizzati dagli odontotecnici per la realizzazione di protesi dentarie. Il campione era costituito prevalentemente da leghe di metalli preziosi e non preziosi, da diversi tipi di ceramica dentale, leghe di titanio, polimetilmetacrilato (PMMA), polietere etere chetone (PEEK) e policarbonato.
Per rilevare le possibili tracce di berillio, i ricercatori si sono affidati alla spettrometria di emissione ottica al plasma accoppiata induttivamente (ICP-OES) e alla spettroscopia di fluorescenza a raggi X.

Risultati e limiti della ricerca

In tutti i campioni analizzati, il contenuto di Be è risutato al di sotto del limite di quantificazione fissato a 0,00005 massa-%. Eppure, il settore dentale negli ultimi decenni ha ampiamente utilizzato il Be. D'altro canto, le proprietà industriali di questo metallo leggero lo hanno reso attrattivo anche in altri settori: nell'industria elettronica ed aerospaziale, per esempio, ma anche nella difesa.
Alcuni studi, che in passato avevano dimostrato la pericolosità per la salute dei lavoratori impegnati nella realizzazione di protesi e ausili, hanno spinto il comparto dentale ad abbandonare progressivamente il Be. Oggi buona parte delle aziende usa il claim Be-free, tuttavia non senza ambiguità. Perché prima andrebbe fissata la soglia di concentrazione per definire un materiale "privo" di berillio. Soglia che ancora oggi non c'è.
I limiti della ricerca condotta dall'Università di Friburgo sono diversi, d'altro canto lo studio non pretendeva di essere esaustivo. I materiali analizzati sono solo quelli presenti in Germania, mentre i presunti danni da berillio superano questi confini. Sarebbe necessario, ammettono i ricercatori, approfondire la questione su altri campioni. Ma anche su altri metalli pesanti presenti nei materiali dentari in uso, sui quali si sa ancora poco.
La buona notizia è che i danni alla salute per Be riscontrati in passato hanno spinto le aziende a modificare le proprie condotte. Resta però ancora da chiarire in che misura questo abbia portato benefici alle persone che hanno lavorato nel settore per diversi decenni.

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Berillio e materiali dentari, uno studio ne verifica la presenza - Ultima modifica: 2022-12-15T11:31:40+00:00 da Pierluigi Altea
Berillio e materiali dentari, uno studio ne verifica la presenza - Ultima modifica: 2022-12-15T11:31:40+00:00 da Pierluigi Altea

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