L’erosione dentale è una problematica di sempre più frequente riscontro nella pratica clinica quotidiana e può interessare anche pazienti con ottimi livelli di igiene orale. Le evidenze più recenti indicano con chiarezza come nessun paziente possa considerarsi realmente al riparo dal rischio, soprattutto quando entrano in gioco specifici comportamenti dietetici o abitudini quotidiane.

Sportivi a rischio: le nuove evidenze scientifiche

Un esempio spesso sottovalutato riguarda i soggetti che praticano attività sportive.
L’esercizio fisico intenso determina disidratazione e una fisiologica riduzione del flusso salivare, condizioni che possono incrementare sensibilmente la vulnerabilità dello smalto ai processi erosivi. Alcune discipline implicano ulteriori fattori predisponenti: chi svolge attività in piscina, come il nuoto, è esposto al contatto prolungato con acqua clorata, elemento che può favorire l’usura e la degradazione acida delle superfici dentali.
Anche i paradenti utilizzati negli sport da contatto possono avere un ruolo nel potenziare il rischio: l’accumulo e il ristagno di acidi all’interno del dispositivo, soprattutto se indossato per periodi prolungati, promuovono processi di demineralizzazione dello smalto. Dal punto di vista clinico, è stato osservato che le lesioni erosive si localizzano più frequentemente sulle superfici vestibolari degli elementi anteriori di entrambe le arcate.
A questo quadro si aggiungono ulteriori fattori correlati allo stile di vita degli sportivi: da un lato il reflusso gastroesofageo indotto dall’attività fisica, dall’altro il consumo regolare di bevande energetiche. Gli energy drinks contengono infatti componenti tendenzialmente acidi, in grado di diminuire il pH sotto la soglia critica di 5,5, alla quale inizia il processo di demineralizzazione, oltre a zuccheri facilmente fermentabili, come il saccarosio. Nel biofilm orale questi zuccheri vengono rapidamente metabolizzati in acidi, innescando demineralizzazione dello smalto e contribuendo all’aumento del rischio di sviluppare anche lesioni cariose.
Per poter attuare una prevenzione ancora più efficace, sarebbe dunque utile tenere conto anche di aspetti comunemente ritenuti positivi e delle abitudini di vita dei pazienti, come, appunto, l'esercizio fisico intenso.

Per comprendere appieno la portata clinica di questi fattori e intervenire in modo realmente efficace, è necessario capire come l’erosione dentale si manifesta e, soprattutto, quali strategie di prevenzione e gestione abbiano oggi un’evidenza solida. È a questi aspetti che si dedica la dottoressa Clotilde Austoni nel suo approfondimento.

Che cos’è l’erosione dentale

L’erosione dentale è la perdita dei tessuti duri del dente dovuta all’azione chimica di acidi non mediata dai batteri. È una condizione clinica sempre più osservata nella pratica quotidiana e, al tempo stesso, ancora spesso sottovalutata, ma di grande rilevanza per l’odontoiatria moderna. La diffusione di abitudini alimentari e stili di vita che favoriscono l’esposizione acida, unita alla maggiore incidenza di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ne spiegano l’aumento. Si rendono dunque necessari diagnosi precoce e protocolli di prevenzione tempestivi.

Quali sono le cause

Le cause sono molteplici: una dieta ricca di alimenti e bevande acide come succhi di frutta, soft drinks, agrumi e pomodori; l’assunzione di farmaci, come inalatori per l’asma, di broncodilatatori che rilassano lo sfintere gastroesofageo potenziando il reflusso, o ancora di antipertensivi, antidepressivi e antistaminici che riducono il flusso salivare. Anche la sindrome di Sjögren e il fumo riducono la salivazione, aumentando il rischio erosivo. Numerosi farmaci pediatrici aumentano il rischio di demineralizzazione per via di un pH inferiore a 5,5.
Tra le cause fisiologiche e ambientali che favoriscono l'erosione dentale rientrano la gravidanza caratterizzata da nausea, reflusso e vomito, l’esposizione ad acqua clorata negli sport acquatici e il consumo ripetuto di vino in categorie professionali come i sommelier. Particolare rilievo hanno i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. L’anoressia, spesso associata a reflusso, e la bulimia, caratterizzata dal vomito autoindotto, causano un processo erosivo particolarmente rapido. In Italia oltre tre milioni di persone soffrono di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), il 30% con meno di 14 anni, dato che sottolinea l’importanza del ruolo di odontoiatra e igienista dentale nella diagnosi precoce di DNA e nella prevenzione dell’erosione, soprattutto considerando percorsi di cura spesso lunghi e non risolutivi.

La diagnosi di erosione dentale

La diagnosi richiede di distinguere l’erosione dalle altre forme di usura dentale quali l’attrito l’abfrazione e l’abrasione. L’erosione intrinseca interessa inizialmente le superfici palatali e quelle linguali, sedi non coinvolte da altri meccanismi di usura, mentre quella estrinseca si manifesta anche vestibolarmente. Se non intercettata, l’erosione da DNA evolve rapidamente con conseguenze estetiche e funzionali importanti e con lo sviluppo di una sensibilità dentinale altamente invalidante.

Gli strumenti utili per la prevenzione

La prevenzione rappresenta il cardine terapeutico: l’obiettivo è ridurre l’acidità del cavo orale, contrastare la demineralizzazione e favorire, quando possibile, la remineralizzazione. È importante cercare di agire quanto più possibile sulle lesioni nelle fasi iniziali, perché solo così l'uso regolare di alcuni principi attivi può dare i benefici maggiori.
Tra i protocolli proposti vi è l’associazione di un dentifricio capace di formare una pellicola protettiva, e di un collutorio in foam che ne preservi l’efficacia. Entrambi contengono un sistema tampone fosfato, utile a riequilibrare il pH, e carnosina, dipeptide con azione antiossidante e antinfiammatoria che contrasta l’accumulo di ioni H+ e potenzia l’effetto tampone. Il fluoro riduce la demineralizzazione; nel dentifricio sono inoltre presenti idrossiapatite parzialmente sostituita con carbonato, ioni stronzio, magnesio e coniugata con chitosano, mentre il collutorio contiene anche calcio glicerofosfato utile per contrastare la demineralizzazione e calcio pantotenico, una fonte altamente solubile.
In presenza di lesioni erosive più avanzate , possiamo utilizzare i medesimi principi attivi preventivi, ma occorre operare anche con terapie d'urto, come remineralizzazioni con mousse a base di calcio fosfato amorfo, fino ad arrivare a terapie riabilitative o protesiche.

Per una visualizzazione immediata delle caratteristiche morfologiche dell’erosione dentale, ecco due esempi clinici che illustrano le differenti fasi del processo erosivo e le relative implicazioni diagnostiche.

Caso A
Erosione BEWE (Basic Erosive Wear Examination), rischio alto >14.

Paziente con bulimia nervosa per 12 anni, episodi fino a 10 al giorno, ad oggi risolta.

erosione dentale

 

Caso B
Erosione BEWE rischio basso (3-8)

Bulimia nervosa per 3 anni, ad oggi risolta.

Erosione dentale Erosione dentale erosione dentale

 

L’erosione dentale rappresenta una sfida sempre più rilevante per l’odontoiatria moderna. Non è soltanto un fenomeno clinico, ma una condizione che riflette l’interazione complessa tra stili di vita, abitudini e salute sistemica. Per questo motivo è importante che il professionista mantenga alta l’attenzione, riconoscendo i segni iniziali e sensibilizzando i pazienti. Anche piccoli accorgimenti preventivi, se applicati tempestivamente, possono avere un impatto significativo sulla conservazione dei tessuti dentali e sulla qualità di vita. L’invito è quello di considerare l’erosione dentale non come un evento secondario, ma come un aspetto centrale nella pratica clinica quotidiana.

 

Erosione dentale: una condizione in aumento - Ultima modifica: 2025-11-25T12:03:41+01:00 da Paola Brambilla
Erosione dentale: una condizione in aumento - Ultima modifica: 2025-11-25T12:03:41+01:00 da Paola Brambilla